Missione del blog

Il Biri, il socio più anziano titolare della celebre Agenzia (*), ha l'abitudine, da anni, di annotare i suoi pensieri, le sue osservazioni e gli avvenimenti che gli accadono (anche i meno memorabili) in un taccuino che non mostra a nessuno e del quale è gelosissimo.
Ora, avuto il permesso di visionarlo, l'ho trovato per certi versi interessante (come tutto quello che concerne il Biri) e gli ho chiesto perché non lo pubblicasse in un blog. Impresa disperata: il Biri non sa usare nemmeno il telecomando del televisore, figuriamoci il computer! Impietosito ho deciso di aiutarlo e pertanto ecco qui il blog con le pagine del taccuino del Biri che potrete leggere e commentare ricordando sempre che il sottoscritto non si prende alcuna responsabilità del contenuto essendo il suo contributo solamente quello di una collaborazione tecnica e poco più.


Per saperne di più, leggere il post dal titolo: Ouverture.
R.M.

(*) L'Agenzia di Ascolto e Collaborazione Morale della quale parlerò appronditamente in un prossimo futuro su queste pagine.

Roberto Mulinacci

VIVA V.E.R.D.I. !!

mercoledì 16 febbraio 2011

Pare allora che il 17 Marzo ci saranno le celebrazioni per il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia.
Gli storici hanno indicato tale data perché, nel marzo del 1861 fu istituito il Regno d’Italia gettando così le basi per l’Unità del nostro Paese e il nostro Presidente non lascia passar giorno senza chiedere a tutti uno sforzo coeso e partecipato affinché tali celebrazioni siano solenni e condivise come l’importante avvenimento merita.
Dico la verità: non mi sento enormemente preso dall’Evento e nemmeno tanto commosso al pensiero di tanta ricorrenza.
A parte la stramberia dell’Anniversario (il Centocinquantesimo. E perché allora non il Centoventottesimo o il Duecentosedicesimo? Un anniversario importante si celebra a distanza di secoli interi e non dimezzati) la data scelta è anche falsa, stirata e per qualcuno persino offensiva.
Occorre ricordare che nel 1861 Roma non faceva ancora parte del Regno; inoltre non era italiano l’intero Veneto e tutte le sue città tra le quali Udine, Verona e Treviso; insieme a Venezia esse furono annesse solo nel 1866 mentre Trieste e Trento divennero italiane solo nel secolo successivo. E comunque, mentre le popolazioni di queste città, di storia e cultura italiane, decisero di far parte dell’Italia con plebisciti o dichiarazioni condivise, assai diverso fu il caso del Sudtyrol e del suo capoluogo Bozen (in italiano Bolzano), terre austriache da secoli.
Queste popolazioni non “scelsero” mai di essere italiane, ma furono annesse all’Italia come conseguenza delle trattative di pace che posero fine alla Prima Guerra Mondiale e all’Impero asburgico.
Insomma, la storia dell’Unità italiana nel 1861 è tutta una fandonia come è fuorviante la polemica su chi “deve” o non deve celebrare questo evento, importante ma fasullo. Certo non gli altoatesini che sono stati fatti diventare italiani loro malgrado; ma come ci si può aspettare che siano ansiosi di celebrare un Anniversario che non solo non li riguarda, ma che, al contrario, celebra proprio la parte che ha tolto loro la propria secolare identità nazionale!
E, per quanto riguarda gli altri “italiani”, beh, non approfondiamo la questione dei brogli che accompagnarono quasi ovunque i cosidetti plebisciti per le annessioni al Regno e stendiamo un velo pietoso sulla repressione sanguinosa dei cosidetti “briganti” meridionali (in realtà combattenti popolari che combattevano contro l’annessione delle loro terre al Regno d’Italia).
Ma passiamo oltre. Unità vuol anche dire Indipendenza. E cosa mai resta a noi, ma anche a molte delle altre nazioni europee, della sgarrupata indipendenza nazionale (quella per la quale sono morti i nostri bisnonni), oggi, quando le decisioni più importanti per l’Italia in temi quali etica, politica estera ed economia vengono prese altrove, dove due “italiani” su 10 (per adesso) sono nati in altri Paesi, dove quasi ogni pilastro della nostra identità storica e culturale (il cemento del nostro sentirci italiani) come la Famiglia, la Religione, la Morale, il Diritto, la Storia, il Riconoscimento dell’Autorità e via dicendo, non solo viene messo sempre più in discussione, ma anche vilipeso, bistrattato, ignorato, avversato.
Si dirà che queste sono idee di Destra. I Progressisti Illuminati diranno che sono addirittura idee “fasciste”. Come no! Poveri i miei polli!
Che proprio oggi (e solo per lo stretto tempo necessario ai Festeggiamenti Epocali) riscoprono l’ebbrezza del patriottismo, e godono della voluttà di un nazionalismo che da sempre e per sempre, fino ad ora, hanno cercato in ogni occasione di mettere in ridicolo e di combattere. Ora, in ossequio ai “desiderata” del Presidente della Repubblica  e vogliosi di prendersi una rivincita sulla Lega, anche i… “comunisti” (scusate, io sono all’antica e li chiamo così piuttosto che Democratici, Popolo Viola, Antagonisti, Alternativi Combattenti e Anarchici Rivoluzionari che dir si voglia) scoprono l’Amor di Patria! Vedo già corone d’alloro (con nastro rosso) portate dai giovani dei Centri Sociali ai cippi commemorativi di Nazario Sauro; commossi discorsi di sindacalisti ciggiellini ricordare epiche gesta davanti ai busti degli Eroi del Risorgimento; Bersani e Veltroni rievocheranno le imprese di Cesare Battisti (l’Eroe, non l’Altro, per adesso); lagrime di commozione sorgeranno dalle ciglia di Rosy Bindi e di Nicky Vendola all’udire le gesta dell’Eroe dei Due Mondi; girotondi vertiginosi ed adoranti saranno organizzati da Moretti (l’eternamente promettente giovane regista) sui sagrati dei Monumenti ai Padri della Patria, mentre Benigni, con la faccia di circostanza come quando cerca di darci ad intendere di commentare Dante, rinvigorirà gli spiriti più democratici del Paese declamando nel suo toscanaccio proletario le “Lettere dal carcere” di Silvio Pellico!
Come restare impassibili davanti al furor sacro di tanto sincero Amor di Patria! Alle armi, Alle armi! incitano gli eroici progressisti (nonché solidali, antimperialisti, tollerantissimi e, soprattutto, antiberlusconisti); Alle armi! gridano certe sgallettate femministe d’antan offrendo il nudo petto, celato dietro al sacro tricolore, agli strali arcoriani; alle armi! propugnano i coraggiosissimi Magistrati di mille procure che ricordano agli smemorati: c’è ancora un Nemico da cacciare dall’Italia! E fino ad allora, dimenticate in fretta (ma per poco) certe imbarazzanti parole d’ordine che indicavano al pubblico ludibrio chi evocava concetti come Patria, Risorgimento e Tricolore, possiamo anche far finta di dimenticare chi siamoe da dove veniamo e sentirci, oltre che casti, moralisti e puritani come novelli quacqueri, tutti Italiani dalle Alpi al Lilibeo, tutti pronti ad offrire il sangue per la terra natìa, tutti Patrioti!
Io festeggerò a modo mio. Non andrò in piazza, non comprerò i giornali, non accenderò la TV. Forse farò una gita, chissà; forse in montagna. Dalle parti di Bolzano.

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