Caro Dario,
scusa innanzitutto se pubblico questa lettera sul blog ma il fatto è che stamani non c’eri all’ora solita, al solito posto del nostro solito appuntamento e, siccome qualcosa da dirti ce l’avevo, invece di tenerla in serbo per la prossima volta, preferisco dirtela subito pubblicandola qua sopra. A proposito: come mai non c’eri? Avevi altro (e di più importante) da fare e non ti sei ricordato di avvertirmi? Scusato, scusatissimo e senza nemmeno bisogno di chiederlo; ovvio che le nostre passeggiate farcite di tanti bei discorsi inutili si piazzano all’ultimo posto in una ipotetica gerarchia di cose importanti. Eri indisposto? In questo caso spero che non si tratti di niente di serio e ti auguro, nel caso, una pronta guarigione. Eri forse adirato con me? Beh, in questo caso posso assicurarti che non devi assolutamente pensare che ci possa essere al mondo una sola ragione, almeno da parte mia, per cui la nostra amicizia di una vita possa rompersi e nemmeno che possa risultare incrinata, o affievolita, o appannata. E poi, scusa, per quale ragione dovrebbe mai compiersi il misfatto? Gli amici litigano per interesse, per una donna, per una passione sportiva, per un equivoco verificatosi o per una falsa voce riportata da altri e sono tutti motivi che, per i molti interessi comuni e (purtroppo) per la nostra età non ricorrono (credo e spero) nel nostro caso.
Alcuni litigano e rompono la loro amicizia per diversità politiche. Poveretti! Dimostrano in quale conto la tenevano quell’amicizia, per sacrificarla così, in quattro e quattr’otto, alle idee di politicanti che non sanno nemmeno che quelli esistono e si avvalgono di alcune logore parole d’ordine per circuirli e ottenere il loro consenso (che per i politicanti – tutti - è assolutamente indispensabile e significa continuare ad arricchirsi, continuare ad elevarsi, continuare a far parlare di sé; insomma continuare a comandare e cioè continuare ad esistere).
Spero ardentemente, anzi, sono sicuro, che non è il nostro caso. Le nostre idee sulla politica sono abbastanza distanti in questo momento, lo so, ma ciò non significa niente. Del resto tu preferisci il mare ed io la montagna, tu detesti l’origano ed io lo metterei su qualunque pietanza, tu ami il vino bianco ed io quello rosso e non disdegno neppure la birra, all’occasione. Si litiga forse per questo? Si cessa di essere amici per questo? E allora! Posso assicurarti che considero le differenze di schieramento ideologico assai meno importanti di queste che ti ho appena elencato; effimere al punto che, se me lo chiedessi, cesserei immediatamente, e senza alcun rimpianto di parlarne, di politica.
Solo, mi domando (vista la tua assenza): è davvero questo che vuoi? La situazione politica italiana è talmente grottesca che puoi considerarla solo in due modi: come una ridicola tragedia o come una squallida farsa (come faccio io, per intendersi) ma, se vogliamo essere seri, non puoi prenderla sul serio.
Quindi, tu che mi conosci, sai che non posso non sentirmi incuriosito o addirittura coinvolto da certi comportamenti strani al limite della follia, assurdi al limite della demenzialità e reiterati al limite dell’ossessione; trovo in essi motivo di riflettere su certe debolezze umane e, cercando di spiegarmeli (quei comportamenti) cerco di riuscire a comprendere meglio gli uomini e me stesso.
Attualmente sono tristemente affascinato (si potrebbe dire) dall’inaudita campagna d’odio che la (cosiddetta) sinistra, che l’ha progettata, organizzata e pianificata, sta perseguendo contro una singola persona, allo scopo dichiarato di distruggerla politicamente, economicamente, socialmente e fisicamente. Si tratta di una campagna d’odio così viscerale, irrazionale, totalizzante e paralizzante che ha condizionato e condiziona ogni attività dei suoi esecutori; una campagna d’odio che si manifesta ormai in modi talmente ridicoli e parossistici da poter essere considerata rivelatrice di una vera e propria patologia sociale. E vuoi che questi comportamenti non mi interessino? Che resti indifferente anche ai mille motivi, chiamiamoli così “estetici”, di questa incredibile situazione che registra la lotta che una intera parte politica, avvalendosi di tutti i suoi agganci periferici mediatici, istituzionali, sociali e legislativi conduce contro un solo uomo al fine di distruggerlo? Quale è il pericolo che questa persona rappresenta? E perché, dopo anni di attacchi, lotte, ricatti, intercettazioni anche illegali, intimidazioni giudiziali ed economiche, calunnie ed aggressioni anche fisiche, è questo “nemico” che si rafforza sempre di più e sono i suoi persecutori che lentamente ma inesorabilmente perdono contatto con la gente che fino a pochi anni fa potevano, abbastanza ragionevolmente, dichiarare di rappresentare?
Come vedi i motivi per un mio interessamento, se non altro “culturale”, su questa eccezionale ed inspiegabile situazione ci sono tutti e vanno ben al di là di una semplice “simpatia” per il personaggio vittima di tanto accanimento; il Tizio in questione infatti, se vuoi che te la dica tutta, non mi è particolarmente simpatico. Anzi. Me lo immagino quello (tu sai bene a chi mi riferisco), ad averlo come compagno di scuola. Uno che arriva a scuola con l’auto guidata dall’autista, che vuole fare il piacione con tutte le ragazze più carine; uno che dà il tormento a tutta la classe con i suoi stupidi scherzi e le sue barzellette da oratorio, uno comunque che pretende di essere amico di tutti e che, inoltre, è un secchione mai visto che ci fa sfigurare con i voti che riesce a prendere in tutte le materie. Uno così non avrebbe mai potuto restarmi simpatico… a meno che. A meno che tutto questo furore, questo accanimento verso di lui, questa ossessione totalizzante ed infinita rivolta alla sua distruzione me lo abbia reso (e penso non solo a me) degno di una attenzione che altrimenti non gli avrei mai riservata. Lo sai, al cinema noi facevamo sempre per gli indiani, e comunque è naturale che il bersaglio unico di un attacco portatogli da forze enormemente più potenti, alla fine, attira, se non la simpatia, il rispetto e la solidarietà di tutti: si parteggia per Jerry e non per Tom, per Titti e non per Gatto Silvestro, per Bi-bip e non per Wild Coyote che ci fa godere quando la candela di dinamite piazzata per spappolare la sua timida preda gli esplode in piena faccia mentre l’altro con una risatina gli sfreccia via, velocissimo, imprendibile.
Ormai è come una telenovela, un serial tragicomico, un reality che potrebbe intitolarsi “La caccia alla volpe” dalla trama già scritta ma dal finale imprevedibile dove, a ben guardare, una parte, quella diciamo così “cacciatrice”, che sta dedicando al suo fine (la distruzione della preda) ogni mezzo lecito ed illecito è imprevedibilmente in affanno. Infatti ogni giorno che passa senza che il suo fine sia raggiunto la indebolisce; di più: apre al suo interno e nella sua stessa base scenari inimmaginabili dove persino alcune certezze assodate vengono viste sotto una luce diversa e più problematica; si cominciano a rivedere, non solo i fatti, ma anche le motivazioni dell’intoccabile mito della Resistenza; ci si interroga su alcuni privilegi considerati finora come “dovuti”, come lo status delle cooperative rosse, quello della dipendenza politica dei sindacati e dell’imparzialità delle organizzazioni che controlla, come l’ANM e la FNSI. Insomma si tratta di una lotta diseguale dove “lui” può perdere molto, moltissimo, ma la sua parte avversa di più: essa può perdere, e sta già velocemente perdendo, letteralmente “tutto”. Il bello, la cosa che mi affascina di più in questa lotta diseguale dove il (cosidetto) più debole si rafforza man mano che il (cosidetto) più forte vede sempre rimandare il giorno della sua vittoria è il fatto che, purtroppo, le cose sono andate troppo avanti; si sono spinte fino al punto di non ritorno. La strategia da seguire dalle parti in lotta mi sembra chiara: la “vittima” non potrà che continuare con le sue denuncie appassionate delle aggressioni che sta subendo, i “cacciatori” ormai non potranno che dar fondo ad ogni risorsa che possiedono, anche la più scorretta, la più bieca, la più becera, la più infame. Buttando la maschera che li faceva diversi, non possono fare a meno che mostrarsi per quello che dimostrano di essere: un manipolo di incapaci, invidiosi, inetti Wild Coyotes uniti dal solo scopo ossessivo di far fuori il tenero, sorridente, antipatico ma sveglissimo Bi-bip.
Ecco cosa mi interessa di questa storia che, lungi dall’essere solamente una cronaca di rivalità politica, è diventata, per colpa o merito di un solo uomo (la vera ossessione della sinistra), una lotta di sopravvivenza. E vuoi che non me ne occupi, vuoi che non utilizzi i mille spunti polemici, grotteschi e divertenti che contiene?
Concludo sperando di averti chiarito le motivazioni per cui considero questa specie di moderno safari così coinvolgente; più interessante del Grande Fratello, più pieno di colpi di scena dell’Isola dei Famosi, più divertente di Zelig e con lo stesso thrilling di un film di Hitchcock. Qui può succedere di tutto e stare alla finestra e scrutare il fiume per vedere chi passa non è mai stato così interessante.
Saluti, il tuo amico
Biri.
0 commenti:
Posta un commento