Missione del blog

Il Biri, il socio più anziano titolare della celebre Agenzia (*), ha l'abitudine, da anni, di annotare i suoi pensieri, le sue osservazioni e gli avvenimenti che gli accadono (anche i meno memorabili) in un taccuino che non mostra a nessuno e del quale è gelosissimo.
Ora, avuto il permesso di visionarlo, l'ho trovato per certi versi interessante (come tutto quello che concerne il Biri) e gli ho chiesto perché non lo pubblicasse in un blog. Impresa disperata: il Biri non sa usare nemmeno il telecomando del televisore, figuriamoci il computer! Impietosito ho deciso di aiutarlo e pertanto ecco qui il blog con le pagine del taccuino del Biri che potrete leggere e commentare ricordando sempre che il sottoscritto non si prende alcuna responsabilità del contenuto essendo il suo contributo solamente quello di una collaborazione tecnica e poco più.


Per saperne di più, leggere il post dal titolo: Ouverture.
R.M.

(*) L'Agenzia di Ascolto e Collaborazione Morale della quale parlerò appronditamente in un prossimo futuro su queste pagine.

Roberto Mulinacci

Il Qualunquismo

giovedì 25 agosto 2011

Davanti ad una birra lui (Dario), e ad un karkadé freddo io (sono probabilmente l'unico a chiedere e ad ottenere senza essere mandato aff... un karkadé freddo; per questo vado in quel bar), stavamo belli comodi (aria condizionata, ambiente in penombra, niente comitive casinare nei paraggi) a discorrere saltando di palo in frasca pur sapendo che, prima o poi, il discorso là, sarebbe andato a finire.
Il primo a rompere gli indugi, c'è da dirlo?, è stato il mio amico, stremato da cinque minuti e passa di conversazione dove gli argomenti erano (non nell'ordine) il gran caldo che fa, lo spettacolare davanzale che ci aveva la nuova cameriera, e quanto potevamo aspettarci dalla vecchia Robur nel prossimo campionato di Serie A.
"Che mi dici di questa crisi?" ha chiesto improvvisamente. Poi si è messo in attesa della risposta che mi sono, per il momento, ben guardato di dargli. Beh, il fatto che non parlassi di un argomento che, ne era certo, mi stava a cuore, ha messo il mio amico in una situazione nuova e inaspettata; aveva ancora lui la mano e doveva rilanciare.
"Io vorrei proprio sapere di chi è la colpa di questa situazione. Te che ne pensi?" ha chiesto di nuovo. L'ho guardato come se la sua domanda mi avesse distolto da pensieri più importanti (era vero: stavo cercando di indovinare la misura di reggiseno della cameriera), poi, mettendomi seduto ben comodo sulla poltroncina di vimini che mi ospitava, dato un gran sorso alla caraffa di karkadé e assicurandomi che la ragazza non fosse a portata di voce, ho detto, serio: "Penso che sia perlomeno una sesta. Forse una settima, se ne esistono".
Mi ha guardato stupito: per un nanosecondo non aveva capito. E' stato un attimo: "La quinta" ha sentenziato sicuro e io non ho controbattuto: su certi argomenti Dario è assolutamente inconfutabile.
Ma la crisi, anzi la Crisi, era nell'aria: evidente, inevitabile, ineludibile; impossibile far finta di niente.
"Sai, Biri" ha esordito Dario "secondo me la colpa non è del Berlusca. O perlomeno non tutta. Una buona parte sì, però" ha lanciato là come per caso. Beh, il sasso era stato tirato: prenderlo in faccia o cercare di ributtarlo dall'altra parte.
"Secondo me" ho esordito lentamente (e ho visto Dario che si accingeva ad aprir bene le orecchie, per capire "veramente" come la pensassi al riguardo visto che non era mai sicuro di comprender bene quello che gli dicevo),
"secondo me la colpa morì fanciulla. Voglio dire che per trovare i responsabili veri della situazione così come ce la stanno delineando bisognerebbe risalire un bel pò indietro nel tempo. Ci dicono che la crisi è finanziaria e che la colpa è di certi sconosciuti e cattivissimi broker che, come si trattasse di giovani irresponsabili che aggeggiano con macchine non ben definite di cui non conoscono il funzionamento e i meccanismi, un giorno sì ed uno no si mettono a vendere e comprare azioni e obbligazioni rischiando di mandare in bancarotta non solo le aziende titolari delle azioni stesse, ma persino gli stati che sarebbero né più né meno che le Nazioni sovrane, nel caso nostro la nostra beneamatissima Patria, l'Italia che Dio ce la conservi. Il problema è invece un altro e consiste in una degenerazione della forma di Governo che ci ostiniamo a chiamare Democrazia la quale, a lungo andare, perde ogni connotato autoritario anche là dove, una qualche forma di autorità è necessaria. In nome della democrazia si dà voce a tutti, si mettono sullo stesso piano le opinioni di tutti, si rinuncia volentieri a forme che possano sembrare vagamente coercitive e si ricerca sempre il consenso, il dibattito, il compromesso e il tutto immerso in una forma talmente dilacquata di non esercitata autorità che alla fine ogni tipo di autorevolezza cessa e, come converrai, mancando l'autorevolezza lo Stato, o qualunque altro Ente che lo rappresenta cessa di esistere. La degenerazione della democrazia è l'anarchia e l'anarchia, rinnegando il concetto di autorità, semplicemente frende impossibile intervenire per modificare gli eventi. Stai attento, amico mio, non voglio dire che la democrazia è un male e che, per esempio, la dittatura è un bene. Solo che la degenerazione della democrazia (che comporta l'impossibilità di intervenire quando, dove e come sarebbe richiesto), porta alla fine ad un tipo tutto speciale di anarchia non dichiarata dove tutto è permesso e tutte le idee hanno lo stesso diritto di essere professate e riconosciute come valide in modo che la differenza tra il bene e il male, il giusto e l'ingiusto, l'onesto e il criminale diventa così flebile nel mare magnum di un relativismo che mettendo acriticamente tutte le idee sullo stesso piano le riconosce tutte. In tale situazione (che è quella che stanno vivendo le ex-grandi Democrazie occidentali) è evidente che, senza un rigurgito di dittatura (sperando che il dittatore sia illuminato), la fine di ogni convivenza civile è sicura. Ecco il punto. Ci siamo spinti talmente in là con la democrazia, con i relativismi, con l'abrogazione del concetto stesso di sanzione sociale, con il garantismo spinto fino al grottesco, che non solo non si può, ma non si sa nemmeno più quale era il diritto o l'interesse da difendere.
E quindi ecco che un Berlusca, (ma un Bersani, o un Casini non potrebbero agire diversamente), dietro la minaccia della crisi (che significa fine dello stato sociale e di ogni qualsivoglia sviluppo) vengono "consigliati" da organismi esterni (la famigerata Europa) a porre in essere certe misure. L'Europa (o i mercati, o gli investitori esteri) dettano le regole, il governante le recepisce in una manovra che presenta senza crederci preoccupato solo delle reazioni di quelli che protesteranno reputandosi colpiti dalle misure stesse. A quel punto la manovra viene disconosciuta, modificata, annacquata, o ritirata a seconda della forza di coloro che protestano. 
Lasciamo stare i cosiddetti politici: di destra o di sinistra, in buona fede  o meno, corrotti o corruttori, onesti o disonesti, non sono che poveri uomini in balìa di eventi che ormai non possono più controllare. La sovranità alla quale abbiamo abdicato è ora in altre mani, le decisioni che contano si prendono altrove, a Bruxelles, nelle capitali europee, nelle Agenzie di rating e nei saloni delle Borse per adesso, prima che giungano altri padroni (che già si stanno preparando...), padroni più determinati, più autoritari, meno "democratici" e provenienti da più lontano. Allora ci sarà la vera Crisi, quella che determinerà la fine prima dello status quo e successivamente della nostra civiltà tout court." E qui ho fatto stop.
Essendomi di nuovo dedicato al karkadé ecco che Dario è (finalmente) sbottato: "Ma che pessimismo! Che Cassandra che sei! Accidenti come la vedi nera!". Era preoccupato Dario, così, dopo che la cameriera è venuta a liberare il tavolo dai nostri bicchieri ormai vuoti, ho pensato bene di tirarlo su con il morale: "Dario; non dirmi che ci sei cascato! O non l'hai capito che scherzavo? Figùrati se è il caso di avvilirsi per la degenerazione della Democrazia o di prendere sul serio questa... questa crisi. Se la Democrazia è in crisi ci resta sempre il benedetto Qualunquismo. Finché c'è la salute, ci pagano la pensione, non vengono a tirarci fuori di casa per mandarci a dormire sotto un ponte e ci si può permettere di andare in un bar come questo a prendere un karkadè freddo ma di che crisi si parla? E, a proposito dimmi: ma l'hai vista bene? A me parrebbe una sesta." Dario, per una volta, non ha risposto.

Ma cos'è questa crisi?

venerdì 12 agosto 2011

Dopo alcune migliaia di anni (da quando esiste la Storia) in cui l'Uomo ha compiuto passi da gigante sulla via del Progresso, proprio ora che la Globalizzazione Integrale pareva (ed è) sul punto di compiersi e le Potenze Occidentali si dannano per diffondere a destra e a manca i semi meravigliosi della Democrazia, della Giustizia e dell'Uguaglianza Religiosa; proprio adesso che il Benessere Sociale e Solidale stava per impiantarsi definitivamente nell'Europa Unita (oltre che nell'America Puritana e Multiculturale).. ecco che: BANG!! o che è? E' arrivata la Crisi.
La gente non se ne rende conto. Si guarda intorno, smarrita. Prova a scorrere le articolesse dei giornali, a chiedere lumi agli amici considerati più informati sulla situazione... Niente. Nessuno ne sa niente. Nessuno vuol dire niente.
Ma come? ci si chiede (o almeno dovremmo chiederci): o se fino a ieri andava tutto a gonfie vele. Il Governo aveva appena rifinanziato le missioni militari all'Estero (che costano; oh, se costano! E non solo in quattrini), aveva dato il via al progetto per il Ponte di Messina, studiava di tagliare la pressione fiscale (prima della fine dell'Anno!: aveva dichiarato perentoriamente) ed ecco che, all'improvviso: Aiuto, ragazzi!! Che c'è? C'è che non ci sono più soldi. Perché? Perché i cattivi investitori esteri non ci vogliono prestare più i soldi di cui abbiamo bisogno per andare avanti e noi non sappiamo come riuscire a far cassa. (Traduzione: i nostri BTP non tirano più e se non ce li comprano non ci s'ha un soldo per far cantare un cieco; per renderli ancora appetibili dobbiamo pagare più interessi e così facendo va a finire che tutta la ricchezza prodotta dalla Nazione va a finire in interessi pagati ai Paesi esteri).
Cosa è successo? Chi è stato? Come, è perché? Di chi è la colpa? (Uno vorrebbe che qualcuno rispondesse a queste domande...)
La risposta arriva a stretto giro di posta con interviste reticenti e autoassolventi dei membri della Casta. La risposta è la seguente (con varie sfumature): "La colpa non è di nessuno e se è di qualcuno non è nostra". Dicono tutti così. Proprio tutti.
Si fanno le domande (poche, impaurite, vaghe) ai vari ospiti dei telegiornali e pare di rivedere un nastro già visto e appena riavvolto.
Il Governo e la Maggioranza (la Maggioranza! Ma di che?) danno la colpa rispettivamente a: I Governi precedenti (dell'altra parte politica), la Congiuntura Economica, le Borse, le Agenzie di rating, le Banche, la Mafia, la Germania, la Francia, la Cina e, dulcis in fundo, l'onnipresente Facebook.
L'Opposizione dà la colpa a: Il Governo in carica.
La gente non ci si raccapezza; avverte solo un puzzo di fregatura che la dice lunga sui rimedi che "Gli Innocenti" (così si autodefiniscono quelli della Casta dominante) si apprestano a varare.
Che poi hanno due soli requisiti: far pagare agli altri (la gente normale) i danni che loro (quelli della Casta) hanno provocato.
E così prepariamoci ad allentare, ancora una volta, i cordoni del borsellino.
Se così facendo la Crisi sarà sconfitta, vedremo sfilare ancora in TV i soliti noti a dirci quanto sono stati bravi (loro! non noi che abbiamo pagato!), se invece la Crisi continuerà daranno la colpa a qualche cosa di imprevisto (oroscopo? macchie solari? effemeridi sfavorevoli?) e andranno a godersi i loro immeritati guadagni da qualche parte lasciando volentieri il timone del comando a qualche altro incapace che ci martirizzerà con misure ancora più dure, velletarie e inefficaci delle loro.
"Ma tu sei troppo pessimista! (li sento di già, i commenti). E poi, che proposte avresti, sentiamo un pò".
Calma, calma per favore. Innanzitutto non sono io a dover fare proposte per risolvere questa popò di Crisi Mondiale. Ce l'abbiamo o no una Classe Dirigente? (Io penso di no, ma sorvoliamo). Dovrebbe essere lei, la Classe Dirigente che, una volta che ha sbagliato ogni previsione non prevedendo non dico la Crisi, ma addirittura ipotizzando il Risanamento dello Stato entro 3 anni (Il Risanamento!! Entro 3 anni!!); dovrebbe essere lei, la Casta insomma, a trovare modi e mezzi (ma che non siano sempre e solo i "nostri" mezzi) per sconfiggere la speculazione internazionale.
Ovviamente non ci riuscirà. Nessuno può riuscirci. Perché la Storia parla di declino irreversibile dell'Occidente e la Storia non può essere cambiata. Solo, ho un sogno. Nel sogno vedo tutti i parlamentari, i governanti, il Presidente della Repubblica, i Presidenti delle Commissioni e quelli delle Camere, e poi i portaborse, i segretari, gli esperti economici, i gruppi consiliari, i gruppi parlamentari, i deputati europei e chi più ne ha più ne metta, li vedo, dicevo, sfilare in corteo per le vie principali della città, e, in diretta televisiva e in HD, li vedo presentarsi uno per uno davanti alle telecamere a dirmi (a me, ma anche a te, a tutti quelli che "veramente" sono vittime della situazione): "Scusami tanto ma non sono stato all'altezza della situazione". Poi, senza clamore, ordinatamente e in silenzio, vedo il lungo corteo muoversi verso il porto (nel mio sogno la mia città ha un porto) dove tutti salgono la scaletta per essere imbarcati (muniti di un biglietto di sola andata) su un transatlantico (nel sogno lo vedo già,  bello grosso come ci vuole) che, lévate le ancore, si dirige in mare aperto e sparisce, presto, oltre l'Orizzonte.

Le misure contro la crisi

mercoledì 10 agosto 2011

Certo che così non se lo sarebbero mai aspettato. Quando Silvio, tre anni orsono, stravinse le elezioni ottenendo una maggioranza parlamentare schiacciante, Bersani, Franceschini e la Bindi (per non parlare di D'Alema) se l'erano vista parecchio ma parecchio brutta. Ma come? Dopo tutti gli attacchi che gli avevano portato (supportati da tutta la stampa cosidetta "indipendente", da tutta la magistratura cosidetta "imparziale", dalle reti televisive più colte e prestigiose), il Cav non solo rivinceva le elezioni, ma lo faceva in modo da porre seri dubbi sulla stessa possibilità di un'opposizione di sinistra in Italia.
"O Dio bonino, ma proprio a noi doveva capitare una cosa così" si lamentava la Rosy, passeggiando nervosamente su e giù per le stanze della Sede del PD, incapace di trovar pace. "Mo bada ben, Rosy, che io me lo sentivo. Ma mica così? Socc'mel, ma dove l'è che abbiamo sbagliato?", Bersani non si capacitava. Cercava invano di incontrare lo sguardo di Franceschini, che, zitto zitto, in un angolino, faceva finta di parlare al telefonino per non essere costretto, lui, segretario del partito in carica, a dare spiegazioni.
Solo D'Alema rideva sotto i baffi. "Mi volevate fare le scarpe, eh?" sogghignava "O ciucciatevi il Berlusca, tiè!" Quasi godeva della sconfitta.
Poi però le cose erano cambiate. Cominciò quel ciucchettone di Tartaglia a dare una bella scossa al Cavaliere: mica un colpo da niente, quasi gli aveva portato via un occhio! Berlusconi non fece una grinza, ma ci sformò. Poi venne la D'Addario, la escort con registratore incorporato che se ne venne a "la Repubblica" a raccontare per filo e per segno, il prima e il dopo, il sopra e il sotto, il davanti ed il didietro delle sue serate ad Arcore. Berlusca, da quel signore che è, glissò su tutta la faccenda, ma un pochino vacillò. Eccoti poi la moglie, la Veronica, che, in quanto coniuge cornuta, si vide riconoscere in sede di divorzio certi alimenti che ci avrebbe mangiato una nazione intera. Berlusconi, signorilmente pagò, ma cominciò ad inc..arsi. Poi vennero, di seguito una all'altra: richiesta di incarcerazione per i diritti Media Trade; l'affaire Mills; lo scandalo a luci rosse delle seratine allegre trascorse in dolce compagnia (Ruby e company) a Palazzo Grazioli, ad Arcore, a Villa Certosa e in qualunque altro luogo atto allo scopo; e poi il rimborso miliardario a De Benedetti; lo scisma di Fini...
Ce n'era da ammazzare un toro. Il Berlusca, per la prima volta era veramente alle corde come un pugile suonato. Pareva che da un momento all'altro, bastava chiederlo, e il dittatore nero sarebbe stato ignominiosamente defenestrato spalancando le sale dei bottoni dei Palazzi che contano alla vittoriosa Opposizione, che, c'era da giurarsi, in brevissimo tempo avrebbe restaurato tutto il suo armamentario culturale fatto di concertazioni, dibattiti, commissioni, comitati e compagnia che, sempre all'ombra dell'intoccabile Resistenza (e della bandiera del Che Guevara; ci se n'era scordati?) avrebbe riportato il progressismo ai massimi vertici del potere indecisionale.
O allora, che stava succedendo? O perché il Cavaliere Nero era sempre lì? O perché non se ne andava ora che anche lui sembrava stanco, ora che anche i suoi lo stavano velocemente scaricando?
Era avvenuto un fatto.
Il fatto era che l'Italia stava cominciando ad andare ineluttabilmente a rotoli e per cercare di risollevarla c'era bisogno di chiedere sacrifici (e duri, e tanti) alla gente. Sì, insomma, ci voleva qualcuno che avesse la faccia tosta di ripresentarsi davanti al popolo con tutto lo stesso armamentario di leggi e leggine che: aumenta una tassa di qua, togli un'esenzione di là, aumenta i ticket ospedalieri, metti le accise sulla benzina, sposta in avanti l'età pensionabile, aumenta il prezzo di sigarette, tram, treni, autostrade, asili nido, tasse scolastiche e IVA.. avrebbe permesso di rimandare il crack di qualche anno preservando nello stesso tempo la Casta dominante dalla perdita di uno solo dei suoi incoffessabilissimi, immeritatissimi ed esageratissimi privilegi.
Rosy, Franceschini, D'Alema, Fassino, Vendola e tutti i capi del glorioso partito che fu una volta il P.C.I. si erano guardati negli occhi.
"Ragazzi" aveva detto la Rosy quando si accorse che nessun altro avrebbe preso la parola; "Se noi andiamo al governo e prendiamo una sola di queste misure impopolari, siamo finiti. Estinti. Distrutti. Non ci voteranno più nemmeno gli immigrati clandestini del Saharawi, nemmeno le prostitute senegalesi del Raccordo Anulare, nemmeno i black block del Leoncavallo, nemmeno le gang del No-Tav nonostante tutto quello che abbiamo fatto per loro".
Passarono un minuto in silenzio.
"E se, che so?" azzardò Franceschini "Proponessimo l'aumento dell'età pensionabile per tutti?"
"Spiègati bene" chiese minaccioso D'Alema.
"Volevo dire" balbettò Franceschini "Anche per noi della Casta.."
"Cosaaa?" Il grido all'unisono spaventò il giovane democratico al punto che questi non osò replicare e se ne uscì a fare due passi tutto impermalosito.
"Ho trovato. Per far digerire le misure al popolo potremmo mettere una grande tassa sui beni di lusso. Diamanti, Limousine... yacht..." azzardò la Bindi.
D'Alema la incenerì con lo sguardo: "A Rosy.. pensa un pò ai cazzacci tua" le fece tutto incavolato. La poverina non osò replicare.
Alla fine convennero che sarebbe stato meglio tenersi Berlusconi almeno fino a che non avesse aumentato le tasse, alzato le tariffe e rivisto l'età pensionabile. Loro si sarebbero fatti vivi dopo, per denunciare i provvedimenti filofascisti di un governo di destra.
Per adesso era meglio lasciar stare. Attendere. Defilarsi. Tenere basso profilo. 
"Ma allora" fece Bersani "Dovrò anche smettere di chiedere ogni minuto le dimissioni del Cavaliere?"
"Meglio lasciar perdere, per ora" gli fece piano D'Alema, "Fagli fare queste leggi impopolari e vedrai che fra poco, passata l'emergenza, il Cavaliere non ci sarà più". 
E mentre quello, sconsolato, si allontanava; "E nemmeno tu" fece, come parlando tra sé e sé.


Un anniversario

lunedì 8 agosto 2011

Domani (9 Agosto) è l'anniversario di un avvenimento che non voglio, come accadrà, far passare sotto silenzio. Domani è il 56.o anniversario di una delle più grandi catastrofi belliche e "morali" di tutti i tempi, un crimine talmente efferato e talmente abnorme nella sua terribile ed ingiustificata portata che, come spesso accade per le stragi commesse dai vincitori (che, in quanto tali, controllano tutte le fonti di diffusione del pensiero), si tende a minimizzare, ad edulcorare, a nascondere nei suoi incoffessabili propositi e nelle sue modalità d'uso o, peggio, a giustificare.
Il 9 Agosto 1945 gli americani infatti sganciarono la seconda bomba atomica su Nagasaki dopo che la prima, lanciata 3 giorni prima su Hiroshima non aveva prodotto l'effetto sperato, e cioè quello di provocare la resa del Giappone.
Nell'Agosto del 1945 il nazismo (ed il fascismo) erano già stati definitivamente sconfitti. Hitler si era suicidato, Mussolini era stato fucilato e l'Europa, libera da dittature, si stava già faticosamente apprestando alla ricostruzione.
Restava solo la guerra nel Pacifico, una guerra combattuta tra americani e giapponesi i quali, in maniera inaudita e inaspettata da tutti, si rifiutavano di arrendersi e davano filo da torcere (e quanto..) alle straponderanti forze statunitensi. Il coraggio e l'abnegazione dei giapponesi stupiva il mondo (almeno per quanto i mass media occidentali lasciavano, loro malgrado, capire). La Russia, aderendo ad una precisa richiesta degli Stati Uniti, aveva aperto il secondo fronte in Estremo Oriente invadendo la Manciuria ed il Giappone era ormai solo contro tutti, solo contro le più forti potenze mondiali. Ma resisteva. Non cedeva. E questo gli americani, che volevano ad ogni costo una vittoria "tutta americana"per rafforzare la loro nascente ma incontrastata ed irresistibile egemonia mondiale, nata, cresciuta e sviluppatasi proprio grazie (absit iniuria verbis) alla Seconda Guerra Mondiale, non potevano accettarlo.
Non potendo quindi venire a capo del conflitto in tempi accettabili con mezzi puramente bellici decisero (e tale scelta resterà per sempre come un'onta irreparabile nella storia non solo della loro Nazione, ma dell'Uomo in generale) di venire a capo dei loro nemici ricorrendo al Terrore.
Il lancio della bomba atomica sulle due grandi città giapponesi, fu pertanto pianificato, programmato ed effettuato nell'ottica di provocare il maggior numero di morti possibile, la maggiore strage di civili innocenti che fosse mai stata provocata da esseri umani in così poco tempo (esclusa, forse, quella susseguente al bombardamento di Dresda, voluto un anno prima, e per le stesse orribili "ragioni" da Churchill), le più terribili devastazioni e le conseguenze più dolorose, inenarrabili e protratte nel tempo di sempre.
Sotto le bombe si volatizzarono, o bruciarono, o subirono ferite atroci che li martirizzarono per il resto delle loro vite, centinaia di migliaia di persone, la stragrande parte di esse composta da inabili per il fronte: vecchi, donne e bambini. 
A loro oggi va il mio commosso ricordo.
Il giorno seguente al lancio della bomba su Nagasaki (10 Agosto 1945), il Giappone chiese l'armistizio.
La Seconda Guerra Mondiale, la guerra di Satana, era finita.

Qualcosa è cambiato

martedì 2 agosto 2011

Ho rivisto Dario dopo molto tempo. Strano, non mi è sembrato cambiato: stessa andatura, stesso aspetto giovanile, stessa "Repubblica" nella tasca della giacca. "Ciao!" mi ha fatto gioviale, e poi "Come va? Lo sai che ti trovo cambiato?". Mi duole dirlo: aveva ragione.
Il fatto è che con la politica, i politici, i giornali che parlano di politica, i talk show che si occupano di politica, insomma con la Politica in generale (ed anche e soprattutto in particolare) non mi ci diverto più. Sono invecchiato? Certo che sì, ma non credo che sia questo il motivo. Vedo tutto sotto un'altra luce da un pò di tempo a questa parte e il teatrino della politica che va in scena (a nostre spese) su ogni TV, giornale o dibattito che sia, ha cominciato a disgustarmi. Gliel'ho spiegato a Dario, mentre ci avviavamo a passo lento verso il nostro solito bar.
"Ci credo" ha fatto sorridendo "Non ti ci diverti da quando anche a te è caduto il paraocchi. Sul tuo amico Berlusca, voglio dire.". L'avrei strozzato, Dario, per quel modo punto affatto signorile di affrontare le questioni. L'avrei strozzato, ma non l'ho fatto. Perché? Aveva ragione.
Nonostante le (o meglio: grazie alle) mie affermazioni di indipendenza e di libertà ideologica e intellettuale devo dire che il Berlusca, per un certo periodo, mi aveva colpito.
Insomma, un uomo che da imprenditore di successo si candida a principale avversario delle sinistre, fonda dal nulla un partito, si candida alle elezioni politiche e le vince, strappando la maggioranza ai comunisti che, dopo il terrore giustizialista e la fine della DC pensavano già di avere il comando del Paese.. beh, ditemi voi se non è un soggetto interessante da seguire. Anche, e soprattutto, dal punto di vista estetico (in senso artistico). Per anni il Berlusca ha vinto ogni specie di battaglia politica nella quale si è impegnato portando alla disperazione gli orfani del comunismo e determinando la fine della carriera politica di innumerevoli avversari; poi, proprio all'indomani della vittoria definitiva, quella che avrebbe potuto far fare a lui e al suo partito il vero salto di qualità permettendogli di realizzare il suo programma... beh, proprio allora, tutto si è sgonfiato. Il re si è scoperto nudo. Peggio: inetto, e proprio nel campo che pensava di dominare: il governo di una intera nazione. Gli italiani gli hanno detto: volevi la maggioranza? Eccola, bella e corposa: ora facci vedere di cosa sei capace. S'è visto: niente. Nisba. Nothing, come dicono a Londra.
La magistratura ci ha messo del suo, certamente, così come le debolezze carnali del Nostro, e le campagne di diffamazione dei giornali di De Benedetti, e Santoro e i santorofili televisivi e chi più ne ha più ne metta... ma, siamo seri. Non ha fatto niente di quello che aveva detto, niente di quello che aveva promesso. Alla resa dei conti ha fallito. E' fallito.
Beh, che dire? Mi dispiace. Ma non per lui. Dopotutto non credo che si ridurrà a chiedere l'elemosina col piattino agli angoli delle strade come vaticinava D'Alema. Mi dispiace per gli eredi del comunismo, l'ideologia che, morta dappertutto, in Italia vive e prospera grazie ad una casta occulta che controlla ogni apparato dello Stato e pensa (e spesso ci riesce) di far breccia sulle menti deboli spacciandosi per colta, progressista, intelligente, brillante e spiritosa mentre non è altro che presupponente, e vive e vegeta solo grazie ad una immensa prosopopea che rinverdisce continuamente, impedendo di fatto qualsiasi esame storico, miti intoccabili e parole d'ordine desuete.
"Caro Dario" gli ho fatto quando, dopo dieci secondi, mi sono deciso a rispondergli, "non è per il Cavaliere che mi dispiace, ma soprattutto è per me. Vedi, svegliarsi e scoprire che la persona nella quale riponevi certe speranze ti ha tradito non è bello. Ed è umiliante  e a me non va di essere o sentirmi umiliato. Mantengo la mia libertà ma mi sento tradito. Perché non onorare le promesse è il peggior modo di tradire e dimostrare di aver paura è ancora peggio e fuggire o rimangiarsi la parola data è imperdonabile.
Vedi, Dario. Il Berlusca a me, fa un pò pena. E' fuor di dubbio che sia rincoglionito (a lui la parola non piacerebbe ma la sostanza esatta è questa), e questo può esser dovuto all'età, ai mille malanni che lo affliggono e agli attacchi che ha ricevuto, sia quelli fisici che quelli portatigli dalla magistratura rossa; entrambi, anche se non lo dà a vedere lo hanno scosso profondamente. Ora sta conoscendo tutti i gradi del decadimento fisico, morale e di leadership. La sua vita privata, escludendo i successi professionali) è stata un insieme di fallimenti (un divorzio fallito per sua colpa che gli costa una fortuna, puttanelle di ogni specie che lo ricattano, persone che lo sfruttano a sangue). Come Capo del Governo ormai non riesce a portare avanti un provvedimento che è uno, senza che Napolitano, la magistratura, l'Alta Corte (come la chiamano), la cosidette Parti Sociali o, in mancanza d'altro, i suoi alleati gli si mettano di traverso. E lui che fa? Si ritira in buon ordine, senza dare troppo nell'occhio, magari raccontando che lui quel provvedimento non lo voleva neanche presentare. Poi fa un accordo con Gheddafi, un accordo che sarà pur disprezzabile ma porta innumerevoli vantaggi al nostro Paese, e neanche un anno dopo si trova, dietro ordine di Napolitano, a bombardare quello che definiva suo amico. Dice che vuol ridurre le tasse e aumenta le tariffe; dice di voler abolire le Province e ne istituisce di nuove. E' arrivato al punto di non farsi più vedere in giro. Aspetta con trepidazione il compimento della legislatura per vedere cosa sarà di lui, della sua famiglia e delle sue proprietà. Non si occupa d'altro. Non decide più niente, non comanda più niente e i suoi lo abbandonano. E lui la notte sogna che tutti cospirano contro di lui e vorrebbe sparire, dormire, o non essere mai nato. Mi fa pena per questo. Ma mi fa anche un pò schifo".
Dario mi ha guardato stupito: queste parole da me non se le sarebbe mai aspettate. Ma non potevo proprio farci niente.