Senza quindi por tempo in mezzo e senza soffermarmi in noiose digressioni su "quello che è successo" nelle puntate precedenti (chi le ha viste lo sa già, chi non le ha viste non leggerà, presumibilmente, nemmeno questo post e chi sarà invogliato a vedere solo quelle che andranno in onda da ora in poi potrà fare benissimo a meno di un riassunto) esaminerò da vicino il carattere e la psicologia dei protagonisti indiscussi della fiction: Tripolina e Tonio.
Nonostante la non più verde età Tripolina esercita ancora e, sembra, con profitto ed entusiasmo; il suo primo e privilegiato cliente è nientepopodimenoché il Padrino "in person", quello che comanda a bacchetta la gang di mafiosi che aspirerebbe a divenire dominante nel territorio: egli protegge Tripolina fin da quando (si indovina) essa era ancora una giovinetta, e lei lo ricambia, volenterosamente, somministrandogli appena può (lui) qualcuna di quelle pratiche nelle quali è maestra indiscussa e conclamata. Nonostante la sua professione e benché si dimostri una donna timida e riservata, la Tripolina ha una innata vocazione familiare; di più: la famiglia è la sua stessa ragione di vita. Ma un giorno la vita di Tripolina cambia drammaticamente; alla sua unica figlia (una giovinetta, ignara dell'antichissimo mestiere in cui eccelle la madre, che è stata allevata fino all'età di sedici anni in un convento di suore) appena uscita dal luogo santo dov'era relegata capitano tutte insieme più disgrazie che alla celebre gatta di Masino: cinque guappetti la sequestrano, la stuprano a turno, e alla fine uno di loro la uccide.
Tripolina non ci sta. Si accorge subito che la figlia non è morta suicida (come si vorrebbe farle credere) e indovina anche quale è stato il suo destino cinico e baro. "Basta!" (proclama in cuor suo) e decide di vendicarsi. Detto fatto. Con l'aiuto dei suoi tre figli maschi riesce a conoscere i nomi di tutti coloro che presero parte al tremendo oltraggio e decide di ucciderli tutti, uno ad uno (e per non sbagliarsi di nome e nella cronologia degli ammazzamenti scrive i nominativi dei predestinati in un libretto che legge poi a voce alta al cimitero davanti alla tomba della figlia - e da questa scena capite subito il grado di verosimiglianza dell'intera fiction -). Il primo viene prima torturato a sangue e poi decapitato con un'accetta dalla stessa Tripolina (!); il secondo viene ucciso da un figlio della buona donna (in senso ironico) in un modo talmente orribile da esser ritenuto dagli stessi autori della fiction (due; sono due i responsabili di questo guazzabuglio) assolutamente impresentabile: le modalità della sua morte avvengono fuori-scena e il suo stesso cadavere non ci viene mostrato direttamente anche se si lascia supporre che debba esser ridotto in condizioni abbastanza pietose: il genitore che corre a vederlo prima dà fuori di matto e poi si spara. Sorge in tutti una domanda: cosa diavolo successe al giovane stupratore? Quale morte gli riservò la Tripolina? Fu egli squartato? O triturato? Forse fu macinato? ridotto in poltiglia; affettato? Niente: gli autori non ce lo dicono; sta a noi, esperti estimatori di questo genere di spettacoli, farsene un'idea.
Adesso Tripolina deve pensare a far fuori il terzo candidato all'obitorio; gli mette alle calcagna i suoi figli ma questo riesce a sfuggire alle loro ricerche... si salva quindi? chiederete. Manco per sogno: il misero fa la fine dei suoi predecessori, salvo che a farlo fuori questa volta è (colpo di scena!) Tonio il Fortebracci, l'altro protagonista della fiction!
"Tonio"
Chi, se non Gabriel Garko, avrebbe potuto (o accettato) di interpretare Tonio Fortebracci, il protagonista conclamato de "L'onore e il rispetto"? Nessuno, spero. Il Nostro (a proposito, da notare l'assoluta inverosimiglianza del cognome di uno che dovrebbe essere l'essenza stessa della sicilianità, ma si vede che gli autori, a corto di un cognome autoctono che avrebbe potuto richiamare alla mente quello di persone pericolosamente viventi, hanno chiesto aiuto alla fantasia) è qui un mafioso che viene fatto uscire di galera dall'Ispettrice Martines (innamorata di lui) in cambio della sua disponibilità a pentirsi. La Mafia subito gli fa fuori (facendoli saltare per aria con la dinamite) moglie e figlioletto; lui risponde facendo finta di esser perito nell'attentato e spedendo la sopravvissuta figlioletta dalle suore (in questa fiction, come c'è da far uscire d scena qualcuno per un certo tempo, lo si manda dalle suore). Poi Tonio (Garko) decide di vendicarsi da solo. Prima manda in bianco per ben due volte l'infoiata Ispettrice che pensava già (dato che l'uomo è fresco vedovo) di papparselo in un boccone (e alla povera donna questo duplice rifiuto non va proprio giù; dopo aver dato per un pò in solitarie escandescenze erotiche la vediamo adesso ormai rassegnata ad una sorta di scipitissimo amor platonico.. scommettiamo che da qui alla fine la darà al primo che gliela chiede?). Strano destino invero quello di Tonio (Garko), quando si tratta di vedersela con le donne.
Tutte sono ansiose di farselo. Quando va al ricevimento che un industriale dà per il compleanno della sua esuberante figlia, non ha ancora varcato la soglia di casa che già trova la giovane festeggiata che fuma spinelli in giardino e che, solo il tempo che lui la guardi e gli dica due o tre bischerate, lo bacia (un bacino) e gli cade tra le braccia. Lui, imperturbabile, la porta dentro casa a ballare. Qui suscita la gelosia della cugina della ragazza, più bruttina ma non per questo meno disposta a non farsi ripassare dal bel tenebroso. Le due parenti diventano rivali (lui, intanto, se ne frega di loro) e ad un certo punto non riuscendo nemmeno a dormire per l'improvviso arrapamento, se ne vanno a fare un bagno (vestite!) in piscina (sic!). E' una scena cult, nella sua inutile gratuità, una scena da far rifulgere come una gemma di nonsense nel bailamme narrativo di questo incredibile papocchio super-trash. Finalmente la ragazza più giovane, dopo aver offerto uno spinello al Fortebracci ed avendolo lui rifiutato, gli si butta letteralmente fra le braccia. "Ti scongiuro" gli dice lei guardandolo in un certo modo (Attenzione prego: trattasi di notevole bionda con tutte le sue notevoli cosine da bionda al posto giusto) "Fammi un favore, te lo chiedo umilmente. Fai l'amore con me". Indovinate cosa succede adesso? Esatto. "Sei solo una bambina" gli fa lui invece di farsela lì su due piedi "e fumare gli spinelli fa male" prosegue, e dopo averla così schifata, se ne va, lasciandola (anche lei!) infoiata come una cagna in calore ma ineluttabilmente, tragicamente, colpevolmente in bianco che più bianco non si può.
(segue...)