Nel
paesino di Ganci di Sopra, quella sera di Settembre, alitava un’aria strana,
esaltante: l’aria delle grandi occasioni.
Tutto
era cominciato da quando, un anno prima, il Presidente della locale Casa del
Popolo, aveva proposto ai Soci di cambiarne la denominazione in: “Casa
Culturale”.
Dopotutto
molti comuni l’avevano già fatto, aveva spiegato il Presidente, aggiungendo che
il vecchio nome “Casa del Popolo” non era più in sintonia con il nuovo corso
del Partito che voleva puntare più direttamente sul termine “Cultura”, la vera
grande specificità e fiore all’occhiello della Sinistra.
E,
poiché qualcuno s’era preoccupato (“Ma che c… c’entra ‘sta cultura? Io vengo
qui per passare due ore con gli amici mica a prepararmi per gli esami..”),
s’era affrettato a specificare che: “Tranquilli amici (il termine “compagni”
era ormai stato, dopo alcune forti resistenze, abbandonato), cambierà solo il
nome. Nient’altro, ve lo prometto.” E per i primi mesi in effetti le serate nella
nuova Casa Culturale, erano proseguita alla solita maniera, come nulla fosse
cambiato: le solite partite a tressette, il solito ballo liscio il sabato sera,
qualche tombola e, in alcune (sempre più rare) occasioni, il dibattito politico
con l’onorevole di turno; dibattito al quale, dopo che la maggior parte dei
presenti (pensionati, cassintegrati, extracomunitari e i soliti giovani
nullafacenti alla ricerca di qualche occasione per far tardi la notte) si era
defilata alla chetichella, restavano a presenziare soltanto, oltre all’oratore,
quelli con qualche incarico nella Casa e i due di turno al bancone del bar che,
intristiti, disoccupati e annoiati, se ne restavano in piedi per tutto il
dibattito con le braccia conserte e in preda ai più cupi pensieri.
Poi,
secondo alcuni anche a seguito di qualche intervento dall’alto, ecco che il
Presidente, convocati tutti i soci dell’ex-Casa del Popolo, tirò fuori la
proposta. In fin dei conti (diceva), era pur sempre una Casa Culturale e,
almeno saltuariamente, qualche tipo di attività inerente alla Cultura bisognava
pur organizzarlo. Nel silenzio preoccupato dei presenti (“Cultura? Ohi ohi, sta
a vedé che mi salta la partita a tressette…”) aveva poi lanciato l’idea; si trattava nientemeno che organizzare un avvenimento scientifico in grado di superare i confini del paese, di essere seguito addirittura da tutta la Cultura del circondario.
Si
sarebbe parlato dell’Evento, diceva il Presidente, nel mass media provinciali; ne avrebbe accennato la
televisione: vi immaginate il nome di Ganci di Sopra sulle pagine culturali dei
giornali più importanti compreso quello, del Partito. Che grande occasione per
far vedere a tutti che anche a Ganci di Sopra si sapeva fare cultura!
Ecco in cosa sarebbe consistito l’Evento: la grande scienziata Cesira
Gargano-Grok, famosa astrofisica di livello mondiale, di passaggio da quelle parti e contattata in proposito, aveva accettato di
partecipare ad una intervista-dibattito che si sarebbe tenuta proprio nella
Sala delle Riunioni della Casa Culturale di Ganci di Sopra sul tema,
nientepopodimenoché, delle Origini dell’Universo! (“scusate se è poco, eh!
Casomai gli s’è dato di scartino!” facevano tra sé e sé il Presidente della
Casa Culturale e il Sindaco di Ganci di Sopra, fregandosi le mani).
La
popolazione di Ganci di Sopra non stava più nella pelle. Fin dalla prima mattina i muri
del paese erano tappezzati da manifesti che strillavano:
“Grande
Evento Culturale!
Ganciani!
(Il paese di Ganci di
Sopra si riteneva l’unico legittimo depositario della denominazione “Ganci”. A
questo proposito erano stati frequenti i motivi di attrito, le controversie e
perfino tafferugli verso i residenti di Ganci di Sotto colpevoli, quest’ultimi,
di esser riusciti a far inserire la denominazione “di Sopra” dietro il solo e
unico “Ganci”. Facendosi forti di certe ricerche storiche del parroco locale
però, i “soprani” –come li chiamavano sprezzantemente quelli di Ganci di Sotto- ostentavano in
ogni occasione, illegittimamente forse, ma spavaldamente, il diritto di chiamarsi
semplicemente “ganciani”.)
Questa sera, nella sala
delle riunioni della Casa Culturale (ex-Casa del Popolo) la
Dott.sa Cesira
Gargano-Grok
celebre scienziata di
fama internazionale, parteciperà ad un pubblico dibattito sul tema: “La Scienza
e le Origini dell’Universo”.
Introdurrà e
intervisterà l’illustre ospite il concittadino Geom. Alfonso Ughetti (Ughino).
La cittadinanza tutta è
invitata. Ingresso libero.
Funzionerà il servizio
di buffet.”
Il
Geometra Marcovaldo Ughetti (per tutti, Ughino), era uno dei pochi soci e frequentatori
della Casa Culturale di Ganci di Sopra che, in quanto diplomato (laureati a
Ganci, nisba), era stato perentoriamente (e controvoglia) arruolato per la
cruciale incombenza di intervistare l’Ospite. Ughino non aveva potuto rifiutare
e del resto, aveva pensato che un’occasione di tal fatta avrebbe potuto
aprirgli qualche opportunità sia occupazionale che sentimentale. Eh sì, perché
il Geometra Ughetti, oltre che cronicamente disoccupato era anche in crisi
affettiva, e questo da quando la signorina Fumicella Elvira, sua fidanzata
storica da ben 6 anni, lo aveva mollato improvvisamente per trasferirsi nel
capoluogo al seguito di tale Goran Bojacic, muratore precario, il quale, rimasto
senza lavoro, si diceva la costringesse a far marchette insieme alla sorella
(la sua, di Goran), in attesa del promesso, e sempre rimandato, matrimonio. Da
quando l’aveva saputo Ughino passava le sue serate fino a tarda notte alla Casa
del Popolo (ora Casa Culturale), dove, senza profferir parola, guardava gli
altri giocare a tressette.
Eccoci
finalmente, alla serata del Grande Evento.
Alle
21 la grande sala della Casa Culturale era piena come un uovo. Oltre alle
solite personalità di Ganci di Sopra (Sindaco, giunta comunale al completo, il
farmacista, il barbiere e il direttore della banda), oltre a tutta la cittadinanza, c'erano anche molti giunti da fuori per l’occasione. Per la necessaria copertura mediatica si potevano riconoscere, tra gli
altri, due giornalisti, un fotografo e un tizio mai visto che però, munito di
cinepresa istallata su un treppiede, catturava gli sguardi di tutti i presenti
che facevano di tutto per riuscire a entrare nell'inquadratura
Si
spengono le luci. Il brusìo si scioglie in un silenzio d’attesa. Si accende un
riflettore, tipo occhio di bue, che inquadra la pedana messa su in fretta e
furia per l’occasione. Sulla pedana, due sedie; una accanto all’altra un po’ di
sbieco (scenografia spartana ma, si sa, la Cultura rifugge dallo spettacolo).
Il
riflettore si sposta a destra; un’ombra sale veloce sulla pedana, entra nel
raggio di luce: è il Geometra Ughetti. “U-ghi-no! U-ghi-no!” grida scandendo la
sala; “Forza Marcovaldo!” incita qualcuno.
Ughino
ha in una mano un taccuino, nell’altra un microfono acceso. Si schiarisce la
gola, controlla il microfono, poi, rivolto alla sala: “Amici! Cittadini di
Ganci! E’ con grandissimo piacere che ho l’onore di presentarvi la scienziata
che l’Europa intera ci invidia, la personalità culturale più in vista nel campo
dei misteri del cosmo. Amici, ecco a voi la dottoressa… Cesiraaa.. Garganoooo..
Gròk!”.
Applausi
da spellarsi le mani, ululati, fischi (all’americana), molti battono i piedi
per terra, si odono urla: “Viva la Gròk!”; “Gròkke, sei tutti noi!” tre o
quattro giovani intonano (sull’aria di “Marina”) “Cesira Cesira Cesira, ti
voglio al più presto sposà!”, un gruppo venuto da fuori cerca di lanciare la
Ola: la Casa Culturale è una bolgia.
Entra
Cesira. E’ alta, abbastanza grossa, di un’età indefinibile che potrebbe
oscillare tra i settanta e i novant’anni. Indossa un camicione color cammello
che le copre il corpo dal collo alle caviglie lasciando intravedere due
ragguardevoli piedi dentro un paio di sandali marroni. Non ha un monile, un
gioiello: semplice al limite dell’asceta, sale sulla pedana una figura
spartana, contorta, un viso pieno di rughe circondato da una arruffatissima
capigliatura di color grigio topo che non ha visto pettine o parrucchiere da
decenni, due occhietti furbi che girano qua e là come a voler raccapezzarsi
dove si trova; ricorda una di quelle disgraziate, folli forse, ma innocue, che
si incontravano a volte nei corridoi delle cliniche psichiatriche, o anche una delle "sante di Dio", quelle santone mezze streghe, mezze sibille che, nel Medioevo, in tempo di peste, vagavano per le campagne, predicendo la fine del mondo: eccola qua,
la Grok.
Ughino
la invita a sedere, si siede accanto a lei, attende con pazienza che si
faccia silenzio in sala.
Ora
può iniziare l’intervista.
“Dottoressa
Grok..” comincia Ughino, ma subito la Grok lo interrompe: “Icché dottoressa,
dottoressa… Io sò solo Cesira; mi pòi chiamà Cesira. E basta.” Il pubblico
applaude per tanta manifestazione di modestia. L’intervista può riprendere.
“Signora..
Cesira” fa Ughino “Il pubblico vorrebbe sapere una cosa da lei. Come è nato
l’Universo?” Giù. Borda. E poi si dice che uno la prende larga.
La
Grok ride: “O bella. Come l’è nato, come l’è nato. O un si sa tutti che
l’Universo si spande? E dò si spande? Si spande nello spazio. Si spande ogni
giorno di più” e per dare un’idea di come si espande l’Universo, la Grok unisce
le dita delle due mani davanti a sé e poi, a scatti, le allontana l’una
dall’altra, proprio a dare l’idea visiva di questa espansione. Tutti in sala
guardano e tacciono, impressionati.
“Ora”
prosegue la Grok “Se l’Universo si spande, la vol dire che cent’anni fa l’era
molto meno grande di ora, e mille anni fa l’era ancora più piccolo, e diecimila
anni fa l’era piccolissimo fino ad un certo momento che l’era piccino come un
pisello, un baìno, un atomo.” Silenzio. Pubblico impressionato. Tutti pensano
“Ragazzi, la Cultura è Cultura”.
La
Grog non si ferma più: “E c’è stato un momento che addirittura l’Universo non
c’era. Prima di essere piccino come un pisello, l’un c’era propio. Un c’era e
basta. E poi a un certo momento l’ha cominciato a spandersi e eccoci qua”.
Applausi convinti. E’ tutto chiaro, ora. Ma Ughino vuol far fare bella figura
alla sua ospite (anche lui la vuol fare).
“Ma
se prima non c’era nulla, e dopo c’era qualcosa, ci sarà stato qualcuno che ha
dato inizio all’espansione, che ha fatto partire le cose?”
Cesira
ora sbuffa. Ma questo grullo qui chi ce l’ha mandato? Si rivolge alla sala, gli
occhi bene fissi sulla platea, le palme delle mani aperte tese davanti a sé a
dimostrare l’ovvietà della risposta:
“Se
qualcosa la un c’era, la un c’era nemmeno qualcuno! Se la un c’era niente e nessuno, cosa
mi domanda come è cominciato? Ma l’è facile no? L’è cominciato tutto per
caso!”. O cucca, Ughino. O cuccate tutti, ganciani di sopra e di sotto.
Applausi, ovazione.
Ughino
sorride a denti stretti ma qualcosa ancora non gli torna. Non vuol fare la
figura del petulante o, peggio, dell’ignorante, ma permettetegli di dubitare.
“Scusi
signora Cesira (la Grok lo guarda male; ma non glielo ha detto lei di chiamarla
così?) ma è difficile da comprendere….” la Grok lo interrompe prima che riesca
ad andare avanti:
“Benedetto
lei! Ma se l’ho detto che è stato il caso, è stato il caso, no? Senta un po’:
uno l’è povero, poverissimo, la un cià una lira. Vorrebbe ammazzassi. Va alla
stazione per buttassi sotto a un treno quando per terra vede qualcosa. Icché
l’è? L’è un borsello. Lo raccatta, l’apre, lo sfoglia. Ci trova dentro 100
fogli da 500 euro! O allora, come la mette lei? Prima quell’omo l’era povero,
ora l’è ricco? Perché? Chi è stato?” Nel silenzio fremente della Sala delle
Riunioni, la Grok alza il viso sul pubblico. Una pausa (carica di suspense);
poi prorompe: “L’è stato il caso!!”.
Non
fanno a tempo a scattare gli applausi che Ughino, incredibilmente, a suo rischio e pericolo, tenta di
arginare il trionfo che si sta delineando per la scienziata:
“Però”
insiste “molti dicono che l’Universo l’ha creato Dio…”.
Silenzio
in sala. La Grok non cerca nemmeno di incontrare lo sguardo di quello
screanzato..
“Dio,
Dio. Ma lei, l’ha mai visto questo Dio? No, ehh? E allora se nessuno l’ha
visto, e nessuno l’ha sentito e non si sa dove dovrebbe trovarsi e l’è uno che
non c’è. O mi sbaglio? Se uno non si trova in nessun posto allora la un c’è. E
uno che un c’è, come fa a esserci? Me lo sa dire lei?”
Ughino
tace. Pensa: ma chi me l’ha fatto fare?La Grok è un fiume in piena:
“E
sa allora che gli dico? Dio l’hanno inventato i preti pe prevarià il popolo! Dio un è
scientifico e chi è contro la scienza è contro il popolo!!”
Basta, la Grok non può proseguire. Tutti
si alzano in piedi fra applausi scroscianti; è una vera standing ovation,
cappelli lanciati in aria, seggiole sbattute, cori antifascisti… Cesira Gargano
Grok viene issata in trionfo e portata fuori, all’aperto, seguita dalle
personalità, dai giornalisti e dalla telecamera.. è un’apoteosi, un trionfo che
a Ganci di Sopra non si era mai visto; “E’ la vittoria della cultura” dichiara
il Sindaco davanti alla telecamera; e prosegue: “E’ la vittoria di Ganci”.
Tutti
escono; chiude anche il buffet. Nella sala della Casa Culturale, Ughino, seduto sul bordo della pedana, resta
solo. Scuote la testa. “Ma chi me l'ha fatto fare" pensa; e anche: "Non mi hanno neanche notato”. I rumori si allontanano, festosi. A Ughino verrebbe voglia di piangere, poi, chissà perché, gli viene in mente Elvira Fumicella. "A quest'ora chissà dove sarà", pensa tristemente; "chissà cosa farà" (ma forse se lo immagina).