Missione del blog

Il Biri, il socio più anziano titolare della celebre Agenzia (*), ha l'abitudine, da anni, di annotare i suoi pensieri, le sue osservazioni e gli avvenimenti che gli accadono (anche i meno memorabili) in un taccuino che non mostra a nessuno e del quale è gelosissimo.
Ora, avuto il permesso di visionarlo, l'ho trovato per certi versi interessante (come tutto quello che concerne il Biri) e gli ho chiesto perché non lo pubblicasse in un blog. Impresa disperata: il Biri non sa usare nemmeno il telecomando del televisore, figuriamoci il computer! Impietosito ho deciso di aiutarlo e pertanto ecco qui il blog con le pagine del taccuino del Biri che potrete leggere e commentare ricordando sempre che il sottoscritto non si prende alcuna responsabilità del contenuto essendo il suo contributo solamente quello di una collaborazione tecnica e poco più.


Per saperne di più, leggere il post dal titolo: Ouverture.
R.M.

(*) L'Agenzia di Ascolto e Collaborazione Morale della quale parlerò appronditamente in un prossimo futuro su queste pagine.

Roberto Mulinacci

L'imparzialità

lunedì 7 marzo 2011

Ma cos'è tutta questa ricerca spasmodica di imparzialità? Si legge l'articolo di un quotidiano (come ad esempio: "La Repubblica" o "Il Giornale"), si dice (o solamente si pensa): non è imparziale e si compra la Gazzetta dello Sport o Novella 2000. Si assiste a un talk show televisivo (come ad esempio: "Ballarò" o "Porta a porta"), e subito si pensa: non è imparziale, e, via telecomando, si va sull'Isola o su "Ballando con le stelle". L'arbitro della partita assegna un rigore alla squadra avversaria?; ovvio: non è imparziale. Il giudice emana una sentenza?: parziale, parzialissima. La maestra mette un 3 al nostro amato pargolo?: insegnante non imparziale (e puttana, si pensa).
Si scorrono le pagine di Televideo: le notizie non ci sembrano imparziali. E ancora: si ascolta un comizio (basta un minuto); si legge il volantino che ci viene messo in mano dallo scioperante di turno; il nostro sguardo è attirato da un manifesto elettorale; si ascoltano le Previsioni del tempo: ahi ahi, non c'è imparzialità. Disperati si scorre con lo sguardo l'Oroscopo: quanto ad essere imparziali peggio che andar di notte. (A pensarci bene solo gli annunci mortuari ci sembrano imparziali, ma forse perché non ci si sofferma su più di tanto).
E così, ognuno si accalora, o si indigna, o si scandalizza per la mancanza di obiettività dei giudizi e delle notizie; siano esse stampate, viste, lette, udite o raccontate ci appaiono tutte indifferentemente partigiane, schierate, parziali. E questo non ci va. Ma perché? mi chiedo. Perché, posto che lo potessero, le notizie dovrebbero essere imparziali?
Si sa che il vizio di fondo nasce dalla natura stessa della notizia: un fatto esterno narrato (o descritto, raccontato, commentato) ad altri. Nella maggior parte dei casi il fatto in questione è accaduto a una parte; poi un'altra parte si preoccupa di raccontarlo ad un'altra ancora.
Si dà il caso però che il fatto, raccontato (posto che se ne sia in grado) così com'è, nudo e crudo, può danneggiare qualcuno o gratificare un altro. Ecco allora che, poiché il narratore del fatto è lui stesso parte in causa come amico, simpatizzante, cliente, avversario, nemico personale o odiatore professionista di una delle parti che intervengono in quel fatto, la notizia che ne risulta è mirata (con tutta una manfrina di obiettività di superficie e una parzialità di fatto) a diffamare o a elogiare, di volta in volta, una delle due parti.
Del resto come si sa la Verità non esiste (o almeno non appartiene a questo mondo); la Verità è una bugìa non ancora scoperta, ha detto qualcuno, e allora, se persino su avvenimenti storici di portata universale a distanza di secoli non si sa ancora esattamente chi fu che fece cosa e perché, come si può pensare di ottenere la verità su avvenimenti contemporanei che potrebbero danneggiare coloro che sono i nostri punti di riferimento?
E allora, ecco che ogni notizia (e per notizia intendo: articolo di giornale, riga di televideo, voce di Wikipedia, domanda di intervistatore, capitolo di libro di testo, sondaggio di società di statistica, offerta telefonica di prodotti, soggetto di fiction televisiva, biografia storica, indagine di mercato, etichetta di ingredienti, commento di avvenimento sportivo, avviso a comparire di Autorità giudiziaria, classifica di gradimento, elenco di presenti ad una manifestazione, numero di partecipanti ad un convegno e chi più ne ha più ne metta), viene data non per quello che comunica, ma in base al suo TED (Tasso di Elogio e Danneggiamento).
Prima di dare una qualsiasi notizia (o formulare qualsiasi domanda o articolare qualsiasi risposta o commentare qualsiasi avvenimento) il bravo giornalista, preparandola, si chiederà: "Quale può essere il suo TED?" (Tradotto: "Quanto può danneggiare il mio avversario? Quanto può gratificare il mio amico?") ed agirà in base al valore risultante.
Inutile quindi aspettarsi imparzialità da queste parti. Prendiamo le notizie per quello che sono: professioni di lealtà ad una persona e/o ad un'idea. Per leggere qualcosa di imparziale non ci resta che fare una visita al cimitero dove, scartando tutte le epigrafi mortuarie (ovviamente esageratamente parziali), potremo sbizzarrirci a leggere le date di nascita e di morte dei defunti; se qualcuno non ha barato sull'età anche da morto, a quelle, ma cautamente, ci si può credere.

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