Missione del blog

Il Biri, il socio più anziano titolare della celebre Agenzia (*), ha l'abitudine, da anni, di annotare i suoi pensieri, le sue osservazioni e gli avvenimenti che gli accadono (anche i meno memorabili) in un taccuino che non mostra a nessuno e del quale è gelosissimo.
Ora, avuto il permesso di visionarlo, l'ho trovato per certi versi interessante (come tutto quello che concerne il Biri) e gli ho chiesto perché non lo pubblicasse in un blog. Impresa disperata: il Biri non sa usare nemmeno il telecomando del televisore, figuriamoci il computer! Impietosito ho deciso di aiutarlo e pertanto ecco qui il blog con le pagine del taccuino del Biri che potrete leggere e commentare ricordando sempre che il sottoscritto non si prende alcuna responsabilità del contenuto essendo il suo contributo solamente quello di una collaborazione tecnica e poco più.


Per saperne di più, leggere il post dal titolo: Ouverture.
R.M.

(*) L'Agenzia di Ascolto e Collaborazione Morale della quale parlerò appronditamente in un prossimo futuro su queste pagine.

Roberto Mulinacci

Il Capitano

venerdì 3 febbraio 2012

Gli avevano assegnato il comando, gli avevano dato la loro fiducia, lo avrebbero seguito in capo al mondo. Aveva detto loro del suo progetto, del cammino che era intenzionato a percorrere per realizzare il suo ed loro sogno e loro si erano affidati interamente, ciecamente a lui, affascinati dal suo carisma, dal suo savoir faire, dai suoi atteggiamenti decisi e coraggiosi, da quel suo modo di fare così speciale, agli antipodi di quello così ingessato e curiale dei vecchi capitani, tutti, da quando lui aveva preso il timone, divenuti improvvisamente vecchi, passati, obsoleti.
Piaceva il suo parlare in prima persona: "Farò questo; farò quello; ho deciso di...." e la sua dialettica diretta e alla mano ammaliava le folle, specialmente le donne, tutte perse ai piedi di questo uomo che le corteggiava, le blandiva, le conquistava con il suo comportamento gentilmente virile da maschio di altri tempi.
Pareva che per lui nessun obiettivo fosse impossibile, sembrava che sotto la sua guida fatta di determinazione, coraggio e capacità, ogni traguardo, anche il più prestigioso sarebbe stato raggiunto, ed i suoi seguaci, coloro che lasciando perdere tutte le obiezioni si erano imbarcati con lui in questo lungo viaggio che alla fine li avrebbe portati nel porto sperato, certi delle sue capacità non comuni, gli avevano concesso tutta la loro fiducia ed erano pronti a difendere anche con le unghie il loro comandante da tutte le cattiverie e tutte le calunnie che i suoi avversari, ansiosi di subentrare al suo posto di comando, non cessavano di riversare su di lui.
Poi, improvvisamente, l'imprevisto. Un ostacolo, una distrazione, una sottovalutazione, una titubanza nell'accettare una emergenza ed ecco il materializzarsi di un pericolo.
"Niente paura. Non c'è alcun motivo di allarmarsi. Restate calmi ai vostri posti." Le direttive che si intrecciavano sembravano escludere problemi... e poi, non erano forse guidati dal comandante più capace, più fiero e più coraggioso che ci fosse? Da colui al quale avevano riposto la loro cieca fiducia proprio per l'asserita capacità di affrontare le emergenze?
Non volevano credere ai loro occhi quando lo videro fuggire tra i primi; gettarsi quasi nella prima scialuppa di salvataggio facendosi largo fra la calca, abbandonare velocemente, pavidamente la nave, la "sua" nave. 
"No. Non è lui. Non "può" essere lui" pensavano i suoi seguaci, fedeli fino all'ultimo, al di là perfino dell'evidenza. "Ora tornerà a salvarci; a salvare la  sua nave; a condurla in porto con tutti noi, nonostante tutto, in salvo." continuavano a pensare. Poi lo videro, al sicuro, sulla costa, mentre immobile osservava da lontano, senza fare un moto, senza tradire una emozione, il suo bastimento arenarsi, inclinarsi, affondare.
Dissero poi che era fuggito in albergo, piangendo nervosamente. Non sembrava essere disperato, né pentito. Solo stanco. Uno stanco capitano che solo adesso, di fronte al disastro che non aveva saputo governare, si accorgeva di essere, al di là delle intenzioni e dei proclami, solo un anziano presupponente signore; debole, timoroso e un poco vigliacco che, nel momento del bisogno, si era dimostrato inadeguato per le funzioni di comando che aveva richiesto e che gli avevano affidato.
Da allora nessuno sa dove si trovi. Ogni tanto emette un sospiro, dà qualche flebile segno di sé che la gente non nota neppure, scacciando con un gesto di insofferenza ogni ulteriore manifestazione di chi li aveva traditi in modo così plateale.
La sua nave non esiste più; pare che sarà smembrata in varie parti mentre quelli che avevano creduto in lui giurano che da ora in poi non andranno mai più per mare, chiunque possa essere il loro comandante.
Cercano di dimenticare anche il suo nome che usano, quando non possono farne a meno, storpiandolo. E per spregio lo chiamano: Berluschettino.

0 commenti:

Posta un commento