Missione del blog

Il Biri, il socio più anziano titolare della celebre Agenzia (*), ha l'abitudine, da anni, di annotare i suoi pensieri, le sue osservazioni e gli avvenimenti che gli accadono (anche i meno memorabili) in un taccuino che non mostra a nessuno e del quale è gelosissimo.
Ora, avuto il permesso di visionarlo, l'ho trovato per certi versi interessante (come tutto quello che concerne il Biri) e gli ho chiesto perché non lo pubblicasse in un blog. Impresa disperata: il Biri non sa usare nemmeno il telecomando del televisore, figuriamoci il computer! Impietosito ho deciso di aiutarlo e pertanto ecco qui il blog con le pagine del taccuino del Biri che potrete leggere e commentare ricordando sempre che il sottoscritto non si prende alcuna responsabilità del contenuto essendo il suo contributo solamente quello di una collaborazione tecnica e poco più.


Per saperne di più, leggere il post dal titolo: Ouverture.
R.M.

(*) L'Agenzia di Ascolto e Collaborazione Morale della quale parlerò appronditamente in un prossimo futuro su queste pagine.

Roberto Mulinacci

L'ALLUVIONE

martedì 7 dicembre 2010

 Questa volta il silenzio l’ho rotto io. Dario infatti, stranamente visto che è sempre lui ad innescare la conversazione, dopo i brevi saluti iniziali se ne era rimasto zitto e camminava accanto a me tutto assorto in chissà quali pensieri, il bavero rialzato, le mani nei guanti (era un freddo boia), il cappello rincalzato nella testa e l’immancabile copia de “La Repubblica” che gli spuntava da una tasca del cappotto.
“Allora amico mio, sarai contento.” Ho esordito “A sentir Scalfari e la banda che tende al ribaltone ormai è fatta. Il 14 sfiducia sicura, netta, inappellabile; tutti giurano che c’è la maggioranza per cacciare il dittatore, rilanciare la democrazia umiliata da tanto scempio cavalleresco (nel senso che l’ha compiuto il Cavaliere)  e portare l’Italia verso quel futuro radioso che si chiama Restaurazione. Riavremo l'ICI sulla prima casa, le tasse sui BOT, il sei politico ai somari, e i ricercatori universitari a vita. Che s’era messo in testa il Berlusca; di poter governare solo perché la maggioranza degli italiani aveva votato per lui? O non le conosce le regole della democrazia? I voti valgono solo se sono voti responsabili; poiché chi vota per il Cav è evidentemente irresponsabile (oltre che ignorante, incolto, affamatore del popolo e dichiaratamente più attirato dalle veline che dai trans) è giusto che i suoi voti non possano essere considerati validi per determinare una maggioranza in Parlamento. Quindi non resta che aspettare; il 14 di Dicembre è vicino e già dal giorno dopo il despota di Arcore sarà un cavaliere disarcionato, senza più alcun potere e pronto per essere cotto a puntino da tutta una schiera di magistrati e di giornalisti d’assalto che attendono solo di vederlo legato e con la museruola per scatenarglisi contro con tutte le forze di cui dispongono i rivoluzionari postcomunisti e le loro tribune (Annozero, Ballarò, le D’Addario, Wikileaks, Raitre, Fazio, Benigni, Cornacchione, eccetera eccetera). Sarai contento” ho concluso.
Dario non rispondeva. Pareva non aver nemmeno sentito quello che avevo appena detto (e pensare che mi ci ero impegnato a fondo in quel pistolotto) e continuava a camminare accanto a me come se io non ci fossi nemmeno. Dopo un minuto, seduti davanti alle nostre fumanti tazze di tè verde, si è scongelato.
“Biri, Biri” ha fatto scuotendo il capo. E si è fermato lì. Io: come non avesse aperto bocca.
Dopo due altri minuti (e altre due sorsate di tè) evidentemente richiamato alla realtà dal fragrante aroma dell’esotica bevanda, ha manifestato il perché delle sue preoccupazioni:
“E se vince lui? Voglio dire: e se il 14 in un modo o nell’altro il Berlusca ottiene la fiducia alla Camera e al Senato?” e dopo una pausa gravida di incertezza: “Ci resterà a vita!”. Poi, silenzio. (da parte sua).
“Caro Dario, amico mio” ho detto dopo aver finito, con una lunga, piacevolissima sorsata, il mio tè: “Cosa dici mai: la fiducia al cavaliere? Il problema non si pone. Almeno me lo auguro per te e per quelli che la pensano come te, che sono tanti e degni di stima e di rispetto. Me lo auguro per Fini, per Bocchino, per Di Pietro, per Casini. Me lo straauguro per quella brava persona che è Bersani, per il brillante Fassino, per l’onesto D’Alema, per l’intelligente Bindi, per il cinefilo Veltroni. E me lo auguro per Scalfari e i redattori della Re-pubica, per il direttore di Famiglia Cristiana, per quei campioni di imparzialità che sono i santori, i saviani, i fazi, i benigni, i floris…”
Ho fatto una piccola pausa, il tempo per alzare lo sguardo e fissarlo nei suoi occhi. “Non si pone, perché se succedesse, se dopo tutti questi mesi in cui questi personaggi si sono affacciati mattino, pomeriggio e sera davanti ai nostri occhi, nei telegiornali, nei talk show, negli editoriali, nei tazebao, negli striscioni, nei resoconti riservati… e dove ci hanno detto che il Governo non c’è più, che la maggioranza non c’è più, che Berlusconi è finito, che se ne deve andare.. e dove ci hanno detto che i numeri ci sono, che li hanno contati e ricontati… e insomma dove ci hanno persino convinto (non a me, però) che, abbattuto il governo non bisogna però andare alla elezioni perché il Berlusca rivincerebbe anche quelle… ebbene, se dopo tutto questo, si arrivasse al 14 e risultasse che il Cavaliere ha ancora la fiducia… no Dario, no Dario. Non avverrà; non potrà avvenire. Ne sono sicuro.”
“Ma.. se succedesse?” ha domandato (facendo un grosso errore) Dario.
“Dario, se succedesse tutti quei personaggi sarebbero travolti dalla più grande alluvione di merda della storia. Una alluvione di una portata tale che quelle di Firenze, quella del Polesine e lo tsunami che devastò il Pacifico in confronto sarebbero pioggerelle primaverili. Se penso alla quantità a alla qualità di merda che si abbatterebbe su tutta quella gente sprofondandola nel pubblico ludibrio e in una situazione più penosa che ridicola.. se penso alla difficoltà a all’altezza dei salti mortali che, dopo la votazione, sarebbero costretti ad affrontare; se penso alla libidine esagerata del Cav e dei suoi amici… no Dario. Non me lo auguro. Un po’ di carità cristiana ce l’ho anche io e sotto Natale, voglio esercitarla. Spero quindi, con te, che quelli anti-Cav abbiano fatto bene i loro conti. Per il loro bene. E anche per te”.
Poi, visto che non ribatteva, gli ho sorriso: “Buon Natale, amico mio”.

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