Missione del blog

Il Biri, il socio più anziano titolare della celebre Agenzia (*), ha l'abitudine, da anni, di annotare i suoi pensieri, le sue osservazioni e gli avvenimenti che gli accadono (anche i meno memorabili) in un taccuino che non mostra a nessuno e del quale è gelosissimo.
Ora, avuto il permesso di visionarlo, l'ho trovato per certi versi interessante (come tutto quello che concerne il Biri) e gli ho chiesto perché non lo pubblicasse in un blog. Impresa disperata: il Biri non sa usare nemmeno il telecomando del televisore, figuriamoci il computer! Impietosito ho deciso di aiutarlo e pertanto ecco qui il blog con le pagine del taccuino del Biri che potrete leggere e commentare ricordando sempre che il sottoscritto non si prende alcuna responsabilità del contenuto essendo il suo contributo solamente quello di una collaborazione tecnica e poco più.


Per saperne di più, leggere il post dal titolo: Ouverture.
R.M.

(*) L'Agenzia di Ascolto e Collaborazione Morale della quale parlerò appronditamente in un prossimo futuro su queste pagine.

Roberto Mulinacci

BIRI RUNNER

mercoledì 30 marzo 2011

Ho visto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare…
… vedette delle forze armate italiane che forzano un blocco di pescatori italiani per permettere a centinaia di clandestini tunisini di sbarcare in Italia…
… il Presidente della Repubblica Italiana che dichiara Festa Nazionale l’Anniversario del Centocinquantesimo Anniversario della Costituzione del Regno d’Italia… (*)
… il Capo di Stato italiano che, interrogato sui timori dei residenti (italiani) allarmati per l’invasione di clandestini nordafricani che dopo aver fatto terra bruciata a Lampedusa si apprestano ad essere indesiderati ospiti di tutte le Regioni italiane, dichiara che non c’è da preoccuparsi e che non bisogna cedere “né all’allarmismo, né al vittimismo”…
… la dichiarazione di D’Alema che auspica a breve un arrivo di 30 milioni di immigrati…
… E poi… e poi…
Credetemi: ho visto cose che voi umani……”
(*) Come tutti sanno (o dovrebbero sapere) il 17 Marzo 1861 il Re di Sardegna Vittorio Emanuele II assunse il Titolo di Re d’Italia. E’ bene ricordare che in quel tempo la Capitale del Regno era Torino, che Roma e il Lazio non facevano parte dell’Italia come non ne faceva parte il Veneto e il Friuli. Anche Trento e Bolzano erano austriache e così pure Trieste. Parlare di Unità d’Italia nel 1861 quindi è una cantonata colossale (o una bugìa malamente confezionata).

LA POSTA DEL BIRI. Sciaboletta

martedì 22 marzo 2011

Preg/mo Signor Biri,
allora, senza nemmeno rendercene conto, eccoci in guerra con la Libia (pare). Senza dubbio chi ha preso questa difficile decisione l’ha ponderata bene. O no?
Filiberto De Concedis
Risponde il Biri:
“Caro Filiberto,
cavolo se l’ha ponderata bene! Secondo gli obiettivi che si prefiggeva direi: benissimo! Lì (nella stanza dei bottoni intendo) non c’è mica Miccìo! (mitico personaggio eponimo di persona sciocca, ignorante, inetta e non degna di considerazione). Lì tutti cervelloni, tutte persone che hanno studiato, che conoscono i sentimenti della Nazione che rappresentano e che sanno considerare sia i rischi che si corrono sia i vantaggi che si possono ricavare da una decisione importante. E così in poche ore dopo aver studiato attentamente lo scenario politico attuale e quello presumibile futuro, hanno dato uno sguardo alla situazione economica, finanziaria e geopolitica italiana e, dopo aver ben esaminato i pro e i contro per il popolo italiano, le aziende italiane, i sentimenti italiani e gli interessi italiani, hanno preso la decisione più efficace, la sola possibile tra tutte quelle a disposizione per lo scopo che evidentemente si erano prefissi e cioè: fare il massimo danno all’Italia, alle sue industrie e alla sua gente; metterne a repentaglio l’economia, la cultura e le finanze; pregiudicare i suoi fabbisogni energetici; dare un colpo alle speranze di uscire dalla crisi; evidenziare platealmente la nostra incapacità di prendere decisioni autonome e vantaggiose per gli interessi della Nazione; promuovere, agevolare e incentivare il previsto, e a questo punto inarrestabile, tsunami migratorio che sta già cominciando ad intaccare il concetto stesso di Italia come Nazione libera e indipendente (alla faccia del falso Anniversario testè demenzialmente festeggiato).
Non aveva forse il raìs (un dittatorello da operetta tragica, afflitto da megalomania sanguinaria ma ormai considerato sostanzialmente innocuo al punto da esser dichiarato addirittura: “amico”) il diritto di cercar di reprimere una rivolta armata sul suo territorio? Chi avrebbe fatto diversamente al posto suo, sia pure si fosse trattato di uno stato “democratico”? Cosa fece l’Inghilterra nelle Falkland? E gli USA a Grenada? E’ stata istituita la “no fly zone” sulla Cina quando i cinesi hanno massacrato il popolo tibetano? Che succederebbe se domani una fazione politica impugnasse le armi e scendesse in strada per cercar di rovesciare il Governo? Come si comporterebbero i governanti? Non avrebbero il diritto di difendersi? E gli altri Stati avrebbero sarebbero legittimati ad intervenire militarmente a favore dei rivoltosi? In nome di che, di quale diritto, di quale ragione? E chi sono poi questi rivoltosi, definiti subito da tutti gli ex-pacifisti “combattenti per la libertà”, “popolo in armi per la democrazia”, e anche “partigiani”? Ma chi l’ha detto (loro no) che, se, come è ormai inevitabile, prevarranno, porteranno in Libia la democrazia, l’uguaglianza tra uomini e donne, la separazione tra stato e religione, la difesa dei diritti umani e la libertà d’impresa? E se (come, più che probabile, è certo), portassero invece al potere il fondamentalismo, la repressione, l’oscurantismo, il supporto al terrorismo internazionale? Chi li ha armati? Perché ci siamo mossi a loro difesa senza accertarsi chi sono, cosa vogliono, chi sono i loro leaders, cosa si prefiggono, da dove vengono?
Nonostante il nostro leader (mi riferisco a Napolitano ovviamente: il Berlusca, occupato a difendersi dai processi bunga-bunga e preoccupatissimo per gli ultimi risultati del Milan in campionato, ha abdicato di fatto a comportarsi da Presidente del Consiglio) venga a raccontarci che “non è una guerra” e che “non si poteva fare altrimenti” una decisione autonoma l’abbiamo presa: quella di abdicare al ruolo di partner privilegiato con la Libia consegnandolo di fatto alla Francia.
E poi c’è il problema migrazione. Quella che con Gheddafi si poteva sperare potesse essere una migrazione “dolce” e controllabile, si appresta a diventare la più grande calamità che l’Italia abbia mai conosciuto: un vero e proprio tsunami dal quale, a differenza di quello che ha colpito il Giappone che, c’è da giurarci, tra cinque anni sarà più forte di prima, non ci riprenderemo più. Milioni di nord africani provenienti da tutte le nazioni che si affacciano sul Mediterraneo si dichiareranno “libici” per avere lo status di rifugiati di guerra; queste persone arriveranno in Italia per restarci e noi (non la gente: chi comanda), per far vedere che non siamo “fascisti” e che ci distinguiamo dai “leghisti”, non potremo farci niente. Quelli che arrivano sono tutti uomini, la maggior parte giovani, e pronti a tutto. Non sanno far niente o quasi ed esauriti in breve tempo i pochissimi posti di lavoro ancora disponibili, si riverseranno per le strade, per le piazze, intaseranno i parchi, le stazioni, ogni spazio, ogni luogo. Vorranno mangiare, dormire,  e (scusate la franchezza) scop… (sono tutti maschi e adulti); avranno bisogno della nostra assistenza medica, vorranno luoghi per professare la loro religione, prima o poi si opporranno ai nostri usi, al nostro stile di vita, ai nostri simboli religiosi… Ci colonizzeranno, ci impoveriranno e noi non potremmo farci niente mentre la Francia, l’Inghilterra, la Germania staranno a guardare. Con le nostre sole forze, la partita è persa. E che è persa lo dimostra anche la scellerata, ingiustificabile, stupida, autolesionista, costosissima e masochistica decisione di attaccare militarmente la Libia. Che Dio ci aiuti.
E ora, dopo l’inusitato sfogo, lascia, caro Filiberto, che ti confessi la mia meraviglia nel vedere tutti gli ex-vetero-neo-post ecc. ecc. “comunisti”, cambiare dall’oggi al domani da internazionalisti a patrioti (grazie a Napolitano e alla Festa per l’Unità (sic!)) e adesso da pacifisti a interventisti (grazie sempre a Napolitano e alle sue esternazioni).
Ma come: gli aerei che bombardano i libici partono dalle nostre basi e non si vede uno straccio che è uno di tutti quei variopinti cenci multicolori (chiamati orgogliosamente “bandiere della Pace) che non più di tre anni fa sventolavano ai balconi dei progressisti-pacifisti-solidali e “culturalmente avvantaggiati” compagni d’antan? Nessuno che protesti, nessuno che si chiami fuori? Nessuno che dice che si tratta di una bella “carognata” anche nei confronti di un mascalzone delinquente come Gheddafi che, occorre ricordarlo, fino a ieri era stato accolto, omaggiato e salutato da tutti i capi di governo che si sono succeduti alla guida dello Stato come un vero amico dell’Italia?
Qualcuno si preoccupa perché teme (“teme” !), che la gente si stia allontanando dalla politica. Datemi uno straccio di ragione per non farlo!!

Postilla
Proprio ora la TV ha detto che il nostro ineffabile Ministro degli Interni (stante la perdurante assenza del Cav sul ponte di comando di una nave che affonda) ha annunciato che le Regioni, le Provincie e i Comuni, interpellati al riguardo, si sono detti pronti ad accogliere 50.000 migranti. Il Ministro, facendo come Napolitano che una settimana fa dichiarò “nessun vittimismo e nessun allarmismo” sul problema (probabilmente considerato una esagerazione) dei cosidetti “migranti”, ha detto che la cifra di 50.000 accoglienze risolverà l’emergenza degli arrivi dal Nord Africa, facendo finta di non sapere che 50.000 arriveranno in un mese! In un anno, stando così le cose, gli arrivi si conteranno nell’ordine delle centinaia di migliaia (anche se le TV e i giornali progressisti non ce lo diranno mai), e quando saranno arrivati nessuno potrà scacciarli! L’Italia, senza una politica di dissuasione e di respingimenti diventerà tutta una grande Lampedusa! Chi ha a cuore le sorti della nostra Nazione, così tanto esaltata in occasione dellla bischerata dell’Anniversario, si svegli! Lasci perdere lle ideologie e le convenzioni del "political correctness"! Domani sarà tardi! Svegliatevi ora! Svegliamoci tutti!”

LA POSTA DEL BIRI. Centocinquanta!

mercoledì 16 marzo 2011

Caro Biri,
puoi dirmi come devo comportarmi per la Festa del 150.o Anniversario dell’Unità d’Italia? Sono comunista da sempre (ho dato i miei voti prima al PCI, poi a Rifondazione e adesso – per disperazione -  al PD) e ricordo come fosse ieri il caposezione del mio Circolo ARCI che ci parlava di internazionalismo, ci insegnava che la Patria non esiste e che il tricolore è la bandiera dei fascisti e dei cretini; da noi solo bandiere rosse! (e quando il rosso non fu più di moda, arcobaleno).
Ora però, improvvisamente, il mio Circolo Culturale (sì, insomma, la vecchia Casa del Popolo) si sta riempiendo di simboli risorgimentali. Roba da non crederci: bandiere tricolori a tutte le finestre, un bel nastro bianco-rosso-verde a contornare il ritratto di Gramsci e, prima del dibattito (ogni sabato sera, c’è un dibattito), intoniamo a squarciagola “La canzone del Piave”!
E poi tutti a chiedere ai compagni più anziani, chè loro a scuola l'avevano studiato, qualche aneddoto piccante su Cavour e la Contessa di Castiglione, o imprese gloriose della vita di Garibaldi e di Bixio. I giovani più ambiziosi, per mettersi in vista, si sono offerti (visto il successone di Benigni a Sanremo) di commentare i versi de “La bella Gigogin” e lo stesso responsabile politico da qualche giorno arriva al Circolo con una coccarda tricolore fiammante all’occhiello. E tutto da pochissimo tempo; diciamo da quando Napolitano se ne è uscito con questa bell’idea dell’Anniversario dell’Unità d’Italia e che tutti dobbiamo onorarla ed essere fieri del nostro Paese e guai a boicottarla o a far finta di niente. Ma non era comunista anche lui? Ma cosa succede? E soprattutto: sbagliamo ora o avevamo sbagliato prima?
Con ossequi
Rocco Barulli

Risponde il Biri:
“Caro Rocco,
secondo me non hai motivo di preoccuparti; sono certo che, in fondo in fondo, le cose non sono cambiate e, fossi al tuo posto, non mi fascerei la testa. La linea generale del glorioso vecchio Partito, e oggi del PD, è sempre la stessa: internazionalista,  proletaria e rivoluzionaria.
E’ solo che i suoi Dirigenti, visto che le cose per loro e per il Partito che dirigono non si affrettano a cambiare (il Berlusca è sempre lì da secoli e, d’accordo che i giudici lo sanno quello che devono fare, ma non è mica proprio stragarantito che riescano a mandarlo a casa senza passare dalle elezioni) una regolatina alla strategìa, un aggiustamento di mira ideologico (ma piccolo piccolo e provvisorio) si impone, e per due validissimi motivi: fare un dispetto alla Lega e recuperare una parte del vecchio elettorato missino.
Il primo, si comprende da sé. La Lega avanza nel Nord e rischia di fare proseliti anche nelle tradizionali Regioni rosse; meglio quindi cercar di combatterla portando la tenzone su un piano “nobile” e con un argomento forte, “di pancia”, come l’Amor di Patria, piuttosto che cercar di sfidarla su alcuni temi pericolosamente popolari come l’immigrazione selvaggia, l'aumento della delinquenza, le intercettazioni telefoniche, e le troppe tasse che vanno a Roma.
Il secondo motivo sta nell’ordine delle cose. Come è noto Fini, in pieno delirio di onnipotenza, ha sfasciato quello che restava del vecchio MSI; anche le sue parole d’ordine. Dei cavalli da battaglia programmatici della vecchia Destra (Dio, Patria e Famiglia), almeno uno, la Patria, è restato relativamente libero, a disposizione del miglior offerente dal momento che la Lega lo combatte e il PDL esita a servirsene elettoralmente.
“Mio!” ha detto subito il PD e in quattro e quattr’otto ecco che ne ha fatto una bandiera, una parola d’ordine, un Valore. Una ideologìa centenaria basata sul superamento del concetto di Stato Nazionale, e del contrasto feroce ad ogni forma di nazionalismo per non parlare del patriottismo ecco che, per motivi utilitaristici, butta a mare le vecchie certezze, ripudia le vecchie dottrine e rivendica, orgogliosa, la propria Italianità.
Ed allora, in fretta e furia, rottamate, se ancora esistevano, le bandiere rosse, le bandiere Arcobaleno e persino quelle piccoline con la silhouette nera della testa del Che al centro, ecco che i tricolori progressisti cominciano a spuntare nei cortei di protesta, nei circoli culturali, nei centri sociali, nei festival democratici e nelle sagre popolari; bandiere belle, solari, colorate, garrule, allegre, sventolanti ed irridenti (oltre che tremendamente ironici) che si prendono, a dire il vero, una bella rivincita.
Ma comunque, se non riesci ad imparare a memoria l'Inno di Mameli non ti devi preoccupare; secondo me questa vampata di sacro furore patriottico e nazionalista che ha contagiato il partito che fu di Gramsci e di Turati ma che oggi è solo di Bersani e della Bindi, non dura. Resisti. Per dirla con i "martinitt" delle Cinque Giornate: "dura minga". Non può durare.

LE PRIORITA'

mercoledì 9 marzo 2011

Le priorità del momento, si sa, sono i processi al Berlusca. Per processarlo alla svelta, anzi, alla sveltissima, ne hanno fatte e ne stanno facendo di tutti i colori. A parte la consistenza penale dei “cosidetti” reati che a me sembra ridicola (sono gli unici nella storia giudiziaria italiana che non siano stati denunciati da presunte parti lese; gli unici in cui non ci siano vittime), a parte la sottrazione all’imputato del proprio giudice naturale, è incredibile il frenetico fervore che i magistrati di Milano mettono nel perseguimento del loro vero obiettivo: umiliare il Cav ostentandolo davanti alla gogna mediatica e, va da sé, condannarlo – o si fa finta di credere alla fantomatica “imparzialità” delle toghe rosse? – nella speranza che questo basti per cacciarlo dalla guida del governo (dato e assodato che con libere e democratiche elezioni nessuno della loro parte politica  riuscirà mai, Berlusca vivente e in campo, a prevalere).
Per questo obiettivo viene utilizzato di tutto: intercettazioni illegali, spiate di ogni tipo, maldicenze di corridoio, teoremi ridicoli, prorogazione delle scadenze dei termini, depenalizzazione dei reati commessi contro il premier (l’eroe Tartaglia, ritenuto innocente per aver scagliato una statuetta in viso al Cav è stato subito e precipitosamente scarcerato e messo al sicuro. Non è stato nemmeno condannato a risarcire la sua vittima risarcendogli le spese mediche sostenute per curarsi la parte colpita: il premier ha dovuto pagarsi tutto di tasca sua; “tanto i soldi ce li ha”, è stato il gelido commento dei magistrati), rigetto di tutte le eccezioni a difesa, accoglimento di tutte le aggravanti, composizione del collegio giudicante “ad hoc”, e così via.
Ovvio che, con tutte queste premesse, e magari dopo aver scorso, sia pur di sfuggita, “la Repubblica” o intravisto “Ballarò”, è facile, anche a non voler essere o diventare berlusconiano, perlomeno “fare il tifo” per lui. Non c’è nemmeno bisogno di essere di destra. Basta tenere in giusto conto la democrazia e la giustizia (non la magistratura).
Nel frattempo, mentre la classe politica, i mass media ed i giudici sono occupati con cose come queste o come l’inaudita e demenziale “Festa del Centocinquantesimo Anniversario dell’Unità d’Italia”, migliaia di clandestini nord-africani sbarcano ogni giorno, non solo incontrastati, ma accolti, soccorsi, sfamati, ospitati e curati, sulle nostre coste. Ognuno di essi ci costa circa 55 euro al dì (il che significa che, se in un anno arrivassero  200.000 clandestini – cifra stimata al grande ribasso -, essi ci costerebbero, e solo per il primo anno, oltre 4 miliardi di euro – 8mila miliardi di vecchie lire-. Se si considera che questo prezzo si dovrà pagare ogni anno da ora in poi e che il flusso, in mancanza di deterrenti credibili, aumenterà, ecco che ne risulta una cifra mostruosa, insostenibile per qualsiasi Stato occidentale. Sono soldi che verranno sottratti ai futuri pensionati, ai malati, agli scolari, alle opere pubbliche, alla vita quotidiana di coloro che li hanno, prima guadagnati, e poi versati nelle casse dello Stato. Ieri i migranti sbarcati sono stati  1400, in una settimana  10.000 (come una piccola cittadina). In un anno centinaia di migliaia. Tutti vengono senza un vero motivo (non si tratta, come ben si sa, di “rifugiati politici”) che non sia quello di godere delle nostre libertà e del nostro tenore di vita evitando però qualsiasi integrazione (la loro religione “vieta” l’integrazione) ed creeranno obiettivamente un problema alla stessa sopravvivenza non solo del nostro stile di vita, ma della nostra stessa civiltà.
Nel frattempo il Presidente della Repubblica, come fosse il Presidente di uno stato estero non toccato (ancora) dal problema,  dice (anzi, per dirla come i giornali: “ammonisce”)  che, in tema di migranti, non bisogna lasciarsi prendere “né dal vittimismo, né dall’allarmismo”. Che Dio, insieme a tutti coloro che oggi minimizzano, eludono o sottovalutano  il problema, lo perdoni. Con queste premesse, e purtroppo, non sarà l'inquilino del Viminale a risolvere il problema.

L'imparzialità

lunedì 7 marzo 2011

Ma cos'è tutta questa ricerca spasmodica di imparzialità? Si legge l'articolo di un quotidiano (come ad esempio: "La Repubblica" o "Il Giornale"), si dice (o solamente si pensa): non è imparziale e si compra la Gazzetta dello Sport o Novella 2000. Si assiste a un talk show televisivo (come ad esempio: "Ballarò" o "Porta a porta"), e subito si pensa: non è imparziale, e, via telecomando, si va sull'Isola o su "Ballando con le stelle". L'arbitro della partita assegna un rigore alla squadra avversaria?; ovvio: non è imparziale. Il giudice emana una sentenza?: parziale, parzialissima. La maestra mette un 3 al nostro amato pargolo?: insegnante non imparziale (e puttana, si pensa).
Si scorrono le pagine di Televideo: le notizie non ci sembrano imparziali. E ancora: si ascolta un comizio (basta un minuto); si legge il volantino che ci viene messo in mano dallo scioperante di turno; il nostro sguardo è attirato da un manifesto elettorale; si ascoltano le Previsioni del tempo: ahi ahi, non c'è imparzialità. Disperati si scorre con lo sguardo l'Oroscopo: quanto ad essere imparziali peggio che andar di notte. (A pensarci bene solo gli annunci mortuari ci sembrano imparziali, ma forse perché non ci si sofferma su più di tanto).
E così, ognuno si accalora, o si indigna, o si scandalizza per la mancanza di obiettività dei giudizi e delle notizie; siano esse stampate, viste, lette, udite o raccontate ci appaiono tutte indifferentemente partigiane, schierate, parziali. E questo non ci va. Ma perché? mi chiedo. Perché, posto che lo potessero, le notizie dovrebbero essere imparziali?
Si sa che il vizio di fondo nasce dalla natura stessa della notizia: un fatto esterno narrato (o descritto, raccontato, commentato) ad altri. Nella maggior parte dei casi il fatto in questione è accaduto a una parte; poi un'altra parte si preoccupa di raccontarlo ad un'altra ancora.
Si dà il caso però che il fatto, raccontato (posto che se ne sia in grado) così com'è, nudo e crudo, può danneggiare qualcuno o gratificare un altro. Ecco allora che, poiché il narratore del fatto è lui stesso parte in causa come amico, simpatizzante, cliente, avversario, nemico personale o odiatore professionista di una delle parti che intervengono in quel fatto, la notizia che ne risulta è mirata (con tutta una manfrina di obiettività di superficie e una parzialità di fatto) a diffamare o a elogiare, di volta in volta, una delle due parti.
Del resto come si sa la Verità non esiste (o almeno non appartiene a questo mondo); la Verità è una bugìa non ancora scoperta, ha detto qualcuno, e allora, se persino su avvenimenti storici di portata universale a distanza di secoli non si sa ancora esattamente chi fu che fece cosa e perché, come si può pensare di ottenere la verità su avvenimenti contemporanei che potrebbero danneggiare coloro che sono i nostri punti di riferimento?
E allora, ecco che ogni notizia (e per notizia intendo: articolo di giornale, riga di televideo, voce di Wikipedia, domanda di intervistatore, capitolo di libro di testo, sondaggio di società di statistica, offerta telefonica di prodotti, soggetto di fiction televisiva, biografia storica, indagine di mercato, etichetta di ingredienti, commento di avvenimento sportivo, avviso a comparire di Autorità giudiziaria, classifica di gradimento, elenco di presenti ad una manifestazione, numero di partecipanti ad un convegno e chi più ne ha più ne metta), viene data non per quello che comunica, ma in base al suo TED (Tasso di Elogio e Danneggiamento).
Prima di dare una qualsiasi notizia (o formulare qualsiasi domanda o articolare qualsiasi risposta o commentare qualsiasi avvenimento) il bravo giornalista, preparandola, si chiederà: "Quale può essere il suo TED?" (Tradotto: "Quanto può danneggiare il mio avversario? Quanto può gratificare il mio amico?") ed agirà in base al valore risultante.
Inutile quindi aspettarsi imparzialità da queste parti. Prendiamo le notizie per quello che sono: professioni di lealtà ad una persona e/o ad un'idea. Per leggere qualcosa di imparziale non ci resta che fare una visita al cimitero dove, scartando tutte le epigrafi mortuarie (ovviamente esageratamente parziali), potremo sbizzarrirci a leggere le date di nascita e di morte dei defunti; se qualcuno non ha barato sull'età anche da morto, a quelle, ma cautamente, ci si può credere.

15 Domande facili facili sulla Libia

mercoledì 2 marzo 2011

1  Siamo veramente sicuri che per l’Europa (per noi, insomma) è così vantaggioso come dicono i media che Gheddafi venga rovesciato?
2  Quali sono i vantaggi che ne trarremo? (Esempio: Il prezzo del petrolio e del gas libico diminuirà? Gli sbarchi dei clandestini saranno contrastati?)
3  Chi conosce gli insorti?
4  Chi è il loro capo?
5  Chi li arma?
6  Cosa si prefiggono?
7  Perché non dicono chiaramente di voler instaurare la democrazia?
8  Perché non dicono chiaramente di non essere fondamentalisti?
9 Perché non dicono chiaramente che sono nemici di Al-Qaida e che non instaureranno un regime fondamentalista islamico?
10 Perché c’è un così grande numero di persone che vuol fuggire?
11 Se è una Rivoluzione popolare e sta prevalendo perché la popolazione fugge?
12 Se si tratta di rifugiati politici che fuggono da una Rivoluzione popolare che sta vincendo sono forse uomini legati col vecchio regime?
13 In questo caso perché dovremmo aiutarli dato che noi "facciamo" per i rivoltosi?
14 Perché arrivano solo uomini?
15 Se fuggono per paura delle violenze perché lasciano nel pericolo le loro mogli, le loro sorelle e i loro figli?

E, soprattutto: cosa cercano da noi?