Missione del blog

Il Biri, il socio più anziano titolare della celebre Agenzia (*), ha l'abitudine, da anni, di annotare i suoi pensieri, le sue osservazioni e gli avvenimenti che gli accadono (anche i meno memorabili) in un taccuino che non mostra a nessuno e del quale è gelosissimo.
Ora, avuto il permesso di visionarlo, l'ho trovato per certi versi interessante (come tutto quello che concerne il Biri) e gli ho chiesto perché non lo pubblicasse in un blog. Impresa disperata: il Biri non sa usare nemmeno il telecomando del televisore, figuriamoci il computer! Impietosito ho deciso di aiutarlo e pertanto ecco qui il blog con le pagine del taccuino del Biri che potrete leggere e commentare ricordando sempre che il sottoscritto non si prende alcuna responsabilità del contenuto essendo il suo contributo solamente quello di una collaborazione tecnica e poco più.


Per saperne di più, leggere il post dal titolo: Ouverture.
R.M.

(*) L'Agenzia di Ascolto e Collaborazione Morale della quale parlerò appronditamente in un prossimo futuro su queste pagine.

Roberto Mulinacci

Parte lesa

giovedì 8 settembre 2011


Il grande palazzo vibrava di sdegno: la notizia, pubblicata da tutti i quotidiani nazionali in prima pagina e con grande evidenza, era un affronto per tutti, difficile da mandar giù. Era stato l'ortolano, di ritorno dal mercato ortofrutticolo dove ogni giorno si recava di buon'ora a scegliere le uova di giornata e le primizie di stagione, a svegliare l'aiuto cuoco, ancora intontito per il sonno troppo breve (c'era stato, come al solito, un pò di movimento nella casa, la sera precedente), e a sbattergli sotto il naso il titolone del prestigioso giornale facendolo sobbalzare. Lì per lì questi aveva dovuto stropicciarsi gli occhi: la notizia era al limite dell'incredibile. Avevano poi svegliato il cuoco (anche lui dormiva) e lo avevano aggiornato delle novità, poi avevano informato anche il giardiniere, il maggiordomo personale, il segretario particolare e quindi, via via, tutti gli altri: i camerieri, le cameriere, gli sguatteri, gli stallieri, gli chauffeurs, i musicisti dell'orchestrina e le ragazze povere e sfortunate che da mesi, a decine, trovavano accogliente e disinteressato rifugio in quell'oasi di pace. Erano appena le otto e l'antica dimora, che prima silenziosa e quieta era come un inno alla pace agreste, risuonava ora di grida, di sussurri, di improperi e persino (mi si scusi) di bestemmie soffocate, provenienti dalla dependance riservata agli ospiti. Erano appena le otto del mattino e tutti, all'infuori di LUI, erano già stati messi al corrente della cattiva notizia.
Solo la cuoca aveva recuperato subito il suo sangue freddo e con la praticità tipica dei contadini di una volta, fattasi consegnare le uova (di giornata), senza proferir parola ma di gran lena, aveva cominciato a preparare un corroborante zabaglione. "Ha funzionato tante volte" pensava tra sé e sé la buona vecchia "Perché non dovrebbe funzionare ora?" e giù a sbattere.
Dopo dieci minuti bisognò pensare al da farsi. "E ora, chi glielo dice?"; Capezzone, il giornale aperto sulla pagina incriminata, era ancora sconvolto; non se la sentiva di dover esser proprio lui a svegliare il Capo con quella drammatica notizia. "Con tutto quello che gli sta capitando addosso in questi giorni!" spiegò "Proprio questa ci mancava! Ma l'avete visto come è nero?".
Eppure dirglielo, bisognava dirglielo. Riguardò la pagina incriminata, ne rilesse il titolo ancora una volta, a voce alta adesso, quasi a voler esorcizzare la gravità della cosa:
“STUPRO NELLA VILLA?”
"Due ragazze indagate per violenza carnale ai danni del Presidente del Consiglio. Il turpe delitto si sarebbe consumato nella villa di proprietà dello stesso Presidente. Il Premier sarà interrogato al più presto dai giudici come parte lesa"
e sotto, nell'occhiello: "I magistrati non escludono che le due possano esser state aiutate da altre complici.".
"Aspetterò che si svegli da sé" pensò Capezzone, ma subito scartò l'idea: "Con tutto il movimento che c'è stato ieri sera, è manna se s'alza prima di mezzogiorno" pensò. Si guardò intorno: l'avevano lasciato solo. Scosse ancora più volte la testa, alzò gli occhi al cielo, poi, muovendo la bocca senza emettere suono ma come a proferir qualche tremendo scongiuro, il giornale nella mano destra, la tazza con lo zabaglione nella sinistra, s' avviò, come andasse al patibolo, su per l'ampia scalinata di marmo che portava alla camera del Presidente.

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