Missione del blog

Il Biri, il socio più anziano titolare della celebre Agenzia (*), ha l'abitudine, da anni, di annotare i suoi pensieri, le sue osservazioni e gli avvenimenti che gli accadono (anche i meno memorabili) in un taccuino che non mostra a nessuno e del quale è gelosissimo.
Ora, avuto il permesso di visionarlo, l'ho trovato per certi versi interessante (come tutto quello che concerne il Biri) e gli ho chiesto perché non lo pubblicasse in un blog. Impresa disperata: il Biri non sa usare nemmeno il telecomando del televisore, figuriamoci il computer! Impietosito ho deciso di aiutarlo e pertanto ecco qui il blog con le pagine del taccuino del Biri che potrete leggere e commentare ricordando sempre che il sottoscritto non si prende alcuna responsabilità del contenuto essendo il suo contributo solamente quello di una collaborazione tecnica e poco più.


Per saperne di più, leggere il post dal titolo: Ouverture.
R.M.

(*) L'Agenzia di Ascolto e Collaborazione Morale della quale parlerò appronditamente in un prossimo futuro su queste pagine.

Roberto Mulinacci

La Vittoria

giovedì 2 giugno 2011

Dario non ce la faceva a dissimulare il suo buonumore. Si vedeva lontano un chilometro che non aspettava altro che di entrare in argomento; solo non voleva dar l’impressione di sembrare (come in effetti era) in uno stato di esaltazione gioiosa psicofisica che non sperimentava da anni.
Ho pensato bene di dargli una mano e così sono entrato subito in argomento:
Allora ci siete riusciti. Ce l’avete fatta, alla fine. Lo vedi che, nonostante tutto quello che si dice in giro, anche voi, se vi impegnate a fondo e i vostri avversari fanno harakiri, potete riuscire a vincere. Devo darti atto che questa volta avete vinto. Congratulations.” e zitto lì.
Beh, Dario non poteva mica accontentarsi di quel, seppur caloroso, riconoscimento. Voleva infierire il Tizio, convinto com’è da una vita che io sia un berlusconiano sfegatato e non un semplice tifoso arcoriano di tipo temporaneo pronto, appena ce ne sia un valido motivo, a lasciar andar a ramengo non dico il Berlusca, ma tutta la cosiddetta classe politica nostrana completa di sindacalisti, simpatizzanti, giullari televisivi e legulei.
Per ribadire il ferro finché era caldo, il mio amico voleva una conferma un po’ più calorosa della sua vittoria:
Allora lo riconosci anche te che siamo in rimonta. Cosa ne pensi?” ha fatto, mellifluo.
Ma se si aspettava tè e biscottini al cacao, ecco che a merenda ha avuto solo caffè e rigatino dato che gli ho risposto:
Dario, ma che hai capito? Ho detto che avete vinto non che siete in rimonta. Rimonta? Ma chi? Bersani, la Bindi, Franceschini o.. (pardon) D’Alema.. in rimonta? Non mi sono spiegato bene, allora. Ho detto che avete vinto perché, dimmi se sbaglio, ma i tuoi amici del PD avevano un solo obiettivo: sconfiggere Berlusconi. Ebbene ci sono riusciti: hanno battuto il Cavaliere e, ad esser sinceri, mi sarei stupito di un risultato diverso visto quello che il Tizio ha, e gli hanno, combinato. Ma non ho parlato affatto di una rimonta dei tuoi. Anzi: per me hanno dato un segnale importante di debolezza. Rimonta? Se prosegue l’andazzo il PD si avvia ad essere un partitino marginale, presuntuoso, presupponente e velleitario. Anzi: patetico” ho infierito.
Sì sì, pensala come vuoi ma i voti l’Uomo di Arcore li ha persi…” non l’ho fatto finire:
Sì, sì, pensala come vuoi ma il PD non li ha presi. Sono tutti andati ai giustizialisti, agli estimatori dei Centri Sociali, ai grillini e ai comunisti puri e duri. Beh, certo, se vi ci alleate potete continuare a tirar a campare. Ma farete solo la parte degli utili idioti. Con le secchiate di m…a che voi, i vostri giornali, i vostri giudici, i vostri moderatori (chiamiamoli così) ed i vostri comici militanti, avete tirato per anni contro lo spauracchio B, il risultato è un’ondata di qualunquismo e di populismo che travolgerà tutto e tutti. Anche voi. Forse prevalentemente voi che non siete né carne né pesce. E alle prossime elezioni i pochi che si recheranno a votare vorranno dimostrare di contare qualcosa dando il loro voto ai partiti più estremisti, o più strampalati, o più bèceri. Se questo è aver vinto…”.
Mi sono zittato. Non potevo certo continuare di parlare di una questione così futile e inconsistente come la politica italiana. Di tempo ce ne restava sempre meno e le cose che contano stavano lì, ad aspettare da troppo tempo. Era tempo di occuparmi anche e soprattutto di loro e Dario, il Berlusca, la Bindi e tutti i buontemponi della Sagra della Politica potevano star certi che, da ora in avanti, non mi sarei più occupato delle loro malefatte.
Con questo proponimento ho chiesto a Dario se gli sarebbe andato un buon caffè e, avutone conferma, siamo entrati nel primo bar che abbiamo trovato. Davanti ad una tazzina bollente della nera e profumatissima bevanda brasiliana abbiamo parlato d’altro. E ho pagato io. 

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