Missione del blog

Il Biri, il socio più anziano titolare della celebre Agenzia (*), ha l'abitudine, da anni, di annotare i suoi pensieri, le sue osservazioni e gli avvenimenti che gli accadono (anche i meno memorabili) in un taccuino che non mostra a nessuno e del quale è gelosissimo.
Ora, avuto il permesso di visionarlo, l'ho trovato per certi versi interessante (come tutto quello che concerne il Biri) e gli ho chiesto perché non lo pubblicasse in un blog. Impresa disperata: il Biri non sa usare nemmeno il telecomando del televisore, figuriamoci il computer! Impietosito ho deciso di aiutarlo e pertanto ecco qui il blog con le pagine del taccuino del Biri che potrete leggere e commentare ricordando sempre che il sottoscritto non si prende alcuna responsabilità del contenuto essendo il suo contributo solamente quello di una collaborazione tecnica e poco più.


Per saperne di più, leggere il post dal titolo: Ouverture.
R.M.

(*) L'Agenzia di Ascolto e Collaborazione Morale della quale parlerò appronditamente in un prossimo futuro su queste pagine.

Roberto Mulinacci

L'INCUBO

lunedì 29 marzo 2010

Stanotte ho avuto un incubo. Un incubo strano però; più grottesco che pauroso, più demenziale che terrificante mi si è presentato in sogno come una storia nitida e piuttosto coerente.

Non so che cosa lo abbia prodotto; o forse sì. Ora che mi ricordo ieri sera, a cena, non avevo saputo resistere ad un bel piatto di bollito condito con la salsa verde, quella bene agliata come piace a me. Mia moglie mi aveva avvertito: “Il bollito, la sera, non si digerisce”, ma io, duro, avevo fatto orecchi da mercante. Poi, a letto, ci credo che non riuscivo a prendere sonno: il bollito a cena! con la salsa verde!

Quando, dopo essermi rigirato cento volte nel letto, mi sono addormentato e ho cominciato a sognare, ho subito avvertito una sensazione strana: era come se qualcuno mi trasportasse via, in un altro luogo, un altro mondo forse, e contro la mia volontà. Mi sono svegliato (nel sogno) e ricordo che mi sentivo diverso: ma non male, anzi. Mi sentivo ganzo, allegro, contento per quello che ero, o per qualcosa che mi era accaduta ma che non ricordavo.

Fischiettando mi sono alzato da un letto che non era il mio, ho aperto la finestra di una camera che non riconoscevo e sono andato in bagno, dove, esauditi i bisogni fisiologici, mi sono avvicinato allo specchio per radermi. Beh, seguitemi, ora. Mi sciacquo il viso, preparo il rasoio, verso un pò di schiuma da barba sul palmo della mano, fo per stenderla sul viso… A questo punto, beh, non ci crederete, ma non sono riuscito a proseguire.

Non so come spiegarlo, ma guardando la mia faccia riflesso sullo specchio (una faccia che non mi apparteneva ma che sentivo nel sogno essere la mia) ho capito cosa mi era successo; non so perché, non so come fosse capitato (non sapevo ancora di stare sognando) ma io non ero più io, ero un altro, una persona diversa da me ma non a me sconosciuta, ero un uomo diversissimo da ciò che ero stato, un personaggio famoso ed influente. Ero Marco Travaglio. Dite: “Ma ne sei sicuro?”, “Certo” vi rispondo; “Ma sicuro sicuro?”: ed io, paziente: “Sicurissimo”.

Ho voluto un riscontro certo. Sono corso alla porta della casa dove mi trovavo (la mia casa, nel sogno), l’ho aperta e sono uscito sul pianerottolo per vedere quello che c’era scritto accanto al campanello. “Marco Travaglio” c’era scritto, e sotto, più piccolo: “giornalista”. Non c’erano più dubbi: ero lui.

Non sapevo se esserne contento o meno, ma, prima di ogni altra cosa, ho pensato che dovevo ancora farmi la barba (non chiedete ai sogni di essere coerenti), così, prima di prendere qualsiasi decisione al riguardo di che ero o chi non ero, sono tornato in bagno per cominciare finalmente a radermi. Mi sono piazzato di nuovo davanti allo specchio, ho steso di nuovo la schiuma da barba sul palmo della mano e stavo per cominciare ad insaponarmi finalmente il viso, quando, guardando di nuovo la mia faccia riflessa sullo specchio, ho sentito una sensazione strana che mi saliva dallo stomaco, mi prendeva l’esofago, eccitava le mie ghiandole salivari, diventava irresistibile… Non potevo resistere, sentivo che dovevo, dovevo, DOVEVO, sputare su quella faccia. Avevo già raccolto la saliva nella bocca e, mio malgrado, stavo per procedere allo schifoso gesto quando, facendomi forza, sono riuscito a togliere lo sguardo dallo specchio e a scapparmene in salotto. Non sapevo come fare. Ho cercato nell’agenda che era accanto al telefono per vedere di trovare qualcuno a cui potessi chiedere consiglio: c’erano un sacco di nomi. Ho telefonato a Santoro; “Lui potrà aiutarmi” ho pensato (dopotutto ero Marco Travaglio). Il celebre conduttore però non ha saputo consigliarmi niente che potesse risolvere il mio problema: diamine! Dopotutto in qualche modo dovrò pur radermi, gli ho detto preoccupato, e come faccio a radermi se davanti allo specchio non posso fare a meno di sputarmi in faccia! (l’immagine riflessa della mia faccia, voglio dire).

Santoro ha detto che un problema analogo l’aveva avuto pure lui, anni fa, ma che l’aveva poi risolto alla radice evitando di farsi la barba da solo ma facendosi invece radere da un barbiere cieco.

Gli ho domandato perché un barbiere cieco: “Oh bella” mi ha risposto “Se non fosse cieco mi sputerebbe in faccia, chiaro!”. Deluso ho avuto appena il tempo di domandargli come diavolo facesse un cieco a raderlo senza fargli dei tagli. “L’ho addestrato bene” ha confessato: “ora mi rade con una mano che è un guanto. Mi ci è voluto un po’di tempo, però. E nei primi giorni devo ammettere che dei tagli me ne faceva. Oh, se me ne faceva!” ha concluso con un sospiro.

Beh, a me (Travaglio, voglio dire) la soluzione di farmi radere da un estraneo non mi entusiasmava. Io la barba me l’ero fatta sempre da me. E poi dover trovare un barbiere cieco… addestrarlo… No, no. Ci voleva un’altra soluzione. Daniele Luttazzi (la mia successiva telefonata) è sembrato divertito. “Anche io, ho avuto lo stesso problema” ha ammesso (e ti pareva..) “ma credimi, non è un ostacolo insormontabile. Basta imparare a farsi la barba senza guardarsi in faccia. Non è difficile, sai. Ci vuole allenamento, nemmeno tanto. E un po’ di pratica. Intendo con il rasoio elettrico, ovviamente”. Gli ho ribattuto che io il rasoio elettrico non lo sopporto. “Allora i casi sono due” ha concluso Luttazzi “O fai come ha fatto Scalfari e ti fai crescere la barba, oppure impari a fartela da te ad occhi chiusi. Oppure bendato, per non correre il rischio di aprire gli occhi per sbaglio e, vedendo la tua faccia nello specchio, far partire lo sputo immediato. Ora che ci penso questa soluzione è ottimale” ha concluso quel famoso eroe della satira “Essa ti permetterà, una volta che ti ci sarai impratichito, di raderti, oltreché in bagno, anche in cucina, o nel tinello o dovunque tu ne abbia voglia. Pensaci.” E ha riattaccato.

“Beh, sono o non sono Travaglio” ho pensato (e nel sogno lo ero). “E allora, diamine, imparerò a superare anche questo impulso schifoso! Sì, lo supererò!” ho quasi gridato. E così mi sono concentrato in una sorta di training autogeno. “Non sputerò sulla mia faccia; non sputerò sulla mia faccia “ ripetevo attento, teso sull’obiettivo. Dopo circa due ore mi sono sentito pronto. Sono andato in bagno ed evitando di guardare nello specchio ho preparato il rasoio e la schiuma da barba. Poi, dopo aver inspirato ed espirato profondamente per almeno tre volte ho aperto gli occhi e ho piantato decisamente lo sguardo sulla mia faccia riflessa nello specchio. Subito ho sentito salire dal profondo quel sudicio impulso ma sapevo di poter riuscire a controllarlo. Pensavo con tutte le mie forze, mentre le tempie mi battevano e la mano mi tremava: “Mi farò la barba… mi farò la barba… non sputerò sullo specchio… non sputerò… non sputerò!”. Ho sentito che ce l’avrei fatta: non avrei sputato, ero riuscito a resistere. Avevo vinto!

E a quel punto è successo qualcosa di incredibile (ma era un sogno..). Con mia enorme sorpresa ho visto il mio viso riflesso sullo specchio che ha cominciato lentamente ma progressivamente a cambiare espressione; poi con sorpresa mista a terrore ho visto la mia immagine che, dopo aver strabuzzato gli occhi, ha gonfiato le gote e, abbassando il mento come per prendere la rincorsa… squash! mi ha scaraventato uno scaracchio in faccia che ci sarebbe annegato un gattino!

A quel punto (fortunatamente) mi sono svegliato. Dopo essermi accertato di essere proprio io e nessun altro mi sono alzato come il mio solito. Poi, dopo aver fatto colazione, mi sono raso e sono uscito a fare una passeggiata. Era una splendida giornata di sole.

Ma il bollito a cena (specie con la salsa verde) non lo mangerò più. Garantito.

Il Biri

1 commenti:

Gian Canio ha detto...

Ho la medicina ( meglio il digestivo) per il bollito in salsa verde, il famoso Centerbe della Maiella a 90°. Vieni, amico mio, porta il bollito (il peperoncino l'ho io), il contorno e la frutta ... anche il dolce; si mangia, si beve e ... in barba (per esser puliti!) a l'ORO, che non è SANTO

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