Missione del blog

Il Biri, il socio più anziano titolare della celebre Agenzia (*), ha l'abitudine, da anni, di annotare i suoi pensieri, le sue osservazioni e gli avvenimenti che gli accadono (anche i meno memorabili) in un taccuino che non mostra a nessuno e del quale è gelosissimo.
Ora, avuto il permesso di visionarlo, l'ho trovato per certi versi interessante (come tutto quello che concerne il Biri) e gli ho chiesto perché non lo pubblicasse in un blog. Impresa disperata: il Biri non sa usare nemmeno il telecomando del televisore, figuriamoci il computer! Impietosito ho deciso di aiutarlo e pertanto ecco qui il blog con le pagine del taccuino del Biri che potrete leggere e commentare ricordando sempre che il sottoscritto non si prende alcuna responsabilità del contenuto essendo il suo contributo solamente quello di una collaborazione tecnica e poco più.


Per saperne di più, leggere il post dal titolo: Ouverture.
R.M.

(*) L'Agenzia di Ascolto e Collaborazione Morale della quale parlerò appronditamente in un prossimo futuro su queste pagine.

Roberto Mulinacci

Gradimento

sabato 26 maggio 2012

Devo dire che non capisco il modo vergognoso in cui la RAI tratta il Presidente della Repubblica. Invece di considerarlo per quello che realmente è, e cioè la più prestigiosa carica istituzionale della nostra amata Patria, spesso passano tranquillamente sotto silenzio le sue opere e le sue quotidiane esternazioni oppure ne fanno un cenno fugace o le riassumono drasticamente passando subito, e senza alcun motivo, a dare altre notizie di minore importanza. Ieri, per esempio, c'era da documentare l'importantissimo incontro tra il nostro Presidente e il premier algerino, un evento che tutti gli italiani aspettavano con ansia consapevoli dell'importanza di tale colloqui per il futuro di tutti noi. Ebbene, dopo due o tre minuti in cui sono scorse sullo schermo: le immagini dell'arrivo del premier nordafricano, il saluto col Presidente, i due che si siedono e salutano i fotografi, loro che passano in rivista i corazzieri, loro che passeggiano per i corridoi del Quirinale, il reciproco scambio di doni e un'altra stretta di mano immortalata da decine di flash, giunti al momento del discorso presidenziale che ti fa la RAI? Fa sentire qualche frase ("..l'amicizia e la stima fra i nostri due Paesi, uniti e non divisi da quel mare che deve divenire mezzo di partecipazione solidale e sincera con l'obiettivo non già di racchiudersi in sterili e controproducenti rivendicazioni di anacronistici egoismi ma bensì per aprire ad orizzonti sinergici e cooperanti...") poi sfuma il discorso e dopo averlo riassunto con un commento stringatissimo ("I due Capi di Stato hanno ribadito l'amicizia delle rispettive Nazioni") ecco che passa a parlarci del Festival di Cannes.
La sera poi, anche peggio. Al nostro Presidente la RAI dedica solo pochi minuti e nemmeno un servizio filmato!
E non parliamo dei giorni passati.
Due settimane fa: Napolitano inaugura il Padiglione della Mostra della Lasagna a Parma. E la RAI? Tre minuti gli dedica: tre! Si vede Lui che taglia un nastro, poi che saluta la folla entusiasta e acclamante, poi che ascolta il Sindaco di Parma, poi che cammina tra gli stand, poi che stringe la mano ad un vecchio artigiano (scena commovente!) e finalmente eccolo che sale sul palco per il solito imperdibile discorso. La RAI ce lo farà sentire integralmente questa volta, pensano tutti (almeno quelli come me). E invece? Invece dopo una frase (una frase! una sola frase!) di cui ricordo solo: "..in questa terra che da sempre ha coltivato il rispetto per la tradizione più genuina senza purtuttavia esimersi dal confrontarsi con le moderne istanze ineludibili tendenti a razionalizzare piuttosto che a mortificare i processi produttivi che stanno alla base della trasformazione del..." anche in questo caso la TV sfuma e passa a dirci i risultati del Campionato di Calcio.
Domenica scorsa: incontro con il Presidente del Kazakistan. Servizio della RAI: immagini del Presidente kazako (riconoscibile dall'altezza -1 metro e 50 -, dal colbaccone di pelliccia d'orso e dai grossi baffoni neri voltati all'ingiù) che, sceso dall'aereo, saluta Napolitano con grosse pacche sulla spalla; Napolitano (riconoscibile dagli occhiali neri e dal maxi-neo sulla guancia destra) che gli porge la mano e gliela stringe; i due passano in rivista il picchetto all'aeroporto; bambini con bandierine italo-kazake che porgono fiori ai due Presidenti; i due in macchina tra ali di folla plaudenti; i due passeggiano discorrendo tra di loro; i due Capi di Stato si presentano ai giornalisti; Napolitano inizia a parlare tra i lampi dei fotografi. E eccoci ora al discorso del Presidente (pensieri di tutti i telespettatori: lo sfumeranno? Ce lo faranno sentire tutto?). "Nell'occorrenza più volte sollecitata da entrambe le parti di un incontro tendente a sottolineare gli ineludibili legami storici e culturali che da tempo immemorabile sono parte non trascurabile del patrimonio delle nostre nazioni, voglio riconfermare l'assoluta fedeltà con cui il nostro popolo segue, apprezza e plaude, pur senza venir meno all'imprescindibile necessità di non intervenire nelle questioni..." stop. Basta. La RAI nemmeno questa volta ci fa sentire tutto il discorso del nostro Presidente preferendo farci assistere alla sfilata di moda pret-à-porter di tale Kuto Machigaki! E' inaudito! La RAI è un servizio pubblico o non lo è? Non passa giorno che il Presidente non si rechi qua e là, che non inauguri questo e quello, che non esterni, che non mandi moniti, che non incontri qualcuno, che non presenzi a qualcosa, che non commenti fatti e avvenimenti e la RAI non ce lo fa sentire che a spizzichi e a bocconi?
Ma lo sa, cara Signora RAI cosa vogliono veramente gli italiani? Gli italiani, cara RAI, non vogliono saperne del tempo che farà, di chi ha vinto o perso le elezioni, dei terremoti e degli attentati, dello sport e della musica. Non gliene importa niente nemmeno dei Festival del Cinema (per quel che valgono..), o di "Amici" e men che mai dell'"Isola dei Famosi". Agli italiani interessa solo Napolitano, vogliono conoscere cosa fa, sentire ogni cosa che dice e sentirlo sempre: in ogni telegiornale, in ogni speciale, ad ogni ora, di mattina, di giorno di notte, di sabato e di domenica. Non vogliono sentir parlare di sport, di gossip, di politica, di attualità, di finanze. E non vogliono nemmeno le Estrazioni del Lotto, le Previsioni del Tempo, i Miei Amici a Quattro Zampe, Chi l'ha Visto, La Prova del Cuoco, Nuovi Orizzonti o Affari Tuoi. Vogliono Napolitano. E basta.

Addio sorpresa!

giovedì 17 maggio 2012

Premessa.

Uno fra gli espedienti più usati (ed abusati) dagli scrittori e dagli sceneggiatori (soprattutto) è senza alcun dubbio quel particolare meccanismo narrativo che va sotto il nome di "sorpresa".
Esso consiste nel nascondere allo spettatore del film (o al lettore del libro) una certa quantità di informazioni su un "fatto" (quello che è la causa scatenante dell'azione, quello che fa progredire la storia, quello che è la vera ragion d'essere della narrativa in oggetto) e di presentargliele poi, improvvisamente, senza che alcuna mediazione visuale o deduzione logica possa essere intervenuta, nel frattempo, ad anticipare ciò che rappresenterà, per l'intelligenza di chi assiste o legge, un vero e proprio: "colpo di scena". 
Insomma il lettore, o lo spettatore, di una tale storia si trova in ogni momento a saperne "meno" dei personaggi che la interpretano, con lo scopo, da parte dell'Autore della storia stessa, di sorprenderlo presentandogli una parte della realtà (fittizia ovviamente) che fino a poco prima sarebbe stata considerata assurda, illogica o incredibile. La scoperta improvvisa di una tale "verità" rappresenta per lo spettatore che fino ad allora si è immedesimato nell'ignaro protagonista della storia, un vero e proprio choc intellettivo (spesso rafforzato anche da effetti visuali "a sensazione") che lo costringe a ripensare all'indietro tutto ciò che ha visto e sentito fino a quel momento alla ricerca spasmodica di indizi e prove che possano giustificare logicamente quello che è appena avvenuto.
(Un altro, opposto, meccanismo narrativo specificamente cinematografico è quello della "suspense" in cui lo spettatore ne sa sempre "più" del protagonista e il suo interesse consiste nel seguire gli sforzi che questi compie per risolvere il mistero che lui - lo spettatore - già conosce). 
Esempi classici di film con "sorpresa" (ma sono innumerevoli) sono alcuni mitici film di Hitchcock ("Psico", "La donna che visse due volte"), Clouzot ("I diabolici"), Lang ("L'alibi era perfetto") e i due straordinari recenti film di Shyamalian "Il Sesto Senso" e "The Others", mentre tra i  generi letterari ce ne è appositamente uno, il "giallo", che affida completamente alla sorpresa finale la sua capacità di sedurre i lettori.


Addio sorpresa!


Da quanto ho appena detto emerge chiaramente come nella narrativa a "sorpresa" la cosa più importante, addirittura essenziale, sia che la sorpresa si riveli completamente tale e cioè che lo spettatore del film o il lettore del libro, ignorino per tutto il tempo ciò che sarà spiegato, a loro beneficio, solo alla fine.
A tale scopo in passato alcuni esercenti dei cinema, nei giorni in cui si programmavano film come "I diabolici" o "Psico" esponevano addirittura manifesti minacciosi con scritto "Nessuno sarà ammesso in sala dopo l'inizio del film" o anche "Se volete far loro un piacere non svelate ai vostri amici il finale di questo film". I lettori di libri gialli si chiudevano in casa a leggere le storie di Agatha Christie o di Rex Stout per evitare di venire a sapere, prima della fine del libro, chi fosse l'assassino (c'era sempre un assassino da scoprire). Durante la lettura delle ultime pagine, alcuni si davano malati e, chiusi in bagno per evitare di venire interrotti, leggevano le ultime righe del "giallo" nascondendo col palmo della mano quelle successive affinché l'occhio, cadendo casualmente su di esse, non svelasse con trenta o quaranta parole di anticipo chi fosse il colpevole.
Si poteva ricattare un amico chiedendogli un piacere o un prestito in cambio del silenzio assoluto su chi fosse il colpevole nel film che noi avevamo già visto e che lui si apprestava a vedere; il piacere di un film o di un libro "giallo" era tutto nello choc finale, nella rivelazione improvvisa e inaspettata, nella frustata logica che ribaltando le convinzioni acquisite desse un colpo alle nostre certezze falsamente costruite dal sadico autore e ribaltasse dalle fondamenta la nostra fittizia verità mostrandoci la caducità della realtà immaginata.
Oggi, specie tra i giovani, non è più così.
Loro vogliono sapere, sapere tutto, subito, in anticipo. I giovani odiano aspettare la fine del film, si ribellano a dover leggere tutte le pagine di un libro per sapere "come va a finire". Impossibile aspettarsi che dopo un quarto d'ora dall'inizio del film a "sorpresa" non comincino a chiederti: "Ma chi è stato? E' stata la fidanzata? Il maggiordomo vero?" e così via con sempre nuove supposizioni fino a quando tu, stremato, li accontenti magari indicando loro un falso colpevole, per non bruciare la sorpresa finale, anche se quelli, alla fine, invece di apprezzare la tua delicatezza per non rovinar loro la riuscita del colpo di scena, ce l'hanno con te perché li hai fatti attendere fino al termine per conoscere il nome del colpevole.


I giornali e anche la televisione, si sono adeguati.


Proprio ieri andava in onda l'ultima puntata di uno sceneggiato televisivo il cui soggetto era tutto incentrato sulla morte vera o presunta di un personaggio cruciale. C'erano volute agli Autori ore ed ore di riprese e un accurato studio della sceneggiatura e dei dialoghi per lasciare nel vago qualunque accenno alla sorte del protagonista scomparso durante un volo notturno sul lago e tutta l'Italia si apprestava a seguire con trepidazione l'ultima puntata, quella dove sarebbe stato svelato il mistero.
Ci ha pensato la televisione stessa a toglier gli italiani dalle ambasce. Subito dopo il TG, nell'ora di massimo ascolto ecco la presentatrice che annuncia i programmi serali: "...alle 21 e 15 andrà in onda l'ultima puntata dell'originale televisivo "Una grande famiglia" con il ritorno a casa del protagonista che si credeva morto.....". Cavolo! Che tempismo! 
E' il nuovo corso, bellezza, e non puoi farci niente. Vogliamo certezze, non c'è tempo per le supposizioni, per le ipotesi. Da ora in poi, sarà così. 
Immagino la presentazione, nella rubrica "Spettacoli" di "Repubblica" della nuova puntata di Nero Wolfe: "...e così, il bravo investigatore, riuscirà, dopo un'ora e mezza di indagini a scoprire che l'assassino è il giardiniere filippino il quale aveva compiuto il delitto irrorando con il curaro una rara forma di Orchidea Fluminensis...".
Un libro giallo, tra i personaggi elencati all'inizio:
"Miss Marple..................una signora inglese;
Sir Edmund Gordon.......antiquario
Lady Rosanna................sua moglie
Il maggiordomo...............l'assassino"
La recensione di un nuovo thriller:
"tutti bravi i protagonisti di questo giallo moderno, con una menzione speciale per l'ottimo Mauro Pollersi, bravissimo nella parte dell'amico del marito della vittima che si rivela, alla fine, essere proprio lui l'efferato killer....".
Dicono che la RAI sta già pensando di produrre un film poliziesco intitolato: "L'assassino sono io". Nel manifesto si vedrà il protagonista, rappresentato a grandezza naturale, che con una mano impugna la pistola mentre con l'altra si indica il petto. A scanso di equivoci.










Il polso del Paese

martedì 8 maggio 2012

Dario non credeva alle sue orecchie. Insomma: gli pareva impossibile. Eccolo quindi dal suo più caro amico (io; me; il sottoscritto) a chieder solidali parole di conforto o almeno un commento anestetico e rassicurante a ciò che aveva udito (o gli era parso di udire?). Arièccoci quindi al solito bar, seduti davanti al solito tavolino, di fronte al solito caffè (lui) e tamarindo con ghiaccio (io) a cercar di scoprire l'arcano. Di che si trattava? Cosa era successo?
"Forza, raccontami quale è la cosa che ti ha così turbato. Di che si tratta?".
Senza riportare integralmente le parole di Dario ecco qui il veloce riassunto di ciò che lo aveva così sfavorevolmente colpito: niente di eccezionale, solo alcune dichiarazioni che aveva sentito in televisione, al telegiornale. Il mio sensibile amico aveva ascoltato (o gli era sembrato?) il nostro beneamato Presidente che, di fronte ad una delle solite platee che giornalmente lo ospitano per dar modo ai cronisti di riportare in prima pagina le  sue imperdibili frasi (siano esse mòniti, o dichiarazioni patriottiche, o larvate minacce a chi non fa quello che lui vorrebbe...) aveva detto  (o gli era parso?) 
1: che chi non paga le tasse è un antiitaliano, delinquente e traditore, e 
2: che non bisogna voltare le spalle alla politica (intendendo con la parola "politica", i partiti appoggiaMonti). 
Ma come? (diceva Dario) Per quanto riguarda l'evasione bisogna distinguere. Se le tasse sono spropositate o palesemente inferiori ai servizi che lo Stato ci offre, e in presenza di crediti da far valere nei confronti dello Stato stesso, l'evasione è comprensibile e l'accusa di antiitalianità non ci azzecca per niente; e per quanto riguarda i partiti politici, perché mai bisognerebbe continuare a dar loro credito dato che in passato hanno prodotto solo danni portandoci in questa situazione e al presente, ridotti a ratificare sic-et-simpliciter le decisioni dei professori, non servono a niente?
L'ho rassicurato (Dario).
"Vedi, amico mio" -gli ho spiegato- "Tu non hai capito niente di ciò che il Vecchio Nocchiero ha detto. Devi considerare che ad una certa età (anzi, ad una certissima età) e nell'Alta Carica che ricopre, il Nostro non può parlare, per così dire, papale papale. Le sue parole devono essere interpretate. La sua massima preoccupazione è il degrado del Paese, l'aumento della delinquenza, l'inflazione e la disoccupazione a tutti i livelli, quella giovanile e quella di chi più tanto giovane non è. Se la gente mandasse a casa tutta questa plètora di deputati, senatori, consiglieri, portaborse, segretari, sottosegretari e via cantando, tutta gente che vive di politica, che ha fatto sempre e solo politica e che non sa far altro che politica, cosa ne sarebbe di loro e delle loro famiglie? D'accordo, lo so, lo so - dice senza dirlo il vecchio Presidente - che sono parassiti, superpagati, supercoccolati, inutili e spesso corrotti o corruttori ma che facciamo? Li mandiamo a ramengo da un giorno all'altro? E non pensate alle loro mogli, ai loro figli, alle loro amanti, costrette di punto in bianco a vivere come tutti i comuni mortali senza esserci abituate? La perdita di potere è micidiale e passar da padreterni a str...zi patentati nemmeno in grado di fare una raccomandazioncina non è facile per nessuno. Molti si ammalerebbero, altri, forse, la farebbero finita..."
"Come quegli imprenditori che si suicidano perché non riescono a pagare le tasse?" ha interrotto Dario.
"Uguale spiccicato. E allora ecco il Gran Vegliardo che dall'Alto della sua Sua Carica ci indica la strada da seguire. Lasciare che la Casta resti là dove si trova a fare ammuìna (tanto la politica VERA, si sa, la fa la Merkel) e pagare le tasse che quelli della Casta ci impongono per permettere ai componenti della stessa Casta di mantenere le loro prebende, i loro stipendi, le loro indennità e i loro privilegi. Sennò, che Casta sarebbe? Quindi, caro Dario, rassicùrati, il Presidente non ha dato di fuori di brutto, anzi, ha cercato, con le sue parole, di contrastare la piaga della disoccupazione. E dovrai ammettere che la cosa è altamente encomiabile. Per conto mio, lasciami gridare: Evviva il Presidente!"
Dario non mi pareva convinto. Mi ha sventolato una pagina di giornale sotto il naso. Il titolo a caratteri cubitali era dedicato alle elezioni amministrative di Maggio. C'erano alcuni numeri: Astensione dal 30 al 40 per cento; Grillo dal 10 al 20 per cento...
Vedendo che Dario stava per dirmi qualcosa l'ho preceduto:
"Lo vedi? Non tutti si sono astenuti. E qualcuno è andato a votare pure per la Casta. Aveva ragione il Presidente: gli italiani amano la politica e i politici. Sembra un pò rinco , il nostro Presidente, ma bisogna ammettere che ha in mano il polso del Paese."
"Ma leggi qui! Ha detto che non esiste il boom del partito di Grillo! Ha detto che gli Italiani hanno dato fiducia al Governo Monti!" ha sbottato Dario.
L'ho guardato severamente:
"Ma insomma Dario! Si tratta di un ultraottuagenario! Una volta potrà farla fuori dal vaso pure lui, o no?".
Ci siamo lasciati in cagnesco.