Missione del blog

Il Biri, il socio più anziano titolare della celebre Agenzia (*), ha l'abitudine, da anni, di annotare i suoi pensieri, le sue osservazioni e gli avvenimenti che gli accadono (anche i meno memorabili) in un taccuino che non mostra a nessuno e del quale è gelosissimo.
Ora, avuto il permesso di visionarlo, l'ho trovato per certi versi interessante (come tutto quello che concerne il Biri) e gli ho chiesto perché non lo pubblicasse in un blog. Impresa disperata: il Biri non sa usare nemmeno il telecomando del televisore, figuriamoci il computer! Impietosito ho deciso di aiutarlo e pertanto ecco qui il blog con le pagine del taccuino del Biri che potrete leggere e commentare ricordando sempre che il sottoscritto non si prende alcuna responsabilità del contenuto essendo il suo contributo solamente quello di una collaborazione tecnica e poco più.


Per saperne di più, leggere il post dal titolo: Ouverture.
R.M.

(*) L'Agenzia di Ascolto e Collaborazione Morale della quale parlerò appronditamente in un prossimo futuro su queste pagine.

Roberto Mulinacci

Addio sorpresa!

giovedì 17 maggio 2012

Premessa.

Uno fra gli espedienti più usati (ed abusati) dagli scrittori e dagli sceneggiatori (soprattutto) è senza alcun dubbio quel particolare meccanismo narrativo che va sotto il nome di "sorpresa".
Esso consiste nel nascondere allo spettatore del film (o al lettore del libro) una certa quantità di informazioni su un "fatto" (quello che è la causa scatenante dell'azione, quello che fa progredire la storia, quello che è la vera ragion d'essere della narrativa in oggetto) e di presentargliele poi, improvvisamente, senza che alcuna mediazione visuale o deduzione logica possa essere intervenuta, nel frattempo, ad anticipare ciò che rappresenterà, per l'intelligenza di chi assiste o legge, un vero e proprio: "colpo di scena". 
Insomma il lettore, o lo spettatore, di una tale storia si trova in ogni momento a saperne "meno" dei personaggi che la interpretano, con lo scopo, da parte dell'Autore della storia stessa, di sorprenderlo presentandogli una parte della realtà (fittizia ovviamente) che fino a poco prima sarebbe stata considerata assurda, illogica o incredibile. La scoperta improvvisa di una tale "verità" rappresenta per lo spettatore che fino ad allora si è immedesimato nell'ignaro protagonista della storia, un vero e proprio choc intellettivo (spesso rafforzato anche da effetti visuali "a sensazione") che lo costringe a ripensare all'indietro tutto ciò che ha visto e sentito fino a quel momento alla ricerca spasmodica di indizi e prove che possano giustificare logicamente quello che è appena avvenuto.
(Un altro, opposto, meccanismo narrativo specificamente cinematografico è quello della "suspense" in cui lo spettatore ne sa sempre "più" del protagonista e il suo interesse consiste nel seguire gli sforzi che questi compie per risolvere il mistero che lui - lo spettatore - già conosce). 
Esempi classici di film con "sorpresa" (ma sono innumerevoli) sono alcuni mitici film di Hitchcock ("Psico", "La donna che visse due volte"), Clouzot ("I diabolici"), Lang ("L'alibi era perfetto") e i due straordinari recenti film di Shyamalian "Il Sesto Senso" e "The Others", mentre tra i  generi letterari ce ne è appositamente uno, il "giallo", che affida completamente alla sorpresa finale la sua capacità di sedurre i lettori.


Addio sorpresa!


Da quanto ho appena detto emerge chiaramente come nella narrativa a "sorpresa" la cosa più importante, addirittura essenziale, sia che la sorpresa si riveli completamente tale e cioè che lo spettatore del film o il lettore del libro, ignorino per tutto il tempo ciò che sarà spiegato, a loro beneficio, solo alla fine.
A tale scopo in passato alcuni esercenti dei cinema, nei giorni in cui si programmavano film come "I diabolici" o "Psico" esponevano addirittura manifesti minacciosi con scritto "Nessuno sarà ammesso in sala dopo l'inizio del film" o anche "Se volete far loro un piacere non svelate ai vostri amici il finale di questo film". I lettori di libri gialli si chiudevano in casa a leggere le storie di Agatha Christie o di Rex Stout per evitare di venire a sapere, prima della fine del libro, chi fosse l'assassino (c'era sempre un assassino da scoprire). Durante la lettura delle ultime pagine, alcuni si davano malati e, chiusi in bagno per evitare di venire interrotti, leggevano le ultime righe del "giallo" nascondendo col palmo della mano quelle successive affinché l'occhio, cadendo casualmente su di esse, non svelasse con trenta o quaranta parole di anticipo chi fosse il colpevole.
Si poteva ricattare un amico chiedendogli un piacere o un prestito in cambio del silenzio assoluto su chi fosse il colpevole nel film che noi avevamo già visto e che lui si apprestava a vedere; il piacere di un film o di un libro "giallo" era tutto nello choc finale, nella rivelazione improvvisa e inaspettata, nella frustata logica che ribaltando le convinzioni acquisite desse un colpo alle nostre certezze falsamente costruite dal sadico autore e ribaltasse dalle fondamenta la nostra fittizia verità mostrandoci la caducità della realtà immaginata.
Oggi, specie tra i giovani, non è più così.
Loro vogliono sapere, sapere tutto, subito, in anticipo. I giovani odiano aspettare la fine del film, si ribellano a dover leggere tutte le pagine di un libro per sapere "come va a finire". Impossibile aspettarsi che dopo un quarto d'ora dall'inizio del film a "sorpresa" non comincino a chiederti: "Ma chi è stato? E' stata la fidanzata? Il maggiordomo vero?" e così via con sempre nuove supposizioni fino a quando tu, stremato, li accontenti magari indicando loro un falso colpevole, per non bruciare la sorpresa finale, anche se quelli, alla fine, invece di apprezzare la tua delicatezza per non rovinar loro la riuscita del colpo di scena, ce l'hanno con te perché li hai fatti attendere fino al termine per conoscere il nome del colpevole.


I giornali e anche la televisione, si sono adeguati.


Proprio ieri andava in onda l'ultima puntata di uno sceneggiato televisivo il cui soggetto era tutto incentrato sulla morte vera o presunta di un personaggio cruciale. C'erano volute agli Autori ore ed ore di riprese e un accurato studio della sceneggiatura e dei dialoghi per lasciare nel vago qualunque accenno alla sorte del protagonista scomparso durante un volo notturno sul lago e tutta l'Italia si apprestava a seguire con trepidazione l'ultima puntata, quella dove sarebbe stato svelato il mistero.
Ci ha pensato la televisione stessa a toglier gli italiani dalle ambasce. Subito dopo il TG, nell'ora di massimo ascolto ecco la presentatrice che annuncia i programmi serali: "...alle 21 e 15 andrà in onda l'ultima puntata dell'originale televisivo "Una grande famiglia" con il ritorno a casa del protagonista che si credeva morto.....". Cavolo! Che tempismo! 
E' il nuovo corso, bellezza, e non puoi farci niente. Vogliamo certezze, non c'è tempo per le supposizioni, per le ipotesi. Da ora in poi, sarà così. 
Immagino la presentazione, nella rubrica "Spettacoli" di "Repubblica" della nuova puntata di Nero Wolfe: "...e così, il bravo investigatore, riuscirà, dopo un'ora e mezza di indagini a scoprire che l'assassino è il giardiniere filippino il quale aveva compiuto il delitto irrorando con il curaro una rara forma di Orchidea Fluminensis...".
Un libro giallo, tra i personaggi elencati all'inizio:
"Miss Marple..................una signora inglese;
Sir Edmund Gordon.......antiquario
Lady Rosanna................sua moglie
Il maggiordomo...............l'assassino"
La recensione di un nuovo thriller:
"tutti bravi i protagonisti di questo giallo moderno, con una menzione speciale per l'ottimo Mauro Pollersi, bravissimo nella parte dell'amico del marito della vittima che si rivela, alla fine, essere proprio lui l'efferato killer....".
Dicono che la RAI sta già pensando di produrre un film poliziesco intitolato: "L'assassino sono io". Nel manifesto si vedrà il protagonista, rappresentato a grandezza naturale, che con una mano impugna la pistola mentre con l'altra si indica il petto. A scanso di equivoci.










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