Dovete sapere che Nedo è uno dei miei più cari amici anche se da qualche tempo abbiamo poche occasioni di stare insieme. Lui però mi stima e condivide gran parte delle mie idee (anche se le due cose sembrerebbero incompatibili) e poiché non sa raccapezzarsi tra le cose che riguardano il variegato mondo della politica, ecco che è venuto a chiedermi come dovrà comportarsi se e quando sarà chiamato ad esercitare il sacro diritto (e dovere) del voto.
Era abbastanza sconcertato, Nedo, quasi incredulo. Mi ha confessato che il semplice fatto che la cosidetta "classe politica" (o, come dicono gli ignoranti: "Casta") senta il bisogno, non solo senza vergogna ma nemmeno senza il più piccolo imbarazzo (dice Nedo) di riproporsi alla guida dell'Italia dopo lo spettacolo tra l'inverecondo e il pietoso che ha dato di sé, è un fatto (per lui) talmente sfacciato da divenire addirittura una provocazione culturale, come una performance surrealista, un "happening", una pièce di Ionesco o una di quelle notizie che si rinvengono a volte su Internet e non si sa quale attendibilità dar loro, non essendo in grado di capire se siano burle, "tarocchi" o solamente provocazioni.
Insomma se siamo nelle condizioni in cui siamo (dice Nedo) è perché i nostri governanti e il Parlamento che li ha prodotti, non sono stati in grado di fare alcunché, prigionieri delle loro ideologie, ricattati dalle loro clientele elettorali e comunque impediti ad agire anche e sopratutto dalla loro congenita, atavica, ineluttabile incapacità.
"E ora va a finire che ci chiedono ancora di votare per loro! Che facce toste! Votare per loro e i loro partiti per continuare a farsi mantenere dal popolo, per continuare a non fare un c... (qui Nedo ha proferito una parola che, benché usatissima a destra e a manca, non mi sento di riportare), godersi la bella vita, pavoneggiarsi in televisione, tagliare nastri, rilasciare interviste, viaggiare in auto blu, e tutto a nostre spese..."
"Basta, Nedo. Ora basta" l'ho interrotto, e anche piuttosto bruscamente.
Lui mi ha guardato con aria interrogativa. Cosa c'era? Aveva detto qualcosa di sbagliato? Non condividevo i suoi pensieri?
Dopo un minuto buono, ho parlato.
"Caro Nedo, devi calmarti. Mi sembra che tu ce l'abbia troppo con i nostri politici. Non bisogna cadere nel qualunquismo, nel disimpegno, nel disfattismo. Anche se i politici non fanno niente di buono, anche se ci hanno portato nel baratro, anche se non producono niente di utile dalla mattina alla sera, anche se prendono stipendi e compensi assolutamente spropositati rispetto a quello che fanno, anche se vanno in pensione presto, e con pensioni ricchissime e con buonuscite faraoniche, anche se spesso sono corrotti, o corruttori, o corruttibili, anche se spesso sono ignoranti o cafoni o presuntuosi o imbelli o semplicemente inutili, non bisogna prendersela con loro. E questo per non dare altro impulso alla disoccupazione improduttiva. Ti sei mai chiesto cosa mai potrebbero fare quelle migliaia di deputati, senatori, ex ministri, segretari di partito, portaborse, galoppini, attivisti et similia se improvvisamente perdessero il loro posto e si trovassero dall'oggi al domani senza lavoro? (lavoro... si fa per dire). La maggior parte di loro non sarebbe nemmeno in grado di rispondere nei call center; moltissimi non saprebbero fare lavori banalissimi come, che so? mettere i depliant pubblicitari nelle cassette postali, o attaccare i francobolli alle lettere senza sbagliarsi, o dividere a modo la spazzatura per la raccolta differenziata (che, a pensarci bene, vista la loro specifica esperienza professionale sarebbe il tipo di lavoro al quale dovrebbero essere più portati). E non pensi alle loro famiglie abituate ormai ad un tenore di vita che non potrebbero più permettersi? Alle loro mogli, costrette a rinunciare all'auto blu con autista per andare, tre volte a settimana, dal parrucchiere? Alle loro giovani amanti, che potrebbero lasciarli se dovessero restare senza il solito regalino da 20000 euro per il loro compleanno? Ai collaboratori, donne di servizio, cuochi filippini, giardinieri indiani, che rimasti senza lavoro non potrebbero far altro che finire sulla strada ad ingrossare le fila della piccola delinquenza (gli uomini) o la prostituzione più squallida (le donne e non solo)?
No, Nedo. Non possiamo permettercelo. In questi giorni di crisi, dove le aziende falliscono e la disoccupazione sale a livelli inauditi non dobbiamo lasciare senza lavoro un numero così grande di persone. E questo per il bene dell'Italia. E poi c'è un'altra cosa da considerare. Tutti questi... come chiamarli? Parassiti? Vada per parassiti: è forte, ma rende l'idea dato che vivono alle nostre spalle senza lavorare; dicevo tutti questi parassiti ora, tutto sommato vivono gran parte delle loro giornate chiusi nelle sezioni di partito, o imboscati nelle sedi sindacali, o celati nelle stanze di Montecitorio, insomma, fuori dalla vista diretta della gente. Ora Nedo, pensa un attimo a quale pericoli li esporresti se improvvisamente questi della Casta, scacciati dalle sacre stanze del Parlamento dove si barcamenano tra pennichelle in Transatlantico e barzellette alla buvette di Montecitorio, dovessero uscire per le strade come la gente comune. Rischierebbero grosso. Mi immagino già gruppi di esagitati con le mani al muso (il loro), giovinastri che li bersagliano con bucce di cocomero, operai che li salutano con cori offensivi, popolane che cercano di schiaffeggiarli e, non è da escludere, qualche coltivatore diretto che cerca di infilzarli con il forcone. No, no. Sarebbe troppo pericoloso; sarebbe istigazione alla violenza. Non possiamo permettercelo"
"Ma allora" ha ribattuto Nedo "come dobbiamo comportarci? Astenerci in massa? Votare scheda bianca? Scrivere frasi oscene sulla scheda elettorale?".
Non ci ho pensato un attimo:
"No Nedo. A mio avviso la cosa migliore da farsi è invece quella di andare a votare in massa. Io ad esempio ho deciso. Benché la mia proposta di riforma della legge elettorale con adozione del metodo del "vaffarellum" non sia stata accolta (ed era sensata, buona, democratica, popolare), sono deciso non solo di non astenermi ma di approfittare dell'occasione del voto per dare un segnale alla nostra classe politica. Un segnale di stima, di fiducia, un segnale di maturità democratica, quella che tanto piace al nostro Presidente della Repubblica, un segnale di apprezzamento per i partiti e i parlamentari, e senza discriminazioni ideologiche".
"?" ha fatto Nedo (una espressione più che una domanda), che non sapeva dove sarei andato a finire.
"Semplice, amico mio. Entrerò decisamente nella cabina elettorale, aprirò la scheda e, senza bisogno di pensarci su e abbandonando ogni favoritismo, metterò responsabilmente il mio segno di preferenza sui simboli dei partiti".
Nedo non parlava, non aveva capito, ci ragionava su.
Gli ho chiarito il mio pensiero:
"Su tutti i simboli, Nedo, tutti. Partendo dal primo fino all'ultimo, dall'alto in basso, da destra a sinistra. Per dimostrare quanto li apprezzi".
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