Missione del blog

Il Biri, il socio più anziano titolare della celebre Agenzia (*), ha l'abitudine, da anni, di annotare i suoi pensieri, le sue osservazioni e gli avvenimenti che gli accadono (anche i meno memorabili) in un taccuino che non mostra a nessuno e del quale è gelosissimo.
Ora, avuto il permesso di visionarlo, l'ho trovato per certi versi interessante (come tutto quello che concerne il Biri) e gli ho chiesto perché non lo pubblicasse in un blog. Impresa disperata: il Biri non sa usare nemmeno il telecomando del televisore, figuriamoci il computer! Impietosito ho deciso di aiutarlo e pertanto ecco qui il blog con le pagine del taccuino del Biri che potrete leggere e commentare ricordando sempre che il sottoscritto non si prende alcuna responsabilità del contenuto essendo il suo contributo solamente quello di una collaborazione tecnica e poco più.


Per saperne di più, leggere il post dal titolo: Ouverture.
R.M.

(*) L'Agenzia di Ascolto e Collaborazione Morale della quale parlerò appronditamente in un prossimo futuro su queste pagine.

Roberto Mulinacci

Mostro cinematografico di Venezia

sabato 1 settembre 2012

Per rendersi meglio conto di come quello attuale sia solo lontanissimo parente (non riconosciuto) di quello che fu il Cinema di una volta, più che mille parole di rimpianto, di rabbia o di sconforto bastano pochi illuminantissimi dati inerenti quella che, con il nome di "Coppa Mussolini" prima e "Mostra internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia" poi, anche oggi, lungi dal dichiarare fallimento per mancanza totale di opere cinematografiche artisticamente valide, viene ostentata come ridicolo vanto da tutta quella miriade di personaggi che la utilizzano solo per alimentare il proprio narcisismo e la propria insopprimibile voglia di apparire ad ogni costo. Che del resto questi cronisti, critici, presidenti di associazioni, politicanti e Alte Personalità non perdano occasione mostrandosi, di elevare lodi sperticate e ingiustificatissime verso prodotti il cui solo merito, semmai ce ne avessero uno, è quello di aver dato lavoro per qualche mese a troupes di cinematografari altrimenti a rischio cassa-integrazione, essendo l'altro e più peculiare obiettivo (quello di essere visti e acclamati dal maggior numero di spettatori ai quali qualunque prodotto cinematografico dovrebbe essere destinato) precluso fin dalla loro gestazione, anzi, dalla loro stessa ideazione. Del resto basta considerare che oggigiorno (e particolarmente, anche se non esclusivamente, in Italia), i film vengono prodotti non da produttori indipendenti che sulle fortune o sull'insuccesso del film rischiano il proprio denaro e la propria reputazione, ma dallo Stato o da sponsor statali o governativi (quali la RAI: a proposito, la Televisione che produce il cinema è o non è roba da matti?), tutti datori di lavoro che sanno benissimo come un soggetto, per essere appetibile, necessiti di alcuni requisiti irrinunciabili: esser riconosciuto di "preminente valore artistico" (!) per usufruire dei contributi statali (in soldoni: lo paghiamo noi); esser gradito ai nostri partner internazionali (per facilitare la sua distribuzione all'estero); non mettersi di traverso alla "political correctness" che ormai imperversa su tutti i campi dove possa estrinsecarsi la creatività, diciamo così, divulgativa o artistica in senso lato.
Ricordiamo alcuni capisaldi dello specifico cinematografico:
I prodotti del Cinema (i film) vengono realizzati per essere mostrati (a pagamento) ad un pubblico, il più vasto possibile, e,
qualunque attribuzione di artisticità ad un film è "sempre" arbitraria e assai poco universalmente riconosciuta anche per la difficile determinazione (nonostante quello che ne pensasse Bazin) dell'Autore di un film. Figuriamoci l'autorevolezza del giudizio di una Commissione Governativa (ergo politica) che riconosca a priori (dato che gli elargisce i finanziamenti) l'artisticità o meno di certi film!
Il fatto è che al Cinema oggi, non ci va più nessuno. Le sale cinematografiche chiudono ovunque e, le poche volte che si riempiono, non lo fanno certo nell'occasione della presentazione delle opere "artistiche" premiate al Festival di Venezia. 
Con queste premesse e questi dati di fatto l'unico modo che potrebbe avere una Mostra d'Arte Cinematografica di onorare il Cinema sarebbe quello (e non sarebbe poco!..) di far rivivere sugli schermi del Lido, e poi nelle sale italiane, i film di una volta, quelli che piacevano, quelli che riempivano le sale, quelli che rappresentavano le emozioni, i sentimenti, quelli che oggi non si sanno (e non si possono) fare più.
Alcuni dati potranno aiutare a comprendere meglio quanto ho affermato fino ad ora cominciando dalle edizioni degli Anni Trenta:
Nel 1932 erano in concorso, tra gli altri:
"Frankenstein" di Whale, "Doctor Jekyll" di Mamoulian, "A' nous la liberté" di Clair; 
nel 1934 vinse "L'uomo di Aran" di Flaherty e Capra presentò "Accadde una notte"; 
nel 1935 erano in concorso: "Anna Karenina" con la Garbo, "Capriccio spagnolo" di Von Sternberg con la Dietrich e "Il traditore" di John Ford;
nel 1936: "E' arrivata la felicità" di Capra (un film che viene riproposto continuamente anche ai giorni nostri):
nel 1937: "Carnet di ballo" di Duvivier e "La grande illusione" di Renoir;
nel 1938: "Olympia" della Riefenstahl e "Biancaneve e i sette nani" di Walt Disney;
nel 1939 "L'angelo del male" di Renoir...e così via ngli anni successivi, tutti film (per i quali si può applicare l'attributo di "artistico") acclamati dai pubblici di tutto il mondo (nonché campioni di incassi) che sono entrati a far parte non solo della storia del cinema, ma della nostra cultura "tout court".
Per quanto riguarda il dopoguerra basta ricordare il 1946 anno in cui erano presenti alla Mostra: "Amanti perduti" di Carné, "Paisà" di Rossellini e "Enrico Quinto" di Laurence Olivier; negli anni successivi la Mostra ospitò (e a volte premiò) i migliori film del Cinema Internazionale, moltissimi dei quali sono anche oggi riconosciuti di valore assoluto...
E oggi?
Diamo una veloce occhiata ai film che hanno vinto la manifestazione negli anni Duemila (spero di riportare senza errori i nomi dei registi):
2000: Leone d'Oro a "Il cerchio", di tale Panahi, iraniano; il Premio Speciale della Giuria andò a... Buddhadeb Dasgupta per "Uttara";
2001: "Monsoon Wedding" di Nair e "Canicola" di Seidl; 
2002: "Magdalene" di Peter Mullan e "Oasis" di Lee Chang-Dong;
2003: "Il ritorno" di Zviagintsev e "Zatoichi" di Kitano;
2004: "Il segreto di Vera Drake" di Leigh e "Mare dentro" di Amenabar;
2005: "I segreti di Brokeback Mountain" di Lee e "Les amants reguliers" di Garrel;
2006: "Still Life" di Zhangke e "Cuori" di Resnais;
2007: "Lussuria" di Lee e "Redacted" di De Palma;
2008: "The Wrestler" di Aronofsky e "Bumaznyj soldat" di Aleksey german jr. (roba da chiodi!);
2009: "Lebanon" di Maoz e "Soul Kitchen" di Akin;
2010: "Somewhere" di Sofia Coppola (questo l'ho visto ed mi è parso veramente mediocre) e "Esssential Killing" di Skolimovsky;
lo scorso anno infine vinse il Leone d'Oro "Faust" di Sokurov mentre il Premio della Regià andò a "Terraferma" di Crialese.
Avete letto tutto? Avete capito quale è il problema? Quanti di voi hanno visto non dico tutti, ma almeno uno dei film qui sopra elencati? Quanti di questi film hanno la più remota possibilità non solo di poter esser rivisti negli anni che verranno, ma anche di essere semplicemente ricordati al di fuori delle semplici statistiche. La verità è che nessuno (al di fuori di chi li ha fatti e, forse, di chi li ha premiati e recensiti) li ha visti. E anche a chi li avesse voluti vedere non sarebbe stato possibile perché la stragrande maggioranza di quei film NON SONO MAI STATI PROIETTATI AL CINEMA. Una Mostra del Cinema premia dei film "artistici" che la stessa distribuzione cinematografica non reputa opportuno far vedere agli spettatori (prevedendo verosimilmente che la gente non andrebbe a vederli)! Un pittore che dipinge dei quadri prima di seppellirli nel giardino di casa! Poeti che scrivono poemi per poi stracciarli dopo averli declamati a pochi intimi! Avete capito perché il Cinema è finito e quello che va in onda ogni anno a Venezia corredato da sovraesposizione mediatica non è che un vuoto simulacro di quella che fu definita la Settima Arte?
Si tiene in vita un morto (il Cinema) per scopi triviali (guadagnarci sopra del denaro pubblico). Vergognatevi!
Beh, ora che mi sono sfogato, visto che piove, vado a rivedermi "Cantando sotto la pioggia" (di Stanley Donen, con Gene Kelly). E so che non resterò deluso.


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