"Sono preoccupata per PierLuigi" confessò ad un certo punto la donna al suo amico. Aveva le lacrime agli occhi.
Augusto cercò di consolarla, e il comportamento dell'amica, che sembrava veramente agitata, lo spinse a cercar di saperne di più sulle cause di quella insospettata defaillance.
"Ma perché Cesira? Cosa è successo? Ti prego parla, confidati; lascia che condivida con te il tuo segreto in modo ch'io possa, se lo ritieni opportuno, consolarti e alleviare il tuo dolore" disse Augusto che, avendo letto in gioventù centinaia di romanzi di Liala (in casa sua - mamma parrucchiera, padre bidello - c'erano solo quelli), aveva da questi acquisito quel desueto modo di esprimersi.
Cesira, dopo aver tentennato un pò, asciugatisi gli occhi, si decise alfine ad aprire il suo cuore all'antico compagno di merende (da giovani infatti, i due se ne andavano spesso per osterie, a merendare).
"Devi sapere, caro Augusto, che da quando al governo ci sono tutti quei professori, quei cervelloni, come li chiama lui, in casa di PierLuigi non si fa più vita. Come era vitale, dinamico, quasi aggressivo con quella sua parlantina sciolta che lo aveva reso giustamente famoso fra i compagni di partito, ora invece è sempre zitto, scontroso, depresso. Sembra che abbia perso il gusto della vita. Non esce più con gli amici, non va nemmeno più alle riunioni del Partito - "Per quel che servono"- dice scuotendo la testa. Non guarda la TV nemmeno per vedere le partite del campionato di calcio che una volta lo appassionavano tanto.
E poi hai voglia a darti da fare per fargli tornare il buonumore! Come a pranzo: hai voglia a preparargli le cose che gli sono sempre piaciute come la minestra di fagioli con le cotiche, i gobbi rifatti col sugo di carne e le salsicce coi fagioli all'uccelletto che lo facevano impazzire! Pensa che ieri l'altro, a cena, ho voluto fargli una sorpresa per cercare di tirarlo un pò su di morale, ed invece del consommé vegetale ed il cavolfiore lesso che aveva chiesto, gli ho portato in tavola un piatto di ravioli ricotta e spinaci e una porzione di cotechino con le lenticchie che avrebbero fatto risuscitare un morto! E invece, lui, niente. Si è quasi arrabbiato: "Cèsi" mi ha fatto (mi chiama confidenzialmente così dopo tanti anni che sono al suo servizio), "Se ti dico che voglio una cosa, fammela! Almeno te, perdìo! Ma dove andiamo a finire! Ora uno non comanda più niente nemmeno a casa sua! Avevo chiesto il cavolo e te dovevi farmi il cavolo! Oh insomma!". Ci sono rimasta così male che mi veniva da piangere anche se lo sapevo perché si comportava in quel modo. Il fatto è che il signor PierLuigi è giù di nervi. Mi ha detto il figlio del giardiniere (che è infermiere diplomato) che da quando al governo ci sono i professori gli è venuta a mancare l'auto....l'auto..."
"Stima" disse Augusto.
"Ecco, quella cosa lì" proseguì Cesira, "Pensa che ieri l'ho sorpreso mentre, pensando di essere solo, parlava, tutto infervorato, con lo specchio".
"Con lo specchio?" chiese Augusto pensando di non aver compreso bene.
"Con lo specchio, Augusto, con lo specchio! E non lo nasconde mica. Dice che solo così può dire ad alta voce quello che pensa di sé stesso. L'ho sentito mentre si rivolgeva alla sua immagine riflessa nello specchio. Diceva: -Mo che belìn ci stai a fare a Montecitorio, muso di ciuco! Lo sai che ora, con tutti questi professori qui non puoi dir niente, non puoi far niente e tutto quello che ti chiedono è di approvare tutte quelle vagonate di leggi e leggine che sfornano a getto continuo. E devi anche far finta che ti piacciono, quelle leggi! Muso di ciuco! Ecco quello che sei! Devi votare per il taglio delle pensioni, per l'aumento dell'età pensionabile, per i licenziamenti facili! E non puoi ribellarti! Ah, quando c'era lui l'era una bellùria!- e alzava gli occhi al cielo dando pugni per aria....io penso che si riferisse al tuo padrone" disse Cesira. Ricevuto il segno di assenso del suo interlocutore la brava donna proseguì il suo racconto:
"E così il signor PierLuigi è proprio avvilito ed è sempre di cattivo umore. Ce l'ha con tutti perché pensa che la colpa sia di tutti quelli che gli stanno intorno. L'altra volta, mentre leggeva Repubblica, tutto d'un tratto ha buttato il giornale per aria e ha sbottato "Brutta culona, la colpa è tutta tua!". Mi sono quasi spaventata; questa volgarità non è da lui".
"Beh, sai" fece Augusto "Probabilmente, anche se in modo non del tutto signorile, si riferiva alla Merkel..."
"Macché Merkel!" lo interruppe Cesira "Si riferiva ma a una certa Maria Rosaria di Sinalunga che, dice il signor Bersani, ce l'ha con lui e lo costringe a fare sempre delle figuracce. Pensa che la sera venivano i suoi amici a giocare con lui alla solita partita di scopone, ma ora, anche loro, vedendolo così avvilito, non si fanno più vedere. Guarda Augusto, ho paura per la sua salute. Mentale, voglio dire. E poi mi preoccupa il suo stile di vita. Per cercare di dimenticare il brutto momento che sta attraversando si sta buttando sull'alcol. Lui, che non aveva mai bevuto più di un bicchiere di rosso a pasto, ora si scola una bottiglia di sangiovese a cena e una di lambrusco a pranzo. A volte è così fatto che non ce la fa a tenersi in piedi nemmeno per andare a dormire e devo metterlo a letto io portandocelo con la carriola. Una faticaccia anche perché ormai ho una certa età. Ma ora parliamo di te. Come ti vanno le cose con il Cavaliere?" chiese Cesira, avida di notizie.
Augusto non si fece pregare e raccontò:
"Beh, devo dire che il cavalier Silvio è proprio un altro carattere. Lui è sempre contento come una Pasqua. Ha attraversato un momento difficile solo la settimana in cui l'hanno dimissionato ma poi, anche grazie ad un piccolo stratagemma psicologico inventato dal signor Gasparri, si è ripreso in un momento e adesso è sempre pimpante, ottimista e contento come da tempo non lo vedevo."
"Mi vorresti dire che il governo dei professori non lo ha mandato in depressione? Che non si sente una mezza... mezza..." a Cesira non veniva la parola.
"Calzetta" suggerì Augusto che, incassando il cenno d'assenso della donna, proseguì:
"Niente affatto. Vedi Cesira, il Cavaliere adesso si è convinto di comandare come e più di prima. Come ti ho detto l'idea è stata di Gasparri. Un giorno trovò il signor Silvio con una faccia da funerale; era incavolato nero con l'universomondo e stava seriamente meditando il suicidio. "Sant'Ambrogio da Arcore!" si lamentava il cavaliere, "Questi hanno rimesso l'ICI sulla prima casa! Hanno tassato anche l'aria che si respira! Vogliono mandare a casa migliaia di carcerati! Comunisti, ecco cosa sono: comunisti, arcicomunisti, comunistissimi!" e sbatteva la testa contro il muro. Beh, devo dire che il signor Gasparri fu grande. Gli dette ad intendere che le leggi che faceva il nuovo governo altre non erano che quelle che lui, il Cavaliere, aveva meditato di fare. Ergo, disse Gasparri, il vero premier era ancora lui, il signor Silvio. Il Professor Monti non era altro che l'esecutore delle manovre che lui, il Silvio, aveva studiato e mai messo in pratica per l'opposizione dei magistrati. Ovviamente si trattava di una puttan..., pardòn, una bugìa, ma incredibilmente l'escamotage funzionò e, anche grazie a massicce dosi di allucinogeni che mi ordinarono di versargli da allora e a sua insaputa nel solito whisky di fine pasto, quella pietosa menzogna, divenne verità. La sua verità"
Augusto per il momento terminò il suo racconto ma dovette subito riprenderlo poiché Cesira, curiosa come una gazza (animali curiosissimi, come è noto), lo spronò a continuare:
"E ora?".
"Ora, amica mia, è una bellezza. Il Cavaliere ogni giorno si alza, legge i giornali e poi dà udienza ad una piccola folla di postulanti (in verità un gruppo di aspiranti apprendisti attori ingaggiati dal solito Gasparri) che hanno delle lamentele da fargli e delle richieste da rivolgergli. Chi gli dice non ce la fa ad andare aventi perché il prezzo della benzina è troppo alto (e lui: "Stasera stessa dirò al mio amico Putin di abbassare il prezzo del greggio!"), chi si lamenta per la troppa neve che blocca le strade (e lui: "Telefonerò subito alla Protezione Civile affinché getti sale a palate sulle vie di comunicazione!"), chi per le troppe tasse che strozzano l sue attività (e lui: "Avvertirò immediatamente Monti perché mi ricordi di abbassare la pressione fiscale!"), chi recrimina perché il Milan ha perso il derby (e lui: "Appena possibile comprerò Messi, Ronaldo e Rooney per vincere ogni trofeo!"). Il resto della giornata lo impiega a telefonare ai grandi della Terra; la Merkel, Obama, Putin, Sarkozy... lui chiama confidenzialmente tutti e tutti, al telefono, sembrano contentissimi di sentirlo. A volte telefona anche a Gheddafi (non abbiamo avuto il coraggio di ricordargli che il suo caro amico non c'è più) ed il raìs immancabilmente gli dimostra tutta la sua ammirazione. Naturalmente a tutte le telefonate risponde Gano Millevoci, un giovane imitatore di Saronno che si guadagna il pane impersonando questi personaggi. Del resto non si fa danno a nessuno e a lui, il signor Silvio, questa piccola commedia recitata a sua insaputa, fa bene. Si sente ancora importante, pensa di essere ancora un leader e nessuno ha il coraggio di dirgli che gli hanno staccato la spina. E da un pezzo. Il sabato sera poi, a tirargli su il morale e l'autostima, c'è la gara di "taste-fesses".
Augusto si fermò, restìo a continuare.
"E di che si tratta?" chiese avida Cesira.
"Beh, niente di cui vergognarsi; una cosetta da niente inventata in Francia ed importata in Italia dal suo amico Emilio (Fede, per la cronaca). Insomma, il signor Emilio introduce in casa dieci ragazze sconosciute che, celate dietro una parete di cartongesso si denudano la parte... la parte inferiore del corpo e fanno sporgere i loro lati-B da appositi fori circolari. Il cavalier Silvio, al quale è stato detto che le ragazze sono studentesse assolutamente perbene provenienti da ogni parte del mondo, passa lungo la parete e fa scorrere la mano sul c... sulle nat... insomma sui lati-B delle ragazze. La sfida, dalla quale esce sempre gloriosamente vincitore è quella di indovinare il Paese di provenienza di ogni ragazza soltanto tastando il suo.. insomma, il suo culetto".
"E.. ci indovina?" chiese, esitante ed incredula Cesira
"Se ci indovina? E' assolutamente infallibile, incredibile, prodigioso! Lui tocca, ritocca, poi fa "Francia, sud-est, direi Provenza" e la ragazza, da dietro la parete. "Mais oui!"; poi tocca la prossima: "Cipro, zona turca!" e la ragazza tastata ed individuata annuisce, estasiata. E così per tutte le ragazze, ogni sabato, tutti i sabati, senza mai un errore! Un vero intenditore. Solo una volta ebbi paura che sbagliasse. Sai, sarebbe stato un problema per la sua autostima. Fu quando toccando le natiche della bella sconosciuta di turno al di là della parete, fu visto scuotere la testa più volte, poi titubare, tentennare. I minuti passavano, si profilava il rischio di una débacle dalle pericolose conseguenze sull'intera nazione. Silvio, esitava, pensava, ripensava, ripassava, ritastava... poi una illuminazione gli rischiarò il viso; si erse in tutta la sua altezza e, nel silenzio carico di suspense della sala si udì, sicuro e trionfante, il giudizio: "Italiana, origine siciliana, provenienza raccordo anulare presso uscita Casilina, secondo falò a destra!"; "Sì, sì!" gridò la ragazza, "Urrà!" gridarono tutti i presenti increduli di fronte a questa dimostrazione di stupefacente professionalità. Il signor Silvio, in quella occasione, fu portato addirittura in trionfo. La sua autostima salì fino al limite massimo e la serata, anche quella volta, si concluse bene".
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