Missione del blog

Il Biri, il socio più anziano titolare della celebre Agenzia (*), ha l'abitudine, da anni, di annotare i suoi pensieri, le sue osservazioni e gli avvenimenti che gli accadono (anche i meno memorabili) in un taccuino che non mostra a nessuno e del quale è gelosissimo.
Ora, avuto il permesso di visionarlo, l'ho trovato per certi versi interessante (come tutto quello che concerne il Biri) e gli ho chiesto perché non lo pubblicasse in un blog. Impresa disperata: il Biri non sa usare nemmeno il telecomando del televisore, figuriamoci il computer! Impietosito ho deciso di aiutarlo e pertanto ecco qui il blog con le pagine del taccuino del Biri che potrete leggere e commentare ricordando sempre che il sottoscritto non si prende alcuna responsabilità del contenuto essendo il suo contributo solamente quello di una collaborazione tecnica e poco più.


Per saperne di più, leggere il post dal titolo: Ouverture.
R.M.

(*) L'Agenzia di Ascolto e Collaborazione Morale della quale parlerò appronditamente in un prossimo futuro su queste pagine.

Roberto Mulinacci

THREE IMAGINARY KILLERS - (1) - La congiura

lunedì 31 ottobre 2011

Al riparo da sguardi indiscreti, in una saletta segreta nota solo a loro tre, le porte d'ingresso sorvegliate da quattro No-TAV armati fino ai denti di estintori e sampietrini, la Camussa, Maria Rosaria e Gargamella, schiumavano rabbia da tutti i pori.
Davanti ai loro occhi ancora increduli, una pila di quotidiani freschi di giornata, ammucchiati disordinatamente sul tavolo di  rovere della Sede piddiìna, metteva implacabilmente in mostra i titoli con cui si annunciava al mondo intero la ferale notizia: l'odiato Cav l'aveva sfangata ancora una volta; l'Europa, lungi dal rigettarla, aveva dato fiducia alla manovra varata dal Governo. Il Berlusca, rinfrancato, dichiara di andare avanti. 
Nella piccola stanza tutto tace. Non si ode volare una mosca. L'atmosfera è tipicamente piddiista, carica di sconforto e delusione.
Poi, dopo alcuni minuti di silenzio carico di tensioni pronte ad esplodere fu Rosaria, abbandonando il suo proverbiale parlar forbito, a sbottare:
"La colpa è di quella str...za della Mèrkele e di quel cornuto di Sarkò! Allora, dico io, che le fate a fà le risatine sul nano d'Arcore se poi, quando sarebbe bastato un niente per farlo cadere, vi scusate, dite di esser stati fraintesi e per giunta elogiate le sue misure economiche! Vatti a fidà dei francesi!"
"E pensare che sarebbe bastato poco!" aggiunse di rincalzo la Scioperaia, più incavolata che mai; "bastava fare un comunicato di biasimo, una nota in cui si dichiaravano le misure insufficienti e tutto sarebbe finito.... e invece guarda qui! E ora Quello (la Camussa orgogliosamente non nominava mai l'odiato nemico dei lavoratori) vuole aumentare l'età pensionabile delle donne! Vuole poter trasferire gli statali! Parla di poter licenziare i fannulloni!"
Era troppo. La Guida Suprema dei Proletari d'Italia, la campionessa degli Sfruttati e dei Derelitti, si erse in tutta la sua statura e con gli occhi fiammeggianti, le bionde chiome al vento (tirava un forte vento nella stanza), promise, rivolgendo i pugni al cielo "Ma non passerà! Lo giuro per il Che! Lo prometto per Mao! Maledetto Cavaliere Nero (quando era particolarmente arrabbiata lo chiamava così) tu non prevarrai!".
Ora anche Gargamella (Bersani all'anagrafe) voleva manifestare tutta la sua rabbia e già si era scostato dal tavolo, già si era alzato in piedi, già aveva atteggiato la faccia ad uno di quei suoi ghigni satanici per cui era giustamente temuto dai suoi nemici, già era partito col suo celebre tormentone: "Deve andarsene. Bisogna che Berlusconi dia le dimissioni. Non può restare lì. Deve andar via. Non può più rimanere. Deve fare un passo in..." quando fu interrotto dalle due donne che, trattenendosi per una sorta di rispetto tutto femminile dal mettergli le mani nel muso, gli urlarono all'unisono un vaff...ulo di potenza inaudita, un vaff...ulo tale che spettinò i radi capelli del Segretario, un vaff...ulo la cui eco rimbombò nelle tetre volte della Casa dei Democratici e fu udita persino nella pizzeria "Alla calce ed al mantello", distante oltre duecento metri, piena a quell'ora di attivisti, delegati, portaborse e galoppini democraticissimi richiamati colà dalla pizza alla partigiana, famosa specialità della casa. 
Bersani, compresa l'antifona, si chetò immediatamente, abbassò la testa e da allora e per tutto il resto della riunione, nessuno udì più una sua parola; né del resto il Segretario si adombrò della piccola contestazione ricevuta riservandosi di riproporre quella sera stessa, come del resto faceva da mesi, la sua celebre invettiva antiberlusconiana davanti alle telecamere del TG3 (e questa volta senza pericolo di interruzioni).
"Cosa possiamo fare?" chiese poi, una volta riacquistato il proprio sangue freddo, la Camussa. E proseguì, senza attendere risposta: "Io, detto tra noi, mi sò un pò stufata della solita manfrina dello Sciopero Generale. Lo sapete anche voi, no, cosa succede? Io indico lo Sciopero un mese prima e naturalmente di venerdì per invogliare gli indecisi, organizzo un volantinaggio capillare in tutte le piazze d'Italia, lo promuovo al massimo su RAI3, l'Unità e la Repubblica, e poi?... Ci si ritrova a migliaia a sfilare verso Piazza del Popolo con il collaudato armamentario di tamburi, putipù, trombette e bandiere rosse ma nonostante i cori, gli sfottò, gli slogan progressisti e gli striscioni incazzatissimi alla fine aritònfa! Sempre le stesse facce, sempre gli stessi discorsi davanti allo stesso pubblico: studenti in cerca di una giornata di vacanza, pensionati invogliati da una gita gratis a Roma, i soliti estracomunitari curiosi e poi i Disoccupati Organizzati, i Precari Perenni, i Clandestini Irregolarizzati, i Girotondini, gli Indignatos, i Transessuali Ecologici e le sfigate del "Se non ora quando". Alla fine tutto resta come prima, la giornata è passata e nonostante i titoli entusiasti dei giornali amici il Cav se ne frega, quelli del Governo se ne fregano, la maggioranza delle persone se ne frega e tutto resta come prima. Con il Berlusca a Capo del Governo!!" concluse in un grido disperato.
I tre disgraziati non sapevano dove sbattere la testa. Ma non era dunque possibile defenestrare il Tiranno? "Eterno Marx, non esiste dunque un modo per riprendersi il potere?" pensavano i tre, assai demoralizzati.
Alla fine fu Rosa ad avere un'idea risolutiva. La Presidentessa del Partitone, dopo aver chiesto ed ottenuto silenzio, si rivolse agli altri suoi compagni e disse, come parlando tra sé: "Amici, compagni. Io un'idea ce l'avrei. E' una ipotesi estrema ma, come si dice, a mali estremi estreme misure. E' un'idea che a molti può non piacere, lo dico subito. A me piace" concluse prima di fare silenzio.
"Forza. Spara" la incitò la Camussa che, probabilmente, aveva già capito le intenzioni dell'altra.
"Compagni" fece Rosa "C'è una sola possibilità di liberarci del Dittatore. Bisogna distruggerlo. Annientarlo. Toglierlo di mezzo". Gli altri due, sentendo queste parole e vedendola così determinata non poterono evitare di sentire un brivido scorrer loro nella schiena.
"Parla, dunque" incitò la Camussa, resa arrapatissima da questa situazione dove presentiva odor di sangue, "Dicci ordunque i tuoi proponimenti e noi tutti, noi tutti (e fissò con uno sguardo raggelante Bersani che non osava fiatare) ti seguiremo come un sol uomo".
Appagata dalla risposta dei suoi compari Maria Rosaria rifiatò, bevve un lungo sorso da un bicchiere d'acqua che si trovava per caso sul tavolo e, salita su una sedia, si accinse finalmente a parlare....


(segue)

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