Non avendo notizie del Biri da un sacco di tempo, decido di andare a trovarlo.
Suono il campanello: niente; risuono: nessuna risposta. Suono più a lungo (insomma, infilo il dito nel campanello e non lo levo più) e resto a vedere.
Dopo tre minuti buoni si sente borbottare qualcosa al citofono; la serratura scatta. Entro, salgo le tre rampe di scale che sollevano il Biri al di sopra del mondo di noi umani e lo vedo, lì, sulla porta, mezzo addormentato, con la barba lunga e senza occhiali (il Biri è cieco come una talpa).
Eppure il Festival non si guarda e non vi si va (spendendo una marea di soldi) per ascoltare le canzoni. E i cantanti non vanno al Festival della canzone nemmeno per cantarle. E i giurati (esperti o popolari) non votano per far vincere la canzone migliore. E se la canzone vincente non sarà cantata da nessuno, non sarà trasmessa dalle radio, non venderà dischi e non scalerà le classifiche dell'hit parade, ebbene, non interesserà nessuno. Al Festival si va, il Festival si vede, il Festival si commenta perché è un totem mediatico nazionale, anzi, è l'unica manifestazione nazionalpopolare (concordo in questo con quanto disse un noto presentatore) della nostra nazione. Ci sono le migliori canzoni? No, anzi. Quest'anno non ne ho sentita una che meritasse di essere riascoltata e quando si parla delle migliori si intende "le meno peggio". La maggior parte erano canzoni loffie, o ruffiane, o stupide; tutte si segnalavano per mancanza di originalità e assoluta mediocrità musicale; alcune facevano schifo. Gli interpreti poi. I pochi cantanti dotati di una qualche personalità o di una certa notorietà che erano caduti nel trappolone e si erano decisi a parteciparvi mettendosi in lizza con cinque o sei giovanotti resi noti dai reality musicali, si sono visti buttati fuori a calci dalle giurie popolari che hanno premiato, con una valanga di voti telefonici, la canzone più brutta per melodia, più stupida per testo, e interpretata perdipiù dal cantante (chiamiamolo così) più mediocremente insipido nell'apparire, ruffiano nel presentarsi e, comunque, assolutamente banale e dimenticabile nel cantare.
Eppure il Festival ha monopolizzato le trasmissioni televisive e le pagine degli spettacoli dei quotidiani per una settimana intera decretando, in questo caso sì, una svolta storica. Da quest'anno in poi il Festival, svuotato di interpreti veri, noti e conclamati (i quali, tuttalpiù e dietro lauto compenso potranno degnarsi di parteciparvi come "ospiti speciali") si trasformerà in una enorme vetrina mediatica dove potranno trovare notorietà, risonanza e conforto tutte le varie istanze (per carità: tutte nobili, legittime, democratiche eccetera eccetera) a favore, ad esempio: dei lavoratori a rischio licenziamento o della ricerca per questa o quell'altra terribile malattia. Vi sarà la possibilità di promuovere l'ultimo spettacolo dell'attore o del comico di turno, poi sarà la volta dell'intervista alla protagonista (nel bene o nel male) del momento e così via. Insomma un mix tra Maurizio Costanzo Show e Amici in cui i coniugi Costanzo, sotto l'egida di Mamma Rai faranno sotto altre forme lo stesso programma di sempre. Le canzoni, quelle chi proprio le vuole, se le scarichi da internet o si compri un CD. Non taroccato, mi raccomando."
Silenzio. Si sente solo il ronfare del gatto del Biri, acciambellato sulla poltrona accanto al medesimo.
La politica? Il cavaliere? I massimi sistemi?
Alla prossima volta.