Copiando sfacciatamente quanto avviene
in America, ecco che da qualche tempo anche da noi è invalsa la moda (o il
vezzo), di battezzare con nomi o aggettivi, normalmente riservati agli umani, certi
fenomeni climatici particolarmente spettacolari.
Fino a qualche anno fa tale
personalizzazione era riservata alle epidemìe o a certe malattie
particolarmente pericolose e assai diffuse. Ecco quindi che dopo la famigerata “Spagnola”,
che agli inizi del secolo scorso provocò nel mondo centinaia di migliaia di
vittime, ci fu l’Asiatica (influenza) e da allora non passa anno che le
influenze di stagione e le infezioni virali di massa non si vedano affibbiato
il loro bel nome, proprio e personalizzato.
In America si danno nomi propri
ai tifoni, ai cicloni e agli uragani. “Occhio,
gente! Domani arriva Jimmy”, si legge sui giornali, ed essendo questo Jimmy
un uragano, eccoli tutti giù a rinforzare le porte dei garages, a far provviste
di cibarie ai supermercati e a mettere sacchetti di sabbia alle finestre. “Speriamo non sia come Humphrey! Quel demonio
(l’uragano) mi scoperchiò il tetto della casa di campagna.” fa
preoccupatissima una signora all’amica; “Speriamo.
Io mi accontenterei che avesse la stessa forza distruttiva di Betty: mi sfondò
tutti i vetri delle finestre ma altri danni non ne fece”.
Qui da noi non si è voluto
restare indietro, anzi, si è fatto di più (che non si abbia a dire che non
sappiamo far niente da noi e che dobbiamo sempre copiar tutto dagli americani).
E così, abbiamo cominciato a dare un nome proprio alle tempeste, al vento
forte, alle piogge intense e ai temporali di stagione (tifoni, cicloni e
uragani da noi, nisba). Che ci volete fare? Così ci sentiamo più importanti. “Dove vai senza ombrello?” fa il padre
premuroso al figlio che si appresta a uscire; “O non l’hai letto che alle otto arriva Alfredo?” (temporale accompagnato
da folate di vento). “Scusa, babbo, me n’ero
proprio dimenticato” fa il giovane e subito corre in camera a mettersi la
sciarpa e l’impermeabile.
Al telefono: “Pronto, Giovanni? Sai volevo dirti che io e Armida stasera non veniamo
alla solita partita di burraco del venerdì. Nella nostra zona è arrivata
Annamaria (forte perturbazione meteorologica caratterizzata da abbassamento
repentino della temperatura e intense grandinate) e non vorrei prendermi un raffreddore o rovinare la carrozzeria della
mia auto”.
In ufficio: “Tu l’hai già prenotate le ferie per la settimana bianca?”
“Come no? Dal 20 al 28 Gennaio”
“Sei ammattito? O non l’hai sentita la TV? Nella seconda metà di Gennaio
arriveranno, uno dietro l’altro, prima Ernesto (periodo climatico dove i
temporali incessanti si alterneranno a precipitazioni nevose quali mai è dato
di ricordare a memoria d’uomo) e subito
dopo Renata (la gelata più rigida dal tempo della repubblica Cisalpina)”
“Cavolo! Grazie mille; corro subito a cambiarle!”.
Da quest’anno poi la moda di
affibbiare nomi identificativi a destra e a manca non risparmia nemmeno i
semplici periodi climatici, gli eventi meteorologici “normali”, le usuali
alternanze delle stagioni ma con una creatività tutta italiana si aggiunge al
nome anche un appellativo qualificativo dal duplice scopo: far subito ricordare
agli sbadati a quale evento ci si riferisce e alleviare con un tocco di poesia i
disagi insiti nell’evento stesso.
Guardate quest’anno. E’ arrivata
finalmente l’estate e dopo aver frignato mesi e mesi per:
il freddo intenso quale mai era
stato dato di avvertire;
il cambio delle stagioni che faceva
sì che l’inverno si protraesse quasi fino a Giugno;
le troppe precipitazioni (mai
registrate di così intense) che rischiavano di provocare esondazioni,
inondazioni, smottamenti e maremoti;
la siccità (la siccità c’è
sempre. E’ una piaga che viene sempre evocata a prescindere dal fatto che
scenda acqua dal cielo. Che non piova, che piova e da quanto tempo piova, non
si sfugge mai alla siccità.);
ecco che la RAI scopre che è
arrivato il mese di Giugno e che ci saranno alcuni giorni di caldo intenso come
ogni anno.
Idea grandiosa! Maxi-ideona! (ripresa
da tutti i mass-media). Dunque: non si dirà che è previsto un periodo di gran
caldo ma si darà un nome al periodo stesso. E quale nome? Oplà: Scipione, l’Anticiclone!
L’idea è vincente, piace, tutti
la adottano. In America gli yankees si mangiano le mani: “Why, why, We didn’t think of that ourselves!” (“Perché, perché non ci abbiamo pensato noi!”
E giù drink su drink.)
Sentiti in giro:
“Mica vorrai uscire a quest’ora! C’è Scipione l’Anticiclone: rischi una insolazione!”
“Ho comprato un maxicono da 5 euro. Beh, non sono riuscito a mangiarlo che
una metà e già Scipione (l’Anticlone) mi
aveva sciolto quello che restava”
“La prego, vigile, mi lasci restare con le gambe nella fontana! Questo Scipione
mi uccide!”
“Cosa? Un signore come lui si è denudato, si è tinto di verde, si è
arrampicato sulla statua di Garibaldi e ha cominciato a cantare l’Inno di Mameli
sulle note di “Osteria numero uno”? Ma è senza alcun dubbio Scipione (l’Anticlone)
che gli ha dato alla testa!”
Lui: “Cara, scusami, sai che non è da me, ma stasera non mi va. E’ quel porco
di Scipione (l’anticiclone) che mi
rende così debole”
Lei (voltandosi dall’altra parte
del letto, sibilando, i pugni levati al cielo): “Maledetto Scipione!”.
Posso immaginare qualche scenetta
analoga nel prossimo futuro (ormai la moda è invalsa e non c’è ragione di
dubitare che non terminerà così presto):
in spiaggia;
“Forza ragazzi, tutti in acqua finché c’è Scipione!”
“Ma è la quinta volta oggi che fai il bagno!”
“Godiamocela finché dura! Non hai sentito che fra una settimana arriva
Pasquale?”
“E chi è Pasquale?”
“Pasquale, il maxi-temporale! E porterà anche un calo delle temperature!”
“Allora tuffiamoci! Fesso chi arriva per ultimo alla boa! E tu non
vieni?”
“No, lo sai che il mare non mi piace. A me piace sciare. Divertitevi voi
e lasciatemi qui. Tanto, prima o poi verrà, Massimiliano….”
“Chi?”
“Massimiliano, il Freddo Siberiano! Vedrai allora che slalom!”