Missione del blog

Il Biri, il socio più anziano titolare della celebre Agenzia (*), ha l'abitudine, da anni, di annotare i suoi pensieri, le sue osservazioni e gli avvenimenti che gli accadono (anche i meno memorabili) in un taccuino che non mostra a nessuno e del quale è gelosissimo.
Ora, avuto il permesso di visionarlo, l'ho trovato per certi versi interessante (come tutto quello che concerne il Biri) e gli ho chiesto perché non lo pubblicasse in un blog. Impresa disperata: il Biri non sa usare nemmeno il telecomando del televisore, figuriamoci il computer! Impietosito ho deciso di aiutarlo e pertanto ecco qui il blog con le pagine del taccuino del Biri che potrete leggere e commentare ricordando sempre che il sottoscritto non si prende alcuna responsabilità del contenuto essendo il suo contributo solamente quello di una collaborazione tecnica e poco più.


Per saperne di più, leggere il post dal titolo: Ouverture.
R.M.

(*) L'Agenzia di Ascolto e Collaborazione Morale della quale parlerò appronditamente in un prossimo futuro su queste pagine.

Roberto Mulinacci

La bufala della Majella

domenica 26 febbraio 2012

Questo che state per leggere è un vero e proprio scoop giornalistico. A rischio di grane giudiziarie e mettendo a repentaglio la mia personale incolumità, sono riuscito a rintracciare e ad intervistare colui che più di ogni altro può dire la sua sui noti fatti che hanno occupato le prime pagine dei giornali. E' stato difficile ma, grazie alla mia proverbiale tenacia e ad una notevole dose di fortuna, ecco che posso presentarvi, parola per parola, l'intervista esclusiva che sono riuscito ad ottenere nientepopodimeno che dal celebre "neutrino della Majella", colui che ha fatto parlare di sé tutto il mondo, scientifico e non, per aver affermato, prima di essere scoperto e sbugiardato, di aver percorso il tragitto Gran Sasso-Ginevra in un tempo inferiore di ben 70 miliardesimi di secondo rispetto alla velocità della luce. Al di là di ogni implicazione scandalistica e della mera esposizione dei fatti, l'intervista può contribuire a rasserenare gli animi  esacerbati da quello che è stato definito un duro colpo alla comunità scientifica italiana portando alla luce certi aspetti nascosti o poco conosciuti di ciò che si cela nelle recondite profondità esistenziali degli ultimi degli ultimi, di coloro che non vengono mai presi in degna considerazione: i neutrini.


Biri: 
"Iniziamo l'intervista. Allora, signor.... mi scusi, quale è il suo nome?"
Neutrino:
"La mia denominazione ufficiale è AQSYX/234001/QUIK006, ma se preferisce, durante questa intervista può chiamarmi semplicemente Pippo"
B:
"Bene signor Pippo. Tutti i giornali hanno parlato di quella che è stata definita "la bufala della Majella". Può dirci come è stato possibile che alcuni tra i fisici più accreditati siano caduti in quella che, alla resa dei conti, e per sua stessa ammissione, si è rivelata una colossale panzana? Non avevano misurato accuratamente la sua velocità?"
N:
"Vede, il problema è proprio la velocità. Quella della luce, voglio dire. Dannatamente difficile da misurare, mi creda. Ed è proprio da questa difficoltà che mi è nata l'idea della corsa Gran Sasso-Ginevra."
B:
"Mi scusi, Pippo. Può essere più preciso?"
N:
"Quando ho saputo che ero stato scelto come quello che avrebbe effettuato l'esperimento della corsa fino a Ginevra ho pensato che se potevo mettermi d'accordo con uno dei miei fratelli che abita in Svizzera, la cosa poteva riuscire. Sa, signor Biri, come avviene l'esperimento? Gli scienziati italiani e quelli svizzeri, ognuno davanti ai propri strumenti, si mettono d'accordo telefonicamente. Ad un certo punto, quando tutto è pronto, ecco che quello svizzero inizia il conto alla rovescia. Parte da 10 e decresce di una unità fino a che giunge a 1. Dopodiché urla al microfono: "Ora!" e dal Gran Sasso danno il via al neutrino scelto per la bisogna. Quando questo arriva a Ginevra si stoppa il cronometro e si guarda quanto ci ha messo. La luce ci aveva messo un milionesimo di secondo, più spiccioli. Io, (insomma quello che potevo sembrare io) assai meno. Infatti arrivai a Ginevra addirittura prima che mi dessero il via."
B:
"Scusi, Pippo, non ho capito bene. Vuol dire che lei arrivò a Ginevra, partendo dal Gran Sasso, prima che fosse data la partenza? Insomma, che tagliò il traguardo prima di partire?"
N:
"Proprio così. Arrivai a Ginevra che dovevo ancora partire dal Gran Sasso."
B:
"E' incredibile. Non ci si crederebbe. E come è stato possibile?"
N:
"Come sarebbe stato possibile, vuol dire. Eh già, perché in effetti io non sono mai andato a Ginevra. Ma, se ci fossi andato e ci fossi arrivato ad una velocità maggiore di quella della luce, sarebbe successo proprio così. Sarei arrivato prima di partire. La velocità della luce è la velocità massima, la velocità delle onde elettromagnetiche, la velocità dell'espansione dell'Universo, la velocità del tempo stesso. Viaggiare più veloci della luce vuol dire arrivare prima di partire. Ma, ovviamente, io non feci così. A dirgliela tutta, caro Biri, noi neutrini siamo lenti. Lentissimi. Siamo deboli, senza consistenza e a corto di autostima. Insomma non ci reggiamo bene nemmeno in piedi. Io poi sono particolarmente lento, più di un bràdipo ubriaco. E poi, e me ne vergogno, sono anche un pò pigro. Andare a Ginevra? A piedi? Correndo? Ma, dico, siamo matti?"
B:
"La prego, signor Pippo, non divaghi. Mi racconti per filo e per segno come sono andati i fatti."
P:
"E' semplice. Del resto lei stesso l'aveva scoperto, anzi, se non erro, aveva raccontato la storia della sostituzione di persona... pardon: di neutrino, proprio sul suo blog. Ebbene, le cose andarono proprio così. Al momento del fatidico "Via!" io mi nascosi più presto che potevo mentre, nello stesso momento (anzi, un pò prima) mio fratello AQSYX/234001/QUIK005, detto Fritz, che abita in Svizzera, si palesò improvvisamente nel laboratorio degli scienziati che partecipavano all'esperimento dicendo: "Cucù! Eccomi, arrivo fresco fresco dal Gran Sasso!" Grande sorpresa, applausi, champagne a fiumi! La scoperta del millennio! Il vanto della fisica italiana!"
B:
"E poi? Mi dica, Pippo; poi che successe? Chi fu a scoprire l'inganno?"
P:
"Fu tutta colpa mia e le assicuro che non potrò mai perdonarmelo. L'accordo fra me e Fritz per funzionare non poteva prescindere da una perfetta tempificazione. Era essenziale che, subito dopo la sua apparizione (a mio nome) nel laboratorio svizzero, non mi si trovasse più in quello del Gran Sasso. Ma mentre Fritz fu perfetto a comparire a Ginevra al momento convenuto, io non riuscii ad allontanarmi. Riuscii solo a nascondermi sotto uno zerbino dove, per mia sfortuna, mi trovò, a sera, la donna delle pulizie. Con la mia presenza all'interno del laboratorio, l'inganno fu svelato e, nonostante il professor Zichichi fecesse di tutto perché la notizia non trapelasse, lo scandalo fu troppo grande perché si potesse occultarlo. Il resto, signor Biri, è cosa nota. Ma finché è durato, è stato bello"
B:
"Ma mi dica, Pippo; ora che le modalità di questa truffa scientifica, nota ormai in tutto il mondo come "La bufala della Majella", sono state accertate, mi vuol dire per concludere la nostra intervista cos'è che la spinse a concepire e ad organizzare questa colossale messinscena? Ora che l'inganno è stato scoperto il prestigio della ricerca italiana è andato a farsi fottere, ma nel caso che l'esperimento fosse stato preso per buono, lei cosa ne avrebbe ricavato?"
P:
"Beh, signor Biri, per risponderle devo cercare di rappresentarle la misera situazione esistenziale di noi neutrini. Ignorati da tutti, senza un amico, senza che mai nessuno parli di noi. Guardi me, per esempio. Senza peso, senza massa, praticamente senza consistenza come sono io cosa ci sto a fare al mondo? Intorno a me trilioni di elettroni, nuclei atomici e protoni di ogni tipo sfrecciano a velocità supersonica godendosela un mondo; miliardi di neutroni (che sono dopotutto i nostri fratelli maggiori) si divertono a girare come pazzi nei tunnel del CERN sempre pronti a sbattere su qualche particella consenziente. Li sento i bòtti che fanno! Ed io fremo dentro e mi rinchiudo in me stesso. A cosa servo? mi domando continuamente. Le particelle subatomiche non degnano di un'orbita i tipi come me e, creda, non ce ne è una che si scontrerebbe con il sottoscritto. Un poco le capisco. Una entità infinitesimale come la mia, cosa mai potrebbe offrirle? Ecco come mi è nata l'idea. - Quando l'universomondo parlerà di me, le cose cambieranno! - pensai. E quale miglior occasione di guadagnarsi popolarità che essere il protagonista di un esperimento che avrebbe mandato in soffitta tutte le teorie del vecchio Albert (NdA: Einstein), che avrebbe dato prestigio al laboratorio del Gran Sasso e, di conseguenza, all'Italia intera? Già vedevo miliardi di particelle di ogni massa e valenza atomica correre per scontrarsi con me. Con me, ha capito signor Biri? Con AQSYX/234001/QUIK006, il piccolo e sottovalutato neutrino del Gran Sasso! Ah, destino infame!"
B:
"La ringrazio signor Pippo per la sua disponibilità. L'intervista è finita. Posso fare qualcosa per lei?"
N:
"Ora, signor Biri, voglio solo riposare. La prego mi lasci solo. E tanti saluti ai suoi lettori"

1 commenti:

Gian Canio ha detto...

Amico carissimo,
ho letto con attenzione, come al solito quando leggo.
Ma perché la vien chiamata la BUFALA DELLA MAJELLA, se tutto l'è avvenuto nel traforo del Gran Sasso?
Meglio sarebbe chiamarla, se non 'Bufala', almeno IL (BOVE) CORNUTO DEL GRAN SASSO.
Che ne dice, Sig. Biri?
Salutissimi
g.canyon

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