Missione del blog

Il Biri, il socio più anziano titolare della celebre Agenzia (*), ha l'abitudine, da anni, di annotare i suoi pensieri, le sue osservazioni e gli avvenimenti che gli accadono (anche i meno memorabili) in un taccuino che non mostra a nessuno e del quale è gelosissimo.
Ora, avuto il permesso di visionarlo, l'ho trovato per certi versi interessante (come tutto quello che concerne il Biri) e gli ho chiesto perché non lo pubblicasse in un blog. Impresa disperata: il Biri non sa usare nemmeno il telecomando del televisore, figuriamoci il computer! Impietosito ho deciso di aiutarlo e pertanto ecco qui il blog con le pagine del taccuino del Biri che potrete leggere e commentare ricordando sempre che il sottoscritto non si prende alcuna responsabilità del contenuto essendo il suo contributo solamente quello di una collaborazione tecnica e poco più.


Per saperne di più, leggere il post dal titolo: Ouverture.
R.M.

(*) L'Agenzia di Ascolto e Collaborazione Morale della quale parlerò appronditamente in un prossimo futuro su queste pagine.

Roberto Mulinacci

L'ANNIVERSARIO

martedì 18 maggio 2010

Dopo tanto tempo ho rivisto Dario.
“Che t’era successo?” ho esordito cordialmente “Domenica non ti sei fatto vedere. Fammi indovinare… Malato?... non credo... Occupato?.. quando mai. Vai! Eri a Roma per i festeggiamenti del centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia! Dì la verità, ci sei andato! C’erano tutti i tuoi amici comunisti, certo solo pochi di persona, ma tutti gli altri, in pectore, c’erano. Oh, se c’erano!”
“Biri, piantala. Lo sai che non ci sono andato, che razza d’idee ti passano per la testa. Comunque non ci sarebbe stato niente di strano mi pare. L’Unità d’Italia è un avvenimento da celebrare. E poi i miei amici non sono comunisti.”
L’ho guardato inclinando un poco il capo, in tralice. Poi sono scoppiato a ridere. Giuro non lo facevo apposta; solo non sono riuscito a controllarmi. Era troppo forte!
“O questa?” ha fatto Dario sconcertato “O che ci sarebbe poi da ridere?”
Eravamo arrivati davanti al nostro bar. Dopo che ci siamo seduti e ho ordinato i soliti due caffè, ecco arrivato il momento giusto per spiegargli il mio comportamento.
“Vedi” gli ho detto “Se esistesse ancora, posto che sia mai esistita, una qualsiasi unità in Italia, essa meriterebbe certamente di essere celebrata anche se, a dire il vero, l'occasione mi pare un po' sforzata; come si può festeggiare un centenario e mezzo?. Ma poi mi chiedo: l’unità d’Italia è mai esistita in passato? Esisterà in futuro? Esiste oggi? E se esiste, com’è che non si vede, non si professa, non si esalta e va a finire che ci se ne ricorda solo nelle finali dei Mondiali o in certe ricorrenze improvvisate solo per far dispetto a Bossi” Ho fatto una pausa: “L’Unità d’Italia! Roba da chiodi!”.
"Beh?" ha fatto Dario tutto risentito, e per meglio palesare il suo interrogativo ha unito le dita della mano destra a pugnetta e l'ha agitata due o tre volte dall'alto in basso all'altezza del mento (il suo).
"Dario, amico mio. La celebrazione di una ricorrenza come l'Unità d'Italia (posto che la stessa si sia compiuta nel 1861 e non nel 1919 come direbbe la storia) implica il concetto di Patria, anzi di Amor di Patria. E cos'è la Patria? Come diceva il Manzoni: -Una d'arme, di lingua, d'altare, di memorie, di sangue e di cor...- Ora considera questi fatti. L'Italia unita "d'arme, di lingua e di memorie di sangue e di cor", diciamo la verità: è una panzana. Più divisi di noi, abitanti dello Stivale, non si trovano in tutto il mondo. Per secoli ci siamo ammazzati, l'un contro l'altro armato, per i più discutibili motivi e anche adesso continuiamo su quella strada. Esaltiamo la nostra città, la nostra storia, la nostra lingua, la nostra squadra di calcio, la nostra gastronomia, la nostra furbizia, la nostra Arte, la nostra sagacia e le nostre donne e ridicolizziamo, o sottovalutiamo, o denigriamo tutto quanto viene dagli abitanti, non delle altre nazioni, ma semplicemente, e ferocemente, di città, paesi o territori che si trovano ad un tiro di schioppo (come si diceva una volta) di dove siamo nati. E comunque parliamo lingue diverse e ricordiamo memorie opposte a quelle di altri italiani. Resta "l'altare". Beh, la religione cattolica è stata per quasi due millenni, l'unico cemento unificante i popoli che abitavano l'Italia. E ora? Ora ci si ingegna per smantellare anche questo valore, si professa il relativismo, si dice che una religione vale l'altra e c'è chi si arrabatta (e prima o poi la spunterà) per far sorgere minareti in ogni paesello e per togliere crocifissi da ogni parete. In queste condizioni "cosa" c'è da festeggiare? E comunque "chi" festeggia? Politicamente una parte importante del nostro Paese è in mano a coloro che hanno sempre osteggiato, combattuto, cercato di estirpare e ridicolizzato non dico l'Italia, ma il concetto stesso di Patria (mi riferisco ai tuoi amici, quelli che, per comodità ho definito comunisti anche se ora a indicarli così fanno gli offesi come se preferissero essere chiamati nei modi più fantasiosi e demenziali come girotondini, repubblicones, radical-chic, popolo viola e via col liscio ma, per carità, sempre assolutamente progressisti, non violenti, pacifisti, europeisti e assolutamente anti: antinuclearisti, antiOGM, antifascisti, antirevisionisti, antiimperialisti, anticapitalisti, antiberlusconiani e anti, ma che più anti non si può nazionalisti). E sarebbero questi signori quelli che chiamano tutti a rendere onori ad una Patria che hanno provveduto pervicacemente a svuotare di significato! Poi ci sono coloro che desiderano e auspicano (anche se non lo ammettono così brutalmente) la secessione in tanti staterelli (chiamati regioni) autonomi dal potere centrale e poi ci sono quelli che, in nome di una stupida ed impossibile unità europea (ma se non ci si può sopportare nemmeno a venti chilometri di distanza!), hanno svenduto tutti i valori unificanti della nostra cultura, a partire dalla moneta nazionale fino alla stessa lingua, che infatti non fa parte degli idiomi ufficiali della cosidetta Europa Unita. Insomma, a parte gli eredi del Ventennio, l'Amor di Patria non lo pratica nessuno, nei fatti. Ma a parole, guarda te, ci si mette anche Napolitano a dire che bisogna esser fieri di essere italiani, che siamo tutti uniti, che ci si deve voler bene... eccetera eccetera. Roba da chiodi! Franceschini, Bersani e Napolitano ad elogiare la Patria! Chissà se, in odio alla Lega, si sono lasciati scappare (certo involontariamente) anche un bel: "Forza Italia!". O non aderiscono ad un movimento che ha ridicolizzato per decenni i tre pilastri del nostro(scarso, assai scarso) sentimento nazionale: Dio, Patria, Famiglia? La Famiglia, dopo tutte le batoste che ha subìto, certo non la recuperano più, ma stai a vedere che a breve anche D'Alema, Di Pietro, Bersani, la Bindi, Santoro e persino Marrazzo, cominceranno a parlar bene del Papa. Forse si iscriveranno per passare le vacanze estive in qualche monastero benedettino sperduto tra i monti dell'Appennino. Diranno che lo fanno per ritemprarsi, per rinvigorirsi lo spirito, così lontani dalle cose del mondo. E a noi, in fin dei conti, andrà benissimo, purché ci restino a lungo, in quel monastero. Molto a lungo."
Dario non ha replicato, io non ho insistito e quel che è stato detto è stato detto.

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