Missione del blog

Il Biri, il socio più anziano titolare della celebre Agenzia (*), ha l'abitudine, da anni, di annotare i suoi pensieri, le sue osservazioni e gli avvenimenti che gli accadono (anche i meno memorabili) in un taccuino che non mostra a nessuno e del quale è gelosissimo.
Ora, avuto il permesso di visionarlo, l'ho trovato per certi versi interessante (come tutto quello che concerne il Biri) e gli ho chiesto perché non lo pubblicasse in un blog. Impresa disperata: il Biri non sa usare nemmeno il telecomando del televisore, figuriamoci il computer! Impietosito ho deciso di aiutarlo e pertanto ecco qui il blog con le pagine del taccuino del Biri che potrete leggere e commentare ricordando sempre che il sottoscritto non si prende alcuna responsabilità del contenuto essendo il suo contributo solamente quello di una collaborazione tecnica e poco più.


Per saperne di più, leggere il post dal titolo: Ouverture.
R.M.

(*) L'Agenzia di Ascolto e Collaborazione Morale della quale parlerò appronditamente in un prossimo futuro su queste pagine.

Roberto Mulinacci

Qualche cosa di buono

giovedì 17 novembre 2011

Il giorno del varo del Governo Monti, Berlusconi era inc..ato nero. "Ma come si fa a dare in mano le sorti dell'Italia a un drappello di antipatici precisini, a dei banchieri, professori, consulenti finanziari e altri illustri sconosciuti senza nessuna esperienza internazionale? In che mani siamo! E Napolitano che pur di sbarazzarsi del sottoscritto ha dato carta bianca a quel... quel...  Economista! Come se bastasse sapere di economia per salvare l'Italia!".
Il Cavaliere non solo non era voluto andare all'incontro in cui il nuovo premier aveva presentato la lista dei suoi ministri, anzi, aveva ostentatamente lasciato spento il televisore per non rischiar di prendersi un'altra arrabbiatura a veder il trionfo del suo successore e a sentir la litania di lodi e apprezzamenti che avrebbero accompagnato la lettura di ogni nome della sua lista.
La sera stessa però, convocò nel suo ufficio personale il fido Fede per saperne di più sulla composizione del nuovo Governo o de "L'illegittimo direttorio", come lo chiamava lui.
Fede cominciò a leggergli la lista dei ministri fermandosi dopo ogni nome per dar tempo all'ex-premier di fare i propri commenti.
"Alla Giustizia c'è una certa Paola Severino" cominciò Fede.
"Bella roba!" commentò il Cav; "Una magistrata comunista! E per di più ricca sfondata! Roba da chiodi!";
"Agli Interni c'è una Prefetto. Anna Maria Cancellieri".
"Fai vedere" disse Berlusconi strappando dalle mani del fido anchor-man la foto che ritraeva la nuova ministra;
"E questa sarebbe una donna! Ma guardala un pò. E' anche grassa, cosa vuoi che faccia. Non se la filerà nessuno. Se penso che hanno mandato a casa la Carfagna!"
"Elsa Fornero al Welfare", proseguì Fede;
"La conosco. Niente di buono neanche lì. Una banchiera, una secchiona. Sconosciuta ai più."
E mentre Fede continuava con la lettura della squadra di Governo, ad ogni nome si sentiva il Berlusca commentare:
"Ma questo chi è! Questo ce lo ha messo Prodi! Questo è antipatico anche quando dorme! Questo è amico di Vendola!" fino a quando Fede gli lesse l'ultimo nome: 
"E poi c'è Corrado Passera allo Sviluppo" fece come en passant, e si mise ad aspettare la reazione del Capo.
Berlusconi lì per lì non rispose. Con il capo abbassato sulla sedia e la mano sulla fronte si vedeva che pensava profondamente.
"Passera, Passera... questo nome non mi è nuovo" faceva grattandosi la testa. Poi, improvvisamente, un largo sorriso gli affiorò sulle labbra, gli occhi, da spenti che erano, tornarono a scintillare come ai suoi giorni migliori, ed il Berlusca scattò in piedi con una agilità insospettabile in un uomo che molti, ormai, davano sul viale del tramonto.
"Quanti ricordi Emilio! Quanti bei ricordi!" fece tutto contento.
Fede si mise in attesa di saperne di più, stupito e felice nel vedere che il suo idolo si era rasserenato.
"Devi sapere, caro Emilio" cominciò il Cavaliere "che quando decisi di scendere in campo mi accorsi con sgomento che di politica non ne sapevo niente. D'accordo che ero un imprenditore di successo, sapevo parlare due o tre lingue, avevo una discreta cultura e una dialettica accattivante, ma di cose adatte per stare al Governo ero assolutamente ignaro. Con la volontà ferrea che mi ha sempre contraddistinto volli pertanto studiare da premier anzi, da statista. Lessi e studiai le biografie dei Padri della Patria, mi iscrissi a superai a pieni voti decine di corsi di aggiornamento sulle Partecipazioni Statali, sui Cambi Internazionali, sulle regole europee di intermediazione. E più di ogni altra cosa, partecipai a corsi su corsi di economia politica, di politica economica, di tecnica bancaria cercando di divenire esperto di fluttuazioni di cambi, esperto nel prevedere le tendenze monetarie e i flussi monetari; tutto questo per diventare un vero leader. E tra gli autori i cui testi più mi aiutarono a divenire quello che sono, devo dire che quelli di Corrado Passera furono i miei preferiti e fra i miei punti di riferimento i più indispensabili.
Lessi e studiai ogni pubblicazione del celebre banchiere cercando di impadronirmi di tutte le tecniche che avevano portato quell'oscuro travet nell'Olimpo degli economisti europei.
I suoi libri erano sempre con me, come compagni fedeli ai quali ricorrere quando ci fosse stato bisogno di prendere qualche importante decisione. Non a Abramo Smith, nemmeno a Weber o a Einaudi; solo il grande economista della Bocconi divenne il mio faro, il mio punto di riferimento, il mio Mentore; quasi una ossessione al punto che dimenticavo perfino di mangiare pur di nutrirmi alle sue teorie. Qualcuno diceva che mi nutrivo di pane e Passera (Corrado). Le sue disquisizioni economiche quasi mi inebriavano. "Ti sei fissato di Passera" diceva mia moglie, preoccupata per questa passione che lei non riusciva a capire. Anche i miei amici se ne accorsero poiché quando uscivamo insieme, non potevo fare a meno di parlare dei lavori di Corrado. "Non fai che parlare di Passera" mi dicevano preoccupati, "Non pensi ad altro".
Ad un certo punto il mio entusiasmo verso questo grande luminare mi portò a dire, senza paura di esagerare, che campavo solo per lui, per i suoi scritti. Vivevo solo di Passera insomma." concluse Berlusconi con una luce malinconica negli occhi.
"Non ne ho mai dubitato, mio Presidente" disse Fede prima di accomiatarsi: lui, il Berlusca, lo conosceva da tempo immemorabile. "Cosa devo dire ai giornalisti che vogliono una sua opinione sulla composizione del nuovo Governo?" domandò poi prima di uscire dalla stanza.
"Di loro che non lo condividiamo ma... non è tutto da buttare. Qualcosa di buono nel Governo Monti c'è. O almeno ci sarebbe." rispose il Cavaliere con un sospiro. Poi si riaccomodò sulla sua poltrona preferita, immerso nei ricordi.



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