Missione del blog

Il Biri, il socio più anziano titolare della celebre Agenzia (*), ha l'abitudine, da anni, di annotare i suoi pensieri, le sue osservazioni e gli avvenimenti che gli accadono (anche i meno memorabili) in un taccuino che non mostra a nessuno e del quale è gelosissimo.
Ora, avuto il permesso di visionarlo, l'ho trovato per certi versi interessante (come tutto quello che concerne il Biri) e gli ho chiesto perché non lo pubblicasse in un blog. Impresa disperata: il Biri non sa usare nemmeno il telecomando del televisore, figuriamoci il computer! Impietosito ho deciso di aiutarlo e pertanto ecco qui il blog con le pagine del taccuino del Biri che potrete leggere e commentare ricordando sempre che il sottoscritto non si prende alcuna responsabilità del contenuto essendo il suo contributo solamente quello di una collaborazione tecnica e poco più.


Per saperne di più, leggere il post dal titolo: Ouverture.
R.M.

(*) L'Agenzia di Ascolto e Collaborazione Morale della quale parlerò appronditamente in un prossimo futuro su queste pagine.

Roberto Mulinacci

L'ODIO

venerdì 19 novembre 2010

Quando si parla di sentimenti l’odio è condannato (almeno a parole) pressoché da tutti.
E’ un sentimento negativo, si dice, perché è l’opposto dell’amore; è un sentimento di ripulsa verso un uomo, una nazione, un popolo, una classe, una idea, che può diventare cieco, irresponsabile, violento, dirompente, inestinguibile. Quando una persona, o più persone, è in preda all’odio può compiere qualunque atto, qualunque nefandezza, qualunque tradimento, qualunque infamia, pur di soddisfarlo.
Così si dice. O meglio; si diceva.
Già perché da qualche anno a questa parte l’odio ha acquisito un altro tipo di status; come dire: il vecchio vituperato sentimento si è ammantato di una certa pàtina di nobiltà, e, piano piano, ma irresistibilmente, sta acquisendo diritto di cittadinanza presso gli animi più puri ed elevati della nostra gloriosa Nazione.
Tutto è cominciato quando una certa persona (un Carneade, un parvenu, un chissacchì) si è messo di traverso al sacrosanto (e pressoché già acquisito) diritto delle forze progressiste di dirigere il Paese onde portarlo diritto verso le albe radiose del Progresso, del Relativismo, della Multiculturalità Rivoluzionaria, del Sei Politico e del Ripristino dell'ICI.
Beh, quell’intrusione proditoria seguita dalla sua inaspettatissima vittoria, le forze del Bene, non l’hanno proprio mandata giù e dopo un attimo di legittimo smarrimento sono passate al contrattacco elaborando la strategia capace di annientare il parvenu regressista e ripristinare la democrazia violata secondo il sempre valido detto post-stalinista che recita: “La democrazia è l’esercizio della volontà popolare (purché questa sia simile alla nostra)”.
La strategia che ogni sincero democratico, scornato elezione dopo elezione dalle continue vittorie del Nostro, ha elaborato, accettato e praticato deriva dal semplice assunto:
“Il popolo è con noi ma vota l’Altro. Noi non possiamo fare a meno del popolo ma faremmo volentieri a meno dell’Altro. Eliminiamo l’Altro e il popolo tornerà da noi”.
Ed ecco programmata, giustificata e perseguita la più grande campagna d’Odio contro un’unica persona che sia mai stata effettuata negli ultimi secoli. Odiare quell’importuno e fargliela pagare con ogni mezzo: abbatterlo con la forza dell’Odio utilizzando tutte le sue armi: l’Offesa, la Messa in Ridicolo, la Diffamazione, la Calunnia, la Diffusione dei Peccati, il Tradimento, la Persecuzione Giudiziaria e, per ultima, la Violenza Fisica.
L’Odio verso l’importuno occupa stabilmente i pensieri di migliaia di militanti sinistrorsi, i mezzi più fantasiosi per estrinsecarlo popolano i loro sogni; allenarsi all’Odio è un training che svolgono continuamente in modo che il loro Odio si rafforzi, si cementi, trovi sempre nuove occasioni per dimostrarsi.
Per farlo poi basta scatenare tutte le armi, accantonate durante gli ultimi decenni, che ora vengono utilizzate per la Sacra Campagna contro l’Usurpatore del Volere Popolare: ecco mobilitati i giornali, i talk show televisivi, le manifestazioni di piazza, gli scioperi, le interrogazioni, le perquisizioni, i procedimenti giudiziari, le contestazioni, i centri sociali e chi più ne ha, più ne metta.
Poiché si può ragionevolmente pensare che nessun uomo possa resistere ad una campagna d’Odio come quella messa in atto finora, ecco che i coraggiosi partigiani della ortodossìa democratica potrebbero sentirsi legittimamente autorizzati a prenotare fin da ora il tavolo del banchetto che sancirà, con una di quelle unitarie cene popolari per cui la sinistra nostrana è giustamente celebrata nell’universo mondo, oltre alla fine del Dittatore (compresa la sua rovina umana, aziendale, patrimoniale e familiare), anche l’avvento al Potere della sola forza autorizzata a farlo in base al principio che “chi non è con noi è contro di noi, noi abbiamo ragione per principio, ergo chi non è con noi ha torto marcio”. Non fa una grinza.
Ma… c’è un ma. La remora deriva dal fatto che il popolo è un animale strano. Lo blandisci proteggendo le sue debolezze più estreme, lo distrai e lo fai ridere con i tuoi comici combattenti, lo accontenti facendolo sfilare dietro le bandiere spiegate della Rivoluzione, cerchi di indignarlo con le campagne che mettono in piazza i vizi privatissimi del Nemico e questo che fa? (il Popolo). Quando c’è da votare o resta a casa a guardare la partita (o il Grande Fratello), o, se proprio deve andarci (a votare), si concentra un attimino, e, dopo aver fatta mente locale a quali sarebbero le eventuali alternative, fa la croce nel quadrato sbagliato.
E’ un bel problema. E se Quello ce lo ritrovassimo di nuovo a capo ancora dopo quasi vent’anni di lotta dura e pura (dicono i democratici)?
Beh, pensano, se il problema deriva dal voto il rimedio ci sarebbe e facile da attuare: elezioni a lista unica, ovviamente la nostra. Sarebbe una soluzione democratica al cento percento, anche. E del resto chi potrebbe dire che la Repubblica Democratica di Corea non è democratica? E la Repubblica Democratica Cinese cos’è, non è democratica? Lo dice la parola stessa. E allora come potrebbe il nostro Partito Democratico non essere democratico; chè scherziamo?
B.

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