"Insomma" disse il Biri quando, pressoché finita la cena, ci si apprestava a riempire l'ultimo spazio lasciato nello stomaco con i soliti cantuccini al vinsanto "Insomma pensatela come volete ma questa scoperta della velocità del neutrino, se non è la solita boiata, pare che sia roba da cambiare il mondo: che dico il mondo? L'Universo, la Storia, il Futuro, la Vita stessa". Silenzio. Gli amici che con lui dividevano la tavola dell'Osteria "da Cesira e Zaraballe" sembravano tutti intenti a inzuppare nel vinsanto più cantuccini che potevano e alle sue parole (per la verità abbastanza criptiche) nessuno, lì per lì, dette seguito.
Ma, essendo il Biri un tipo difficile da smontare, ciò non bastò a spostare la conversazione su un argomento diverso, più solido e verificabile, del tipo se erano più sode le pocce della figliola più giovane della Cesira o quelle della nuova spazzina (pardon: operatrice ecologica) che, a detta di chi pretendeva di averle testate, tendevano alla consistenza di un popone marmorizzato; pertanto, interpretando estensivamente il silenzio dei compagni di bisboccia come un invito a spiegarsi meglio, il nostro proseguì:
"Come si sa niente può superare la velocità della luce, una velocità quasi inimmaginabile, una velocità fantastica che permetterebbe di andare da Milano a New York in qualche centesimo di secondo, una velocità sulla quale ci si è basati addirittura per definire le distanze cosmiche fra i corpi celesti, come le galassie, le stelle e i pianeti che si misurano in giorni, mesi e anni-luce". "E allora?" chiese incautamente, tra un boccone e l'altro, Alberto del Pacciani (soprannominato "Lo stròlogo" da quando, dicendo: "Presagisco una grossa vincita", scommise 10.000 euro presi a prestito sulla vittoria del Pescara a Milano contro il Milan; risultato finale 5 a 0 per i lombardi).
"Beh, tutto falso. Contrordine ragazzi. La luce, se si mette a far gara col neutrino, arriva seconda. Battuta irrimediabilmente; distrutta; umiliata; polverizzata" rispose il Biri esagerando alquanto.
Poldo Zani ("Tanfino" per gli amici, per una ragione che non starò qui a spiegare), ingoiò alla svelta il decimo cantuccino onde liberare la mano destra che poi agitò due o tre volte davanti al proprio mento tenendo le cinque dita riunite a pizzicotto come a dire, fissando il Biri: "E a noi?....".
"Amici, ma non capite?" fece allora il Biri dando inizio alla sua perorazione "Se la luce non è la cosa più veloce che esiste, allora tutte le leggi fisiche, astronomiche e galattiche vanno a rotoli. Niente è più vero: la teoria del big bang, l'espansione dell'Universo, la distanza delle stelle, la legge di casualità e nemmeno il fatto che oggi sia oggi e non ieri, o domani. Il mondo che ci siamo costruito, ci crolla addosso; il futuro può essere già passato e il presente non esiste: vi rendete conto? Eppure ci dicono che sia proprio così. Hanno fatto la prova. Hanno spedito un neutrino dal Gran Sasso a Ginevra e lì è arrivato ben 60 nanosecondi prima di quanto ci avrebbe messo la luce! Ma ci pensate? E' una rivoluzione! Il mondo accademico e scientifico è in sobbuglio e la Hack ha già affermato che il vecchio Alberto (Einstein, n.d.e.) non era altro che un millantatore megalomane un pò toccato. Il nostro mondo è andato in pezzi da un momento all'altro. E senza preavviso. Se penso che ora dovranno ricalcolare le distanze di tutte le stelle, l'età dell'universo e la dimensione dell'infinito mi sento mancare" chiuse il Biri melodrammaticamente prima di chetarsi e vedere l'effetto che le sue parole avevano avuto sulla compagnia.
Tanfino riempì un gotto di vinsanto e glielo passò.
"Ma... come hanno fatto a misurare la velocità di codesto come-si-chiama? E come hanno fatto a dargli il via? E, sono proprio sicuri che è arrivato primo? Chi c'era a controllare all'arrivo? Hanno fatto il fotofinish?" Povero Tanfino, pensò il Biri senza degnarsi di rispondergli, è brutta essere ignoranti. Poi però, dopo il terzo vinsanto, ripensò alle domande dell'amico. Gli altri lo videro scuotere la testa e sorridere tra sé e sé, come gli passasse per la testa una cosa buffa, o ridicola. Pensava il Biri. Pensava. ("Siamo sicuri che hanno misurato bene? Siamo sicuri che hanno fatto le cose come si deve?"). Pensava a tutti quei fisici nel Gran Sasso che, curvi sui loro monitor, dopo aver esaminato innumerevoli diagrammi, girato fior di manopole e confrontato migliaia di grafici, si erano riuniti per decidere se annunciare o no la Grande Scoperta. "Ma il mondo, sarà preparato a questa notizia? Non si potrebbe generare il panico nelle borse finanziarie, e proprio in un momento come questo?" dicevano, preoccupati i più pavidi; "Ma cosa dite?" rispondevano i più battaglieri "Sappiate colleghi che le scoperte della scienza devono sempre essere divulgate. Sempre. Succeda quel che succeda!", e fremevano per comunicare la storica notizia alla stampa.
Il Biri scosse la testa come per allontanare quei pensieri e si guardò intorno. Ora, nella saletta dell'Osteria dove Cesira aveva allestito il tavolo per la piccola congrega di amici, si stava proprio d'incanto. La cena era stata ottima e abbondante e nessuno aveva più voglia di parlare, desideroso solo di gustarsi in tutta tranquillità quei momenti indicibili in cui ci si sente in pace col mondo, con gli altri e con noi stessi.
Sollecitata dall'ostessa, la figliola di Cesira venne a portare in tavola un'altra bottiglia di vinsanto, accolte da caldi e incondizionati apprezzamenti (lei e la bottiglia).
Il Biri, fino ad allora perso nei suoi pensieri, tornò velocemente alla realtà. Prese la bottiglia, versò il vinsanto agli amici, poi ne riempì il suo bicchiere fino all'orlo e fece cenno agli altri per richiedere attenzione. Si alzò, tese davanti a sé la mano con il bicchiere e lanciò il brindisi: "Al grande, vecchio Alberto!".
Senza far domande su chi fosse costui, tutti bevvero, e del neutrino, per quella sera, non si parlò più.
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