Missione del blog

Il Biri, il socio più anziano titolare della celebre Agenzia (*), ha l'abitudine, da anni, di annotare i suoi pensieri, le sue osservazioni e gli avvenimenti che gli accadono (anche i meno memorabili) in un taccuino che non mostra a nessuno e del quale è gelosissimo.
Ora, avuto il permesso di visionarlo, l'ho trovato per certi versi interessante (come tutto quello che concerne il Biri) e gli ho chiesto perché non lo pubblicasse in un blog. Impresa disperata: il Biri non sa usare nemmeno il telecomando del televisore, figuriamoci il computer! Impietosito ho deciso di aiutarlo e pertanto ecco qui il blog con le pagine del taccuino del Biri che potrete leggere e commentare ricordando sempre che il sottoscritto non si prende alcuna responsabilità del contenuto essendo il suo contributo solamente quello di una collaborazione tecnica e poco più.


Per saperne di più, leggere il post dal titolo: Ouverture.
R.M.

(*) L'Agenzia di Ascolto e Collaborazione Morale della quale parlerò appronditamente in un prossimo futuro su queste pagine.

Roberto Mulinacci

E' NATALE E' NATALE SI PUO' DARE DI PIUUU'!!!

sabato 26 dicembre 2009

Ci siamo incontrati nel pomeriggio, dopo pranzo, io e Dario. Si gelava. Era nevicato tutta la notte e la temperatura era scesa a livelli inauditi. Nonostante il freddo polare e le strade ghiacciate non avevamo però voluto rinunciare al nostro solito appuntamento al bar, per scambiarsi gli auguri di Natale e fare un pò di conversazione.
C'è voluto qualche minuto per peter riacquistare la padronanza delle mani: le dita erano così gelate che quasi dolevano. Ho ordinato una china calda per tutti e due: ma sì, la situazione era eccezionale con le Festività incombenti, il freddo siberiano e tutto il resto; e poi, quando ci vuole, ci vuole.
Tornati velocemente alla padronanza dei sensi e alla lucidità di giudizio mi sono lanciato in una ipotesi spericolata, così, tanto per rompere il ghiaccio (metaforicamente).
- Hai visto, Dario - Ho fatto - E poi dicono che i convegni internazionali non servono a niente. - e mi sono messo in attesa.
- Che cosa vuoi dire? A cosa diavolo ti riferisci? - ha subito chiesto il mio amico, incuriosito.
- No, scusa, mica per dire. E' bastato che i Grandi della Terra si riunissero a Copenhagen per cercare il modo di raffreddare un pò il nostro pianeta che impedire, almeno così dicono gli Esperti, che diventi tutto un enorme deserto del Sahara e, oplà! non sono passate ventiquattr'ore dalla fine del Convegno che i primi effetti li puoi vedere e sentire da te: freddo polare, ghiaccio per le strade, morti assiderati, autostrade bloccate, trasporti nel caos e chi più ne ha più ne metta. E tutto questo mica solo qui da noi, caro mio. No! Tutta l'Europa, più l'America e l'Asia, tutto l'Emisfero Boreale nella stessa situazione. Incredibile! E' bastato prevedere qualche timido intervento per il 2020, o il 2050 non ricordo bene, e la Natura, impaurita dalle misure programmate, ha fatto subito marcia indietro: ma quale Global Warming! Volete raffreddarvi un pò? ci ha detto: eccovi accontentati: godetevela! E giù neve, ghiaccio, città, Nazioni intere in tilt e via col liscio! E meno male che la Cina e l'India non erano d'accordo! Se ci si mettevano anche loro si restava sotto zero anche di Luglio! - L'avevo stupito: mi sono messo in attesa.
- Scherza, scherza - ha replicato Dario che intanto aveva riacquistato tutto il suo sangue freddo (si fa per dire) - come se tre o quattro giorni di gelo possano far dimenticare il rischio che corriamo con il Riscaldamento Globale -
- Per carità! - ho replicato - E chi lo mette in dubbio il tuo riscaldamento! Se dicono che c'è, ci sarà. Solo che non si avverte. Si gela d'inverno e si suda d'estate più o meno come sessant'anni fa, e noi, ignoranti, potremmo anche pensare che il mondo gira come sempre e che la Natura se ne frega delle nostre preoccupazioni e dei nostri interventi. Invece, eccoli lì: gli Esperti, gli Scienziati che ci dicono, più o meno come diceva Nostradamus nel Medio Evo: ravvedetevi! pentitevi! perché la fine del mondo è vicina. E in effetti hanno ragione loro. E allora tutti si spaventano, i Grandi della Terra si riuniscono in convegno e la Natura, spaventata, fa marcia indietro e, abbandonando i propositi di abbrustolirci tutti, in quattro e quattr'otto decide di darci una bella raffreddata come richiesto e si mette buona buona in un angolo, con la coda fra le gambe. Ormai abbiamo scoperto che la sua forza è solo un bluff: basta spaventarla e lei si mette ai nostri ordini. Fossi uno che conta (uno dei Grandi, intendo) mi darei da fare per indire al più presto un Convegno Mondiale contro i Terremoti. Potremmo organizzare marce, sensibilizzare le coscienze, organizzare concerti e raccogliere fondi per combattere questi sismi così disastrosi. Stai certo che tragedie come quella dell'Abruzzo non si verificherebbero più. -
- Beato te che sei allegro - ha ribattuto Dario, divertito - Ma con le battute non si risolve niente. E i miracoli non succedono più. -
- Forse no - gli ho detto, concordando, per una volta, con lui - Ma comunque anche di questi tempi, anche oggi, avvengono cose prodigiose - ho continuato con nonchalance lasciandolo nella curiosità e sperando che mi desse l'imbeccata.
- Forza, a cosa ti riferisci? - ha chiesto Dario alla fine, esausto.
- Ma al Natale, Dario; al Natale! - ho esclamato guardandolo dritto in faccia. Poi ho continuato:
- Il Natale è miracoloso; il suo carico di bontà è tale che ogni cuore, anche il più malvagio, ne viene ammansito. Nessuno lo può negare; basta guardarsi intorno, leggere i giornali, mettersi davanti alla TV. E' arrivato il Natale e l'atmosfera è cambiata, lo zucchero traborda, il Bene trionfa e la Solidarietà, la Tolleranza, il Rispetto dell'Altro e l'Amore per il Prossimo non sono più vuote parole, ma realtà di tutti i giorni. E, pensa, è tutto merito del Cavaliere. Un ciucchettone ha tentato di spaccargli la faccia e, pur fallendo nel suo proposito per questione di pochi centimetri, gli ha comunque spezzato due denti, frantumato un labbro e spaccato il naso rovinandogli l'aspetto e costringendolo a saltare gli impegni ufficiali di fine anno. Ebbene; lui che fa? Lo perdona Dario, il Cavaliere perdona il suo attentatore gettando nello sconforto tutti i suoi avversari, spiazzati e confusi da questa mossa inaudita e generosa. Miracoli del Natale. Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti;
Il povero Tartaglia, pentitissimo e farfugliando di essere stato mal consigliato si rifugia virtualmente tra le braccia dei genitori promettendo che, no, non lo farà mai più quel brutto gesto, che da ora in avanti le miniature dei monumenti le utilizzerà solo come soprammobili e che, dopo un breve periodo da passare in una casa di cura per guarire dalle brutte idee che aveva, correrà ad isciversi con tutta la famiglia a Forza Italia.
E gli altri?

D'Alema vuole fare l'inciucio con il Nemico, Violante dice che dopotutto il Cav è una persona rispettabile, Fini torna pentito all'ovile del PDL e persino Casini, dismessi i propositi di fargli l'opposizione, si dice pronto a votare per l'immunità parlamentare al Berlusca.
E gli altri? (Perché ce ne sono altri). Ebbene:
La D'Addario scrive (con qualche aiutino, ovvio) un libro dal titolo emblematico, "Gradisca, Presidente" in cui, lunga dal mostrargli animosità, si dichiara pronta a fornire al Cavaliere su sua richiesta e gratis (e senza registratore nascosto chissà dove) lo stesso genere di prestazioni professionali che l'hanno resa famosa nell'ambiente delle put.. pardon, delle escort;
Spatuzza, sbugiardato in diretta da colui che doveva avvalorare le sue ipotesi e ridotto allo spiacevolissimo stato (per un mafioso) di bugiardo, pentito, e quaquaraquà, Spatuzza, dicevo, colpito dalla magìa del Natale e dal generoso gesto del Cav, si pente di colpo di essersi pentito, chiede di poter ritirare tutto quello che aveva detto e fa domanda per poter partecipare all'allestimento degli addobbi natalizi del carcere.
E poi c'è il caso umano di Marrazzo. Il pover'uomo da quando è stato sputtanato (ma siamo sicuri che nel suo caso specifico si dice così?) in diretta, si è ritirato in un convento a meditare sui suoi errori. Lì, passa le giornate a pentirsi, a battersi il petto e a leggere il breviario. Lui ormai ha raggiunto la pace dei sensi e le miserie di questa vita non lo interessano più. I buoni frati lo aiutano nel suo percorso spirituale facendo bene attenzione a non fare nessuna allusione alle sue vicende passate. Lo fanno per aiutarlo a dimenticare, per renderlo un altro uomo, diverso e migliore di prima. Si mormora però che i bravi religiosi che lo ospitano gli abbiano riservato la cella più lontana del chiostro e si dice che gli facciano consumare i pasti in silenzio ed in ore diverse da quelle dei confratelli. Possiamo comprenderli: dopotutto, anche se indossano la tonaca i frati sotto sotto, sono uomini anche loro. Religiosi sì, ma anche uomini e con la tonaca per giunta e così, per stare sul sicuro, meglio non far sorgere strane idee nella testa di uno che strane idee riguardo certi uomini che non erano usi a portare i pantaloni ce le aveva avute. Oh, se ce le aveva avute! Ma ora è Natale, e tutti, ma proprio tutti (esclusi due o tre,i soliti noti) si sentono più buoni. -
La china era finita da un pezzo. Si era fatto tardi. Fuori un'aria livida faceva presagire una serata di gelo polare. Abbiamo indossato i cappotti, i guanti, i cappelli, le sciarpe e ci siamo avviati, ognuno a casa sua, non prima di esserci salutati.
- Buon Natale, Biri - mi ha fatto Dario.
- Buon Natale anche a te, amico mio - gli ho risposto.

MISSIONE (QUASI) COMPIUTA

lunedì 14 dicembre 2009

Andava di fretta, Dario, stamattina. Non so perché ma l'ho visto preoccupato; voleva salutarmi e andarsene ma l'ho convinto a fermarsi con me dieci minuti, il tempo indispensabile per commentare il fatto del giorno.
Dopo qualche secondo di imbarazzante silenzio, ho provato ad aiutarlo ad uscire dall'imbarazzo andando subito al sodo:
"Dai e dai ce l'avete fatta" ho esordito un pò vigliaccamente (Dario è una persona perbene oltre ad essere mio amico: il suo disagio era sincero). "Devo riconoscere che il tiro, per essere stato scoccato da quello che si dice sia "un ciucchettone", ha colpito nel segno, non c'è dubbio. Un pò più in alto, questione di centimetri, e sarebbe stato perfetto. Per te e per i tuoi amici, almeno."
"Dai Biri" ha ribattuto tutto offeso il mio amico "Sei ingiusto. Lo sai che cose come queste sono agli antipodi dei miei desideri. La violenza non fa per me; mi dispiace moltissimo per il Cavaliere e sai che sono sincero."
"E perché devi dispiacerti?" l'ho provocato "O non c'era da aspettarselo, dopo tutto quello che si è visto, sentito e letto in questi ultimi mesi, che prima o poi qualcuno desse fuori di matto? E comunque non venirmi a dire che si tratta di un caso isolato; ci sono decine di migliaia di persone che aspirano a far fuori il Cavaliere per parlare solo di quelle che si autocandidano alla mattanza del Nostro su Facebook e ce ne sono assai di più che, senza esporsi personalmente, lo pensano, lo auspicano e darebbero via moglie e figli perché ciò accadesse.
E poi, devo riconoscere che il Cavaliere è andato a cercarsela. Ho letto la lucida e pacata analisi di Di Pietro che, essendo stato un Magistrato prima e leader di partito poi, ha puntualizzato con raziocinio e acume le "vere" responsabilità dell'attentato.
"Non sono gli altri che sono violenti" ha detto il depositario dei valori italici "E' lui che è Berlusconi".
Folgorato dall'analisi, e confortato dal fatto che sia stata subito approvata dalla Bindi, ho dovuto rivedere il mio primo atteggiamento che era stato di sdegno e di condanna. E' vero. Non c'è alcun dubbio che Berlusconi sia Berlusconi e non c'è alcun dubbio che questo fatto incontrovertibile e insanabile, possa portare al gesto inconsulto chi, notoriamente pacifista, progressista, antirazzista, oltre a biodegradabile, geotermico e sopratutto tollerante, non riesce a tollerare che il Cavaliere sia, dopotutto, quello che è. O vogliamo mettere alla gogna coloro che si augurano ed operano perché si produca tutto il male possibile al loro avversario? Siamo forse razzisti?
Probabilmente, in un processo imparziale come quello che certamente si augura Di Pietro, il signor Berlusconi, sarebbe condannato per istigazione a delinquere. Non c'è dubbio alcuno infatti (argomenta Di Pietro, che si sa, è uomo d'onore) che è proprio lui, il Cavaliere, il solo responsabile, il vero mandante dell'atto delittuoso contro la sua stessa persona. L'altro, quello che ha materialmente effettuato l'atto non è che la vittima inconsapevole e irresponsabile della violenza che il Cavaliere ispira agli altri affinché lo puniscano del fatto di esistere e di essere quello che è. E non cerchi di commuoverci con il labbro gonfio, il naso da pugile e la mezza dentiera: l'origine della violenza degli altri è lui.
Del resto come si fa a non condividere il giusto sdegno di coloro che hanno subìto le vessazioni di quest'uomo, andato al potere solo perché alcuni cretini (la maggioranza degli italiani), lo ha votato?
Con tutti i danni che ha combinato ci vorranno decenni perché quella che è ancora per poco, l'opposizione illuminata, una volta andata al governo, possa riparare ai suoi guasti. Basta vedere le sue "imprese".
Subito si mise in capo di non far pagare l'ICI sulla prima casa, come se le famiglie italiane non fossero fiere ed arcicontente di sovvenzionare i loro comuni; poi volle togliere la spazzatura dalle strade di Napoli, eliminando in un colpo solo i proventi di quella che era diventata una importante meta turistica che il mondo intero ci invidiava e che faceva prosperare decine di famiglie di guappi e camorristi che ora, non sanno più cosa fare per mangiare.
Non contento si dedicò forsennatamente a ricostruire in quattro e quattr'otto le case per i terremotati d'Abruzzo come non sapesse come si fa in questi casi, che bisogna tenerli per anni nelle baracche, i terremotati, che così si possono far lavorare schiere di imprese e fare appalti e subappalti per decenni. (loro poi, (i terremotati) tenerseli buoni a forza di promesse, che possono venire utili per tutte le elezioni, politiche, regionali e comunali negli anni a venire).
E poi, via, come si fa a tenersi un Presidente del Consiglio che è plurilaureato, che conosce due o tre lingue, che sa parlare a braccio e, che si fa capire dalla gente?
O che l'abbiamo sposato questo Berlusconi che non si riesce più toglierselo di torno? Ecco che finalmente qualcosa è si è mosso e il Destino ci ha mandato questo Tartaglia della Provvidenza che, con il suo gesto dinamico, veloce, efficace e imprevisto (Futurista, direi) ha, in un colpo solo, ridimensionato il Cavaliere, esaltatole schiere di volontari assassini che proliferano sui social network, e sopratutto si è candidato a icona della sinistra, dove, da ora in poi, santificato, siederà alla destra della D'Addario e di Spatuzza.
Dopo la Puttana e il Mafioso, ecco ora lo Squilibrato: che Triumvirato perfetto per controbattere la protervia cavalieresca. Bravi! Intanto, per qualche settimana, il Cavaliere, andrà avanti a semolino e dimmi se non è un risultato da poco per l'opposizione."
"Scherza, scherza" ha ribattuto Dario, amaro prima di aggiungere "Io non mi aspetto niente di buono".
Questa volta ho lasciato a lui l'ultima battuta. Il cielo era grigio, faceva freddo; un tuono in lontananza, annunciava un prossimo temporale. Nessuno di noi aveva l'ombrello così ci siamo lasciati velocemente, dopo esserci stretti, forte, la mano.



UN CHIARIMENTO DOVEROSO (Prima parte)

lunedì 7 dicembre 2009

Benché fermamente deciso a limitare la mia opera alla mera assistenza tecnica inerente la pubblicazione dei frequenti parti intellettuali del Biri (per la maggior parte solamente curiosi aforismi, strampalati dialoghi, estemporanee conclusioni, inutili citazioni) ho ritenuto, come moderatore ad interim di questo blog, di convocare il mio amico per chiarire un argomento che essendo oggetto, da qualche tempo, di critica, abbisognava, a mio avviso, di alcune precisazioni.

Pertanto l’ho invitato a casa mia e l’ho fatto accomodare in salotto dove, davanti ad un boccale di nerissima birra (beve la birra, il Biri) l’ho posto, immediatamente e brutalmente, di fronte alla domanda che mi premeva.

- Biri - gli ho fatto – tu hai sempre proclamato di considerarti imparziale, di pensare con la tua testa, di non volerti appiattire sui pensieri prevalenti e di fare dell’obiettività la tua bandiera. E’ anche per questo che, dietro tua richiesta, ti ho approntato, in questo blog, uno spazio virtuale dove, da un po’ di tempo, puoi liberamente dare sfogo a tutti i tuoi sarcasmi e illustrare le più strane teorie. Ma ora, sembrerebbe che la tua tanto conclamata obiettività si sia appannata e che tu ti sia un po’ troppo schierato a vantaggio di una sola parte. Giù la maschera e fuori la verità. Tu sei per il Cavaliere. Non negarlo anche perché non ci sarebbe niente di male, in fin dei conti ognuno ha le sue idee; solo, in tale evenienza, non andare più a millantare che sei indipendente, che ti riservi il diritto di critica di ognuno e che non ti riconosci nelle teorie e nei programmi di alcun partito o personaggio politico. Vuota il sacco, quindi (parlavo come i gangsters dei film americani degli anni Quaranta). Ti prometto che continuerò in ogni caso ad essere tuo amico anche se, non posso nasconderti che dovrei valutare, risultasse un tuo schieramento ideologico, l’opportunità di continuare a tenere questo blog che ti ho approntato solo alla condizione che non scadesse in polemiche di parte (blogs del genere ce ne sono a milioni, sul web). –

Il Biri non è sembrato affatto stupito. Mi ha guardato, e dopo aver sorseggiato fino in fondo la Guinness che gli avevo versato per invogliarlo a rispondermi, si è deterso la schiuma che gli era rimasta agli angoli della bocca con il dorso del braccio, si è messo comodo sulla (mia) poltrona e mi ha risposto, più o meno, così:

- Amico mio, rassicurati. Nessun cedimento alle parti in gioco. Hai ragione: da un certo tempo non mi riconosco più per quel tipo così anticonformista e indipendente come spavaldamente mi ero sempre reputato; faccio quindi autocritica e ammetto: sì, nell’agone politico del nostro Paese c’è uno schieramento che mi interessa al punto monopolizzare i miei interessi di piccolo scrittore. E’ a quello schieramento che guardo con più attenzione, è quello che mi ispira, quello della parte politica che ho eletto, per il momento, a protagonista delle mie cronache minimali. E’ la sinistra. –

Sono rimasto allibito. Si vedeva, così il Biri ha proseguito nella sua confessione di responsabilità:

- Vedi, caro, per noi, cinici qualunquisti, nella lotta tra il centrodestra e la sinistra non è possibile restare a lungo indifferenti. Bisogna decidersi presto a scegliere quale è la parte che merita più attenzione, quella che dà più spunti creativi, quella che “ha bisogno”, direi, di una sferzata di vis polemica. Bene, mi son detto; urge una scelta. Il centro destra l’ho scartato subito per un motivo evidentissimo e decisivo: non c’è, e che non c’è risulta evidente a tutti dato che anche i suoi avversari (la sinistra) non lo attacca, non lo considera, non lo affronta, limitandosi (si fa per dire) a concentrarsi sul suo leader indiscusso. Il Cavaliere. -

Ha fatto una pausa ad effetto apposta perché lo spronassi a continuare;

- Se il centro destra non c’è (come oggetto di satira) ci sarebbe comunque Lui (il Cavaliere) che però è impermeabile, anzi, repellente ai cazzeggi (la cosiddetta satira) e agli attacchi anche quelli più scomposti ed eclatanti per almeno due motivi il secondo dei quali è che ogni critica, ogni attacco e ogni sfida al Nostro, si rivolge in un immediato danno per chi la propone e la esercita e per un immancabile, subitaneo, irresistibile e assolutamente inspiegabile aumento di consenso e popolarità per colui che avrebbe dovuto esserne la vittima designata.

Quanto al primo motivo per il quale ho scartato il Cavaliere come oggetto dei miei modestissimi sarcasmi (se così vuoi definire gli appunti che pubblichi settimanalmente sul mio (tuo?) blog), è che essi gli vengono rivolti da anni da un intero esercito dei più prestigiosi comici, scrittori, artisti, conduttori, giornalisti, presentatori, commedianti, politici, sindacalisti, avvocati, criminali, avversari e compagni di partito al punto tale che:

a) difficilmente saprei trovare altri spunti originali; e:

b) non potrebbero certamente essere più efficaci, divertenti e con più mass-appeal di quelli escogitati dai professionisti appena citati.

E comunque non sono solo l’unico a trovarmi in difficoltà nell’ideare nuovi spunti di satira che abbiano per oggetto il Cavaliere. Pensa solo che c’è un Grandissimo comico, che è anche un Grandissimo attore oltre ad essere un Grandissimo regista e -ovviamente- Grandissimo fine dicitore (almeno a sentire la qualificatissima unanimità dei suoi recensori) che, evidentemente a corto di spunti anche lui a proposito del Nostro, ma desideroso di non deludere il foltissimo ed intellettualissimo pubblico che presenzia ai suoi spettacoli e che aspetta da lui l’ennesima battuta originale e corrosiva, (quella che provoca l’irresistibile risatona a bocca larga, fa scattare l’applauso scosciante della platea e rende quasi liberatoria la standing ovation accompagnata dal lancio in aria di cappelli, berretti e giarrettiere con imploranti richieste di bis da parte di tutto l’uditorio presente..) ebbene, anche lui, il giullare, il monellaccio, quello che ha sempre pronta la battutaccia e la risata da simpatica canaglia, non avendo evidentemente più spunti originali da spendere, da un po’ di tempo si presenta di fronte alla platea dove, dopo alcuni minuti di applausi da parte del suo pubblico adorante, si limita, fatte alcune risatacce e ghigni furbeschi, nel silenzio carico di attesa degli spettatori (tele e non) a dire, piano e scandendo bene la parola: “Berlusc…”. E’ troppo, basta. Non lo lasciano finire. Irresistibile, irrefrenabile, parte l’applauso. Ci sono urla, fischi di approvazione, gridolini di femmine prossime all’orgasmo collettivo; il nome del comico, anzi, dell’Artista (Grandissimo, ca va sans dire) viene scandito dall’intera platea in deliquio. Lo spettacolo è interrotto e ci vogliono cinque minuti buoni prima che possa riprendere.

E io, cosa potrei fare al cospetto di fior di artisti come questo? E gli altri satiri (nel senso che praticano la satira), non sono certo da meno. Colpiscono il bersaglio con battute fini e intelligenti, lo mettono alle corde con argomenti seri che non scadono mai nella volgarità o nel cattivo gusto e sopratutto non si permettono mai di far entrare nella loro vis polemica la vita privata dell’oggetto dei loro ironici ma pacifici strali. Devo essere sincero: io non me la sento di confrontarmi con professionisti di tanto valore. Sono quindi ripiegato, quasi per forza, sul centro sinistra. Lì sì che ce ne sono, di spunti! Terreno vergine! Lì la satira non ha fatto tabula rasa di argomenti; da quelle parti non si è nemmeno vista: è tutta per me! Ecco il motivo, assolutamente non politico, della mia scelta: è una scelta forzata tra una parte dove ogni creatività si è spenta ed una dove ci sono ancora milioni di opportunità da esplorare.

Quindi ecco la mia risposta, che per te deve suonare come una rassicurazione: nessuna scelta di campo politica, solo una mera scelta utilitaristica di chi, come me, crede nella politica e nei politici quel poco che basta per prenderli benevolmente in giro e poco più. -

Alla luce di tali precisazioni e poiché il tempo concesso all’intervista era spirato, dopo aver concordato con il mio interlocutore ed amico un altro incontro (perché rispondesse finalmente alla mia domanda; domanda che aveva accuratamente schivato), ho comunque deciso, nell’attesa, di continuare la pubblicazione del suo Taccuino su questo blog dopo aver offerto al Biri (e lui prontamente scolato), un’altra birra.

R. Mulinacci

LA CROCIERA

lunedì 30 novembre 2009

-Non riesco proprio a capire il motivo per cui D’Alema non sia stato eletto Ministro degli Esteri dell’Unione Europea. Era dato per il grande favorito, erano tutti d’accordo per la sua nomina, l’elezione era pressoché certa e persino il Cavaliere, inaspettatamente, aveva dichiarato il suo appoggio alla candidatura. Allora come mai all’ultimo momento e a sorpresa è stata eletta al suo posto una britannica insignificante e sconosciuta? Chi ha affossato l’ex Segretario del PD? Chi gli ha fatto le scarpe? Zapatero? Sarkozy? O proprio il Cavaliere? Ah, saperlo!-

Dario proprio non si dava pace per questa ennesima, ma stavolta inaspettata, trombatura del suo campione.

Dario proprio non si dava pace per questa ennesima, ma stavolta inaspettata, trombatura del suo campione.

Impietosito ho pensato di dargli la spiegazione che ci voleva per tirarlo un po’ su.

-Dario, non ti angustiare. Se proprio vuoi sapere come è andata, eccoti la verità: D’Alema l’hanno fatto fuori i suoi ‘compagni’ del PD. Sia pure di nascosto, nascondendo la mano dopo aver tirato il sasso, ma i piddiini questa volta gliel’hanno voluta far pagare. Una specie di vendetta, insomma. Dolorosa.-

-Fantapolitica! Ma che cavolate dici! Ma come ti è venuta in mente una fesseria del genere! I responsabili sarebbero quelli del suo partito, allora! Biri, questa volta non ci hai capito niente. Mi meraviglio di te. E poi, perché mai l’avrebbero fatto?-

Era proprio arrabbiato, Dario. Ho cercato di tranquillizzarlo.

Dario, amico mio, calmati e ascoltami solo per cinque minuti ma attentamente e senza interrompermi e vedrai che alla fine dovrai concordare con la mia tesi. Dunque vediamo i dati (cominciavo a parlare come Nero Wolfe). Non abbiamo un colpevole ma abbiamo una vittima (il povero Baffino anche se manca il movente. Si dice: troviamo il movente e troveremo il colpevole; ebbene io il movente l'ho trovato. Lascia che ti spieghi.


Come certo saprai, dopo le note vicissitudini capitate al Cavaliere, quelle che questa primavera, anche grazie al capillare, attento, e imparziale interessamento del quotidiano di Scalfari ci avevano intrattenuto, incuriosito e divertito fino a fine estate, i deputati e i senatori del PD erano in fermento. Si raccontavano cose dell’altro mondo su certe serate a Villa Certosa, a Palazzo Grazioli, perfino ad Arcore; insomma dovunque ci fosse Lui. Chi, pur simpatizzante del PD, aveva avuto la fortuna di esserci stato, vuoi perché invitato (difficile: i comunisti, lo sai, non sono bene accetti) vuoi perché infiltratosi di soppiatto nella tana del lupo, raccontava cose leggendarie. Cene favolose, champagne a fiumi, bella gente, movimento, allegria, atmosfera simpatica e poi, sempre una sorpresa. A volte poteva capitare lì Briatore, con tutto il suo entourage del Millionaire, spesso arrivava qualche giovane imprenditore rampante accompagnato da tutta una schiera di ragazze sorridenti simpatiche e desiderose di poter fare nuove conoscenze; e poi ospiti internazionali a go-go: potevi trovare l’emiro del Kuwait con le sue quaranta mogli, o Gheddafi con le sue amazzoni, e in ogni caso c’era sempre Fede con una nuova meteorina, o le veline di Striscia ; insomma non ci si annoiava di certo in quelle feste; ci credo: in quell’ambiente; con quella compagnia! Il Cavaliere poi, sempre pronto a fare la sua parte: barzellette a getto continuo, pacche sulle spalle, battute a raffica, e sempre sorridente, sempre disponibile con tutti. Se gli veniva chiesto (o anche senza che gli venisse chiesto a dire il vero) ecco che ad un certo punto della serata, chissà come, chissà perché, spuntavan fuori una chitarra e un mandolino; allora, senza farsi tanto pregare, il Cavaliere si esibiva a gola spiegata in qualche canzone melodica dei bei tempi andati incitando poi tutti i presenti ad accompagnarlo in coro; spesso addirittura si scatenava in un roboante karaoke con tutti gli invitati! Si tornava a casa tardi da quelle serate, ma che serate! Serate da sogno! Da Mille e una notte a sentire quelli che c’erano stati!

Dagli oggi, dai domani, con “Repubblica” che scavava il dito nella piaga descrivendo ogni giorno per filo e per segno la cronaca di quelle serate favolose, fatto sta che quelli del PD masticavano amaro dall’invidia; “Poterle fare noi quelle feste! (dicevano), ma quello (il Cavaliere) noi (i comunisti) col cavolo che ci invita!”

Poi un giorno, si sparse una voce che qualcuno interpretò come un segno del destino: D’Alema, smentendo la sua fama di taccagno, invitava alcuni dei più importanti rappresentanti della coalizione sulla sua barca per una crociera nel Mediterraneo! L’ora della riscossa era dunque arrivata finalmente! Anche noi (pensavano quelli del PD) avremo le nostre belle serate, i nostri parties, lo champagne e.. tutto il resto! Qualcuno fece la battuta (subito replicata in tutto Montecitorio): “A D’Alema, il Cavaliere gli fa un baffo!”. Contentezza sugli scranni delle Camere, allegria nel Transatlantico, attesa spasmodica del giorno della partenza, tutto prometteva bene, tutto pareva ok. Già. Pareva.

E ora ascoltami bene perché quello che ti racconterò lo saputo personalmente da uno che su quella barca c’era, un simpatizzante romano del PD (il cui nome non posso fare ma che da qui in poi chiamerò Righetto) che fu chiamato a far parte dell’equipaggio all’ultimo momento con la mansione di cuoco aggiunto.

Dice Righetto che il tempo non c’entrò per niente. Le giornate erano stupende, così calde e soleggiate, ed il mare non fu da meno: meravigliosamente calmo e azzurro come s’era visto di rado. Fu il contesto che non funzionò; mancava il ritmo, l’allegria, il feeling. Anche a pranzo ci fu subito da ridire: prima fu un ex-onorevole dei Verdi che pretendeva di mangiare solo portate no-ogm, biologiche e vegetariane, poi ci si mise Fassino a rifiutare i salumi Rovagnati (portati come antipasto) e successivamente i tortelloni Rana al nero di seppia perché pubblicizzati negli spot di Mediaset, ed infine ci fu anche un giovane della sinistra militante, invitato sulla barca per portare una tocco di modernità alla compagnia, che ebbe da ridire sugli spaghetti perché non erano al dente (senza sapere che l’annunciata partecipazione di Scalfaro – poi rientrata - aveva spinto D’Alema a raccomandarsi al cuoco di bordo affinché li facesse bollire come minimo per venti minuti buoni).

Dulcis in fundo, perfino il caffè, servito a fine pasto, non contribuì a rasserenare gli animi. I più lo considerarono una vera schifezza (“Una ciofega”, sentenziò Violante, schifato) e i mugugni aumentarono quando venne fuori che la colpa era stata di Epifani, il quale, non aveva esitato a “dare il pacco” al povero D’Alema convincendolo ad acquistare a prezzi stracciati diverse decine di confezioni di caffè equo-e-solidale (marca “Revolucciòn”) che erano rimaste invendute all’ultima Festa Democratica della Garbatella.

Dopo il pranzo, sul ponte, le cose non andarono meglio. Non si poteva fare un passo senza incontrare la Bindi, in prendisole giallo a fiori larghi (verdi), che cercava di attaccar bottone con chiunque gli passasse a tiro; la plancia di prua era monopolizzata da quel menagramo di Fassino che, in tenuta balneare (canottiera XXL e pantaloncini da bagno blu a maglia larga con cintura di nylon bianca) fissava chiunque gli si avvicinasse con uno sguardo che incuteva il fondato timore che volesse partire lancia in resta a parlare della linea del partito, di correnti, di mozioni ecc. ecc con tutto il solito armamentario dialettico sinistrese che, almeno d’estate, almeno in crociera, dicevano sottovoce i più, non poteva risparmiarselo? D’Alema, incazzato nero da quando aveva dovuto prendere atto che della compagnia faceva parte pure Franceschini che non ricordava d’avere invitato (ma chi gli pareva d’essere a quello, il segretario del PD? O se non lo sapevano tutti che tanto era “a termine” e che dopo le prossime primarie sarebbe tornato ad attaccar circolari nella bacheca della sezione!), con una maglietta a righe orizzontali bianco-celesti e il berretto bianco con l’àncora e la scritta Yacht Club ricamate in azzurro, se ne stava aggrappato al timone di prua come per paura che volessero toglierglielo di mano mentre cercava di dimostrare la propria competenza in materia di navigazione spiegando a Bersani, che non si azzardava a contraddirlo, di come si governa una barca, qual è la differenza tra babordo e tribordo, cosa si intende per “dritta”, cosa significa “strambare” (non fraintendere) e di come da quest’anno la retta per il rimessaggio delle barche da diporto fosse aumentata in maniera scandalosa che non ci si faceva più ad andare avanti. Insomma imperava la noia; noia mortale. La sera, dopo una cena a base di spaghetti al pomodoro (per venire incontro al solito Verde), filetti di platessa Findus, patatine fritte (il purè, preparato in dosi massicce nella scongiurata eventualità che venisse Scalfaro, non lo volle nessuno), e un cornetto Algida per dessert (le bevande, tutte rigorosamente analcoliche escluso una bottiglia di lambrusco offerta sottobanco da Bersani, spaziavano dall’estaté al chinotto), nella compagnia dei croceristi cominciò a serpeggiare lo scoramento. Dopo che ebbero servito la frutta, consistente in pesche, albicocche e prugne cotte (per Scalfaro), D’Alema pensò di recuperare la serata proponendo qualche gioco di società un po’ trasgressivo, ma, avendo indicato a tale scopo lo strip poker, quando furono notate avvicinarsi al tavolo da gioco la Finocchiaro, la Jervolino, l’Annunziata, la Bonino (invitata come guest star) e la solita Bindi in pareo bianco a pois arancioni, fu costretto precipitosamente ed inappellabilmente a desistere (dietro minacce gravi anche lesive dell’incolumità personale) dalla maggioranza dei presenti maschi.

(Nota del redattore: Per la verità Righetto dice che D’Alema aveva cercato di cautelarsi almeno un po’, dal punto di vista del glamour, spingendosi fino ad invitare personalmente la Serracchiani, ma quella, udito di cosa si trattava e data una velocissima scorsa alla lista degli invitati, per tutta risposta, fissandolo dritto negli occhi, aveva alzato la mano sinistra all’altezza del petto, e dopo averne riunito le cinque dita si era limitata ad agitarla velocemente fino quasi a toccarsi il mento per tre volte, prima di andarsene scuotendo il capo e senza proferir parola).

Ospiti, non ce n’erano, se si eccettua il Donadi (l’onnipresente portavoce di Di Pietro, che spaventò a morte più di una signora uscendo all’improvviso da dietro un boccaporto) e la Faccio, più incazzata e spettinata che mai; ovviamente la loro presenza non poteva contribuire alla recuperare la serata. E il giorno successivo la storia si ripetè pressoché uguale…

La crociera (chiamiamola così) durò solo tre giorni dei sette previsti perché alla fine del secondo giorno il Comandante (D’Alema aveva voluto che tutti gli si rivolgessero con questo appellativo) disse che le previsioni metereologiche indicate sulle carte nautiche (che, ovviamente solo lui sapeva interpretare) consigliavano di tornare a riva stante il prossimo arrivo di un terribile uragano (cosa che, puntualmente, non si verificò)

Pare che il mattino del terzo giorno, quando gli ospiti sbarcarono, erano più tristi, depressi e incazzati che mai.

Quando interrogai Righetto per sapere se, secondo il suo parere, D’Alema aveva probabilità di essere eletto ministro europeo, quello, mi rispose enigmaticamente, a voce bassissima e dopo essersi guardato furtivamente attorno: “Lassame stà.. “, poi mi sussurrò: “Dopo sta popò di crociera, quelli, gliel’hanno giurata”. “Ma tu che ne pensi della sua candidatura?” gli chiesi.

Quello mi guardò sorridendo enigmaticamente. Poi, scuotendo il capo mi fece, a mezza voce: “Gnaafà”.

Ecco spiegata la trombatura europea del tuo candidato; ora sai come sono andate le cose, ma, mi raccomando: acqua in bocca. Lascia pure che diano la colpa al Cavaliere tanto lui ci ha le spalle larghe.”

Dario era rimasto come annichilito:

“Ma che storia mi hai raccontato? Ma sei proprio un impunito! Ma pensi che possa prenderti sul serio? Pensi che possa credere che codesta sia la verità?”

Gli ho risposto, dopo aver finto di averci pensato su:

“Non chiederti se la storia è vera. Chiediti solo se è completamente inverosimile. Spesso è più vera una storia completamente inverosimile che non una verità ufficiale. E dopotutto, cos’è poi la verità?: una bugia non ancora scoperta".

E' rimasto in silenzio. Per consolarlo gli ho offerto un caffè. Lavazza.