Missione del blog

Il Biri, il socio più anziano titolare della celebre Agenzia (*), ha l'abitudine, da anni, di annotare i suoi pensieri, le sue osservazioni e gli avvenimenti che gli accadono (anche i meno memorabili) in un taccuino che non mostra a nessuno e del quale è gelosissimo.
Ora, avuto il permesso di visionarlo, l'ho trovato per certi versi interessante (come tutto quello che concerne il Biri) e gli ho chiesto perché non lo pubblicasse in un blog. Impresa disperata: il Biri non sa usare nemmeno il telecomando del televisore, figuriamoci il computer! Impietosito ho deciso di aiutarlo e pertanto ecco qui il blog con le pagine del taccuino del Biri che potrete leggere e commentare ricordando sempre che il sottoscritto non si prende alcuna responsabilità del contenuto essendo il suo contributo solamente quello di una collaborazione tecnica e poco più.


Per saperne di più, leggere il post dal titolo: Ouverture.
R.M.

(*) L'Agenzia di Ascolto e Collaborazione Morale della quale parlerò appronditamente in un prossimo futuro su queste pagine.

Roberto Mulinacci

La crisi dei satiri

mercoledì 16 novembre 2011

Bersani era preoccupato. Il Segretario democratico non era abituato a vedersi circondato in casa sua da un numero così imponente di persone; era tutta gente dello Spettacolo quella che occupava l'anticamera della Segreteria piddiina, una piccola folla ma determinatissima a far valere le proprie ragioni e ad ottenere qualche certezza in un periodo dove si addensavano ombre minacciose.
"C'è crisi... Lo sapete che c'è crisi...; Ragionate...; Abbiate pazienza...; cercheremo di venirvi incontro... Non lasciatevi prendere dal panico" diceva Gargamella (per gli amici) a chiunque riusciva ad avvicinarlo ma pochi erano disposti a rassegnarsi o ad ascoltare le parole di generica solidarietà offerte dal preoccupatissimo Segretario.
D'accordo che la crisi c'era, e si faceva sentire per tutti, ma per i lavoratori, anzi: "gli Artisti" dello Spettacolo rischiava di trasformarsi in una vera e propria catastrofe.
"Bisognava pensarci prima!" bofonchiava a mezza voce, ma in modo che tutti la sentissero, Maria Rosaria da Sinalunga; "Abbiamo fatto di tutto per farlo fuori e ora che ci siamo riusciti ci si ritrova a questo? E mi si viene a dire, ora, che nessuno aveva pensato alle conseguenze. Il fatto è che in questo partito non ce n'è uno solo che abbia la stoffa del leader. Non ce n'è uno che ci abbia le palle!" sibilò quando si trovò a passare accanto a Bersani il quale, cercando di farsi piccino piccino, si ingegnava per trovare un modo per trarsi di impaccio.
Alla fine riuscì a sfuggire alla folla di dimostranti tramite un opportuno passaggio segreto che era stato approntato al tempo in cui il Cav aveva vinto le elezioni nell'eventualità che ci fosse bisogno di doversela svignare alla chetichella. Il passaggio portava direttamente in una stanzina laterale con le pareti imbottite dove le urla, le minacce e gli improperi dei facinorosi non potevano arrivare.
Gargamella, ormai abbastanza sicuro di non poter più essere disturbato dai manifestanti fece chiamare anche D'Alema, Franceschini e Fassino in modo da poter mettere insieme un piccolo consiglio (ovviamente democratico) per trovare una soluzione alla situazione incresciosa che si era venuta a creare.
"Ma insomma chi sono? Cosa vogliono?", tutti chiedevano delucidazioni al Segretario.
"Chi sono? Ma li avete visti. Comici tipo Zelig, vignettisti,  conduttori di talk show, giullari televisivi, buffoncelli vari. Insomma, sono i satiri. I satiri antiberlusconiani. Non venitemi a dire che non li conoscete" rispose piccato Garga, poi aggiunse: "Ora sta' a vedere che questi si chiamano fuori! Va a finire che me li sono inventati io! Maledetti!" ringhiava in cuor suo Bersani. 
Però una spiegazione urgeva; era impellente. Il Segretario in due parole mise gli altri al corrente della situazione.
"Il problema è serio, spero l'avrete capito. Con la caduta del Cavaliere tutta questa truppa di comici, battutisti, doppiosensisti, monologhisti e simili, i Cornacchioni, i Vauri, i due Guzzanti, Crozza, Benigni, la Dandini e tutti quelli che hanno vissuto e prosperato finora prendendo per i fondelli il Berlusca, adesso che la vittima designata non c'è più, rischiano di trovarsi disoccupati da un giorno all'altro. Pensate a Santoro. Dopo anni di denunce di complotti di ogni tipo, alla fine riesce ad uscire dalla RAI e a metter su un programma personale e adesso rischia di non avere argomenti da trattare. Nessun deputato da mettere in difficoltà, nessuno da diffamare, nessuna intercettazione da far leggere in diretta.... Mettetevi nei suoi panni. Tra un pò  sarà costretto a fare un programma "normale" e imparziale e non se lo filerà più nessuno."
"Ma tutta questa gente non rischia niente" disse Franceschini che, giovane e inesperto, non aveva capito come girano le cose, in Italia; "Vuol dire che da oggi metteranno nel mirino della loro satira Monti, e oltre a lui frugheranno nella sua famiglia, fra le sue amicizie, le sue frequentazioni, il suo passato. Si concentreranno sui Ministri del suo Governo per trovare spunti alle loro facezie a luci rosse, alle diffamazioni varie, ai doppi sensi, agli anagrammi, alle poesiole divertenti.. Insomma, pensa solo ai nomi: c'è Profumo, c'è Passera... hai voglia a trovar spunti per prendere in giro anche questi! hai voglia a far satira!". 
Gli altri lo guardarono con commiserazione scuotendo la testa; era giovane Franceschini e non aveva capito niente.
"Amico mio" gli fece D'Alema, "non so se lo hai capito ma le cose sono cambiate. Al Governo non c'è più nessuno da poter prendere in giro e se contro i potenti non si può satireggiare la satira muore. Che satira sarebbe quella che mette alla berlina non chi comanda, ma chi è all'opposizione? Insomma l'aria è cambiata. Irreversibilmente. E se i nostri amici "artisti" non se ne sono accorti, peggio per loro; non prevedo giorni facili per quelli che pensano di proseguire come prima. Adesso Monti e tutti quelli del Governo, si chiamassero pure Grullone, Porcellino, Gnocchetta o Discarica, sono intoccabili, inavvicinabili, intangibili. Escludiamo pure il Papa e Napolitano (specie quest'ultimo) e, di quelli che contano non si può più satireggiare nessuno. Ovvio che chi campava sul mettere alla berlina il Cav, ha ragione ad esser preoccupato."
Era il momento delle decisioni coraggiose; era il momento di prendere il toro per le corna. Maria Rosaria convocò tutti i manifestanti nella sala delle riunioni (democratica):
"Signori" disse con il tono delle grandi occasioni guardando negli occhi tutti i giullari della satira schierati davanti a lei (buffoni, imitatori, monologhisti, registi burloni, conduttori, vignettisti, attorini, cabarettisti, santorini, littizzetine, guzzantisti, benignetti, cornacchioni, vernacolieri e chi più ne ha più ne metta) ora che il Cav è stato defenestrato e non conta più una pippa non vi rimane che una cosa da fare."
Nella grande sala si fece un silenzio assordante; non si sentiva volare una mosca. Tutti quegli artisti erano in attesa di sapere quale sarebbe stato il loro futuro. Potevano forse rivolgere i loro strali satirici contro Monti? O su Passera? Potevano mettere alla berlina Fini forse? O fare battute al vetriolo su Napolitano?
La Bindi finalmente parlò:
"Sentite amici. L'unica cosa che potete fare, se non volete dover smettere di far satira, è quella di far finta che non sia successo niente! Cioè, anche se il Berlusca non c'è più ed il suo partito non è più al Governo: sotto! Fate finta che ci sia ancora, che comandi ancora, che opprima il popolo, le classi lavoratrici e gli estracomunitari più di prima! Mettete in ridicolo l'esenzione dell'ICI sulla prima casa e l'espulsione dei clandestini; preparate barzellette sulla Gelmini, sulla Santanché e su tutti i difetti fisici che notoriamente affliggono chi è nel PDL! Se il Cavaliere non c'è più, fregatevene!"
Un applauso scrosciante salutò queste parole. I timori di disoccupazione precoce per quei valenti satiri erano fugati; la Satira Antiberlusconiana Perpetua era ancora viva e lottava con noi.

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