Missione del blog

Il Biri, il socio più anziano titolare della celebre Agenzia (*), ha l'abitudine, da anni, di annotare i suoi pensieri, le sue osservazioni e gli avvenimenti che gli accadono (anche i meno memorabili) in un taccuino che non mostra a nessuno e del quale è gelosissimo.
Ora, avuto il permesso di visionarlo, l'ho trovato per certi versi interessante (come tutto quello che concerne il Biri) e gli ho chiesto perché non lo pubblicasse in un blog. Impresa disperata: il Biri non sa usare nemmeno il telecomando del televisore, figuriamoci il computer! Impietosito ho deciso di aiutarlo e pertanto ecco qui il blog con le pagine del taccuino del Biri che potrete leggere e commentare ricordando sempre che il sottoscritto non si prende alcuna responsabilità del contenuto essendo il suo contributo solamente quello di una collaborazione tecnica e poco più.


Per saperne di più, leggere il post dal titolo: Ouverture.
R.M.

(*) L'Agenzia di Ascolto e Collaborazione Morale della quale parlerò appronditamente in un prossimo futuro su queste pagine.

Roberto Mulinacci

LA IENA

domenica 5 dicembre 2010

La iena è un mammifero appartenente all’ordine degli ienidi che vive in Africa.
La iena è alta  poco meno di un metro, ha le dimensioni di un cane lupo e si caratterizza per il pelo corto e ispido e la costituzione robusta. La parte posteriore del suo dorso è visibilmente schiacciata verso il basso, quella anteriore è caratterizzata da una folta e ispida criniera, la gambe, esili ma robustissime, sono munite di forti unghie adatte a scavare il terreno. Il muso è nero, il naso perennemente umido irto di setole, la bocca larga mette in mostra una dentatura feroce con zanne smisurate che le servono per triturare le ossa; altre zanne fuoriescono dalla bocca e si ergono, ricurve, verso l’alto. Una ghiandola, posta accanto all’ano, secerne in continuazione un liquido puzzolente che la ricopre dalla testa ai piedi.
Le iene sono animali sociali; vivono infatti in piccole tribù che si muovono nella savana o ai margini della foresta, spostandosi al seguito dei grandi mammiferi. Le iene infatti sono di indole estremamente vigliacca; raramente affrontano gli altri animali in campo aperto e si accontentano di seguirne le orme accontentandosi dei loro avanzi oppure che uno di essi muoia nel qual caso non esitano a cibarsi del suo cadavere.
Benché la sua innata mancanza di coraggio la dissuada dallo sfidare gli altri predatori della foresta, pur tuttavia, in certe situazioni, la iena si avvale della tattica del branco per sfidare animali più forti, più veloci, più coraggiosi e più intelligenti di quanto essa sia; uno di questi casi si verifica quando la iena si accorge (o presume) che il suo avversario è malato, vecchio, ferito, o comunque non in grado di lottare al massimo delle sue possibilità.
Potesse avere un motto, il suo sarebbe: “snerva, innervosisci, indebolisci il tuo avversario con ogni mezzo; cerca un punto debole e insisti su quello; mordi e fuggi, attacca e nasconditi, colpiscilo a tradimento e pur senza dar mai l’impressione di essere il suo nemico, datti da fare in continuazione per indebolirlo”.
Prendiamo ad esempio il leone, il re della foresta. Esso è il più forte, il più feroce, il più imponente e il più coraggioso animale della savana; lotta a viso aperto con tutti gli altri animali, ed è in grado di sconfiggere non una, ma dieci iene. La iena però sa attendere, impassibile, senza dare nell’occhio, nell’ombra, e, venuto il momento opportuno,può colpire. Uno si può chiedere: ma perché la iena  ce l’ha così tanto con il leone da impegnare tutte le sue forze, a rischio della propria vita, per abbatterlo? Non potrebbe usare la sua malizia contro gli altri animali, magari quelli più alla sua portata? Perché il sogno della sua vita è proprio quello di distruggere il leone pur sapendo che senza di lui ci sarà meno cibo anche per tutti gli altri animali, iene comprese, che si nutrono dei resti delle sue cacciagioni? .
La risposta è semplice: la iena oltre che vigliacca è ambiziosa e ancor più che ambiziosa è invidiosa oltre ogni misura; invidiosa al punto che non gli importa se la sua invidia potrà portare danni alla comunità degli animali della savana; ciò che vuole è portare alla rovina (ma con il minimo rischio) l’animale più glorioso, più bello, più coraggioso e più leale che ci sia in giro; l’animale che, per il semplice fatto di esistere e di agire, la pone continuamente di fronte agli occhi quello che lei non sarà mai rispetto a quello che lei è: una bestia sgangherata, fatta male, puzzolente, torva, malevola, inetta, guardata con sospetto e ribrezzo da tutti gli altri esseri del creato.
Ovviamente la iena non vuole correre rischi; sa che affrontare il leone allo scoperto, in pieno giorno e da sola significherebbe inevitabilmente la sua fine..  Ma la iena ha dalla sua un innato senso dell’inganno e del tradimento. Quando pensa che sia arrivato il momento di sfidare il leone, chiama a raccolta tutto il branco e passa all’azione. Innanzitutto occorre stancarlo. Le iene, ogni notte, disposte in circolo a debita distanza dal leone cominciano a ululare, a turno. Il loro verso è simile ad una oscena risata e tende a far sì che il leone non possa prendere riposo e si debiliti. Nei giorni successivi, gruppi di iene, simulano attacchi al leone. Gli si presentano davanti in dieci, quindici, aggressive, feroci e quando quello parte all’attacco, subito tutte si disperdono per la savana, chi a destra chi a sinistra. Il leone, dopo una rincorsa infruttuosa, torna sui suoi passi e subito un altro gruppo di iene gli si para davanti. Nuova rincorsa, nuovo nulla di fatto.. la stanchezza del re della foresta aumenta. Dopo un mese, due mesi di questo trattamento, una iena (il capo del branco), pensa sia giunto il momento tanto atteso. Una notte, fingendo di esser malata, con gli occhi chini, l’andatura traballante, le orecchie abbassate e la coda tra le gambe, si avvicina timidamente al leone chiedendogli tacitamente di potersi cibare dei suoi avanzi. Il leone, che oltre a tutte le sue qualità ha anche quella (pericolosissima) di essere generoso, si volge dall’altra parte; è il suo modo per dire alla iena che gli concede il permesso di avvicinarsi pure a ciò che è avanzato del suo pranzo. E’ un attimo: non appena quello, fiducioso, volta la testa, la iena, veloce come il lampo, lo addenta profondamente nella schiena provocandogli una dolorosa ferita. Poi fugge. Il leone, stupito, addolorato per l’inganno subìto più che per il forte dolore che avverte, cerca di raggiungerla ma ecco che da ogni parte, decine di iene si precipitano su di lui.. Chi lo distrae, chi lo intralcia, chi corre da una parte, chi dall’altra, alcune lo feriscono, altre cercano di morderlo, molte gli si slanciano addosso, poi si ritirano, poi tornano all’attacco. Alla fine, quando il povero leone è ormai stanchissimo, tutte le iene, anche quelle che da mesi seguivano timidamente le sue cacce e si cibavano dei suoi rimasugli di cibo (quelli che lui, generosamente, credendole amiche, gli concedeva), ora gli si avventano contro. Alcune finiscono sbranate dagli artigli del grosso felino, altre fuggono, codardamente, ma molte, rese audaci dalla consapevolezza che l’altro è ormai in palese difficoltà, lo assalgono. Mentre quattro o cinque iene, le più giovani, gli si parano decisamente davanti, le altre lo attaccano da dietro, da lato, da ogni dove. Ognuna lascia la sua ferita, il suo morso, il suo segno, la sua unghiata: il sangue del leone sgorga da tutte le parti. Alla fine, il glorioso animale soccombe; non è più che una sagoma informe sanguinante sotto un nugolo di trionfanti iene che, l’orrendo muso grondante di sangue, levano al cielo il loro latrato vittorioso che rintrona, sinistro, per tutta la savana.
Alcuni studiosi riferiscono che alcuni comportamenti degli animali selvaggi ed in particolare quelli delle iene, si possono rinvenire, a ben guardare, anche nella moderna società umana. Specialmente in quella italiana dicono; e aggiungono: particolarmente nella vita politica.. Ma io non ci credo: gli uomini sono diversi dalle bestie.
O no?

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