Missione del blog

Il Biri, il socio più anziano titolare della celebre Agenzia (*), ha l'abitudine, da anni, di annotare i suoi pensieri, le sue osservazioni e gli avvenimenti che gli accadono (anche i meno memorabili) in un taccuino che non mostra a nessuno e del quale è gelosissimo.
Ora, avuto il permesso di visionarlo, l'ho trovato per certi versi interessante (come tutto quello che concerne il Biri) e gli ho chiesto perché non lo pubblicasse in un blog. Impresa disperata: il Biri non sa usare nemmeno il telecomando del televisore, figuriamoci il computer! Impietosito ho deciso di aiutarlo e pertanto ecco qui il blog con le pagine del taccuino del Biri che potrete leggere e commentare ricordando sempre che il sottoscritto non si prende alcuna responsabilità del contenuto essendo il suo contributo solamente quello di una collaborazione tecnica e poco più.


Per saperne di più, leggere il post dal titolo: Ouverture.
R.M.

(*) L'Agenzia di Ascolto e Collaborazione Morale della quale parlerò appronditamente in un prossimo futuro su queste pagine.

Roberto Mulinacci

IL RIBALTAZZO alias IL POKER (ovvero: se 'un sai giocà, lascia perde...)

giovedì 16 dicembre 2010

Il gioco del poker è ormai di gran moda. E’ stata senza dubbio la grande diffusione di internet che ha contribuito al suo sdoganamento, dato che prima era considerato un gioco d’azzardo, pericoloso, rozzo e assolutamente da evitare da parte degli intellettuali, delle signore perbene e delle persone con una carica pubblica. A differenza della roulette, che in un certo periodo della nostra epoca ha avuto perlomeno dalla sua il fascino di un gioco misterioso ma a modo suo affascinante, popolato da un sottomondo fatto di avventurieri senza scrupoli, banchieri in dissesto, mantenute d’alto bordo, nobili decaduti e viveurs alla ricerca di una ricchezza improvvisa (e immeritata), il poker richiama alla mente solo squallidi retrobottega male illuminati, stretti e pieni di fumo dove intorno ad un minuscolo tavolino si radunano individui appartenenti alla fauna male assortita del sottobosco metropolitano: gangster con pupa al seguito, guappi rampanti, giocatori di professione, commercianti sull’orlo del fallimento e uomini di mezza età alla deriva che cercavano di procurarsi i soldi necessari per tirare avanti per un po’ alla meno peggio.
Il poker era vietatissimo, anche se ovviamente questo non impediva che fosse assai praticato di nascosto (in base al noto principio per il quale per favorire la diffusione di una pratica basta proibirla); la sua clandestinità ha ispirato i romanzi di generazioni di scrittori nordamericani e decine di sceneggiatori dell’epoca d’oro del thriller hollywoodiano che hanno ambientato tra i tavoli di poker innumerevoli sequenze dei loro film noir.
Poi, è arrivato internet e tutto è cambiato: il poker non solo non è più proibito ma al contrario viene continuamente promosso, reclamizzato ed esaltato in tutti i più reconditi siti del web. Sky l’ha promosso addirittura a “sport” (De Coubertin si rivolterà nella tomba) e programma nei suoi canali sportivi le più interessanti partite (perché ovviamente c’è qualcuno al quale interessano) di “Texas Hold’em” (un tipo di poker importato direttamente dagli States.
Le regoli del poker sono assai semplici, almeno quelle basilari. Si tratta di un gioco individuale (ognuno gioca per sé stesso) basato sulla fortuna e sulla faccia tosta (alcuni direbbero, con un fondamento di ragione, sulla psicologia). E’ un gioco di soldi; in due parole: vince chi ha le carte migliori o chi riesce a far credere di averle. Tutto qui.
“Beh” ha pensato Fini (e qui entro in tema) “tutto qui? E’ il gioco che fa per me”.
E ha cominciato a raccontare a destra e a manca di essere in grado di avere la maggioranza necessaria per mandare a casa il Cav. Ha fatto e rifatto i conti, ha sommato e risommato tutti i voti dei suoi seguaci con quelli del partito di Casini, di Bersani, di Diliberto, di Grillo (anche lui ha un partito) e di tutti quelli che professavano una certa antipatia verso il governo del Berlusca e ha concluso dicendo alla stampa, alla TV, in tutte le innumerevoli dirette che l’Annunziata, Fazio, Floris e Santoro, eccitatissimi gli ammannivano: “Il Cav se ne deve andare o lo manderemo via noi. Non ha i numeri per governare perché noi (intendeva: io e i miei nuovi amici) abbiamo la maggioranza del Parlamento”.
Si è rivolto anche direttamente al suo acerrimo nemico: “Ah Berlù, vattene. Risparmiati una brutta figura. Vai via senza aspettare il voto di sfiducia che fai meglio. Ci guadagni di reputazione” e Bocchino rideva, Santoro ridacchiava, Fazio sorrideva, Bersani (impippandosene di doversi alleare con gli ex-fascisti) sghignazzava, pregustando l’immancabile vittoria.
Il problema è che il Berlusca, sarà quel che sarà, ma a poker sa giocare meglio di ogni altro, Fini incluso. E invece di passare è andato a vedere (chi conosce il gioco del poker sa cosa voglio dire, chi non lo conosce se lo faccia spiegare). Ed è bastata questa semplice mossa per mandare all’aria tutto il gioco dei finiani e di consequenza degli antiberlusconiani. Come è stato possibile ? si dirà qualcuno; e anche: quale è stato l’errore di Fini?
Beh, sapete com’è. Il nostro amico non brilla per intelligenza. Va bene bluffare, ma se rilanci senza carte in mano, senza un tris, o almeno una doppia coppia o perlomeno una coppia non puoi far conto che l’altro non venga a vedere cos’hai. E tu non hai niente: non solo non hai una doppia coppia, non solo non hai una misera coppia, ma, benedett’uomo, non hai nemmeno le carte!
E così l’abbiamo visto, col muso lungo, triste e scornacchiato, scampanellare mestamente dall’alto del suo scranno annunciando che la mozione contro il Cav, quella mozione che aveva fatto sua, che aveva caldeggiato, poi minacciato, poi sponsorizzato fino alla nausea, era stata bocciata. Il Ribaltone gli si era sgonfiato tra le dita, non solo non era andato in porto, non era nemmeno mai nato dimostrandosi alla resa dei conti più che un Ribaltone, un ribalticchio, anzi: una ribaltazzo.
La vedo triste per l’immobiliarista di Montecarlo. Da domani aspettiamocelo, finché continuerà ad annoiarci dalla poltrona più alta della Camera (quella che gli ha regalato il Berlusca), ancora più triste, più iroso, più puntiglioso, più antipatico di come è sempre stato (ed è difficile). Non so come si comporterà da ora in avanti, so solo che la prima cosa che farà sarà comprarsi un libro che spieghi bene le regole del gioco del poker. Non sono sicuro che le capirà...

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