Missione del blog

Il Biri, il socio più anziano titolare della celebre Agenzia (*), ha l'abitudine, da anni, di annotare i suoi pensieri, le sue osservazioni e gli avvenimenti che gli accadono (anche i meno memorabili) in un taccuino che non mostra a nessuno e del quale è gelosissimo.
Ora, avuto il permesso di visionarlo, l'ho trovato per certi versi interessante (come tutto quello che concerne il Biri) e gli ho chiesto perché non lo pubblicasse in un blog. Impresa disperata: il Biri non sa usare nemmeno il telecomando del televisore, figuriamoci il computer! Impietosito ho deciso di aiutarlo e pertanto ecco qui il blog con le pagine del taccuino del Biri che potrete leggere e commentare ricordando sempre che il sottoscritto non si prende alcuna responsabilità del contenuto essendo il suo contributo solamente quello di una collaborazione tecnica e poco più.


Per saperne di più, leggere il post dal titolo: Ouverture.
R.M.

(*) L'Agenzia di Ascolto e Collaborazione Morale della quale parlerò appronditamente in un prossimo futuro su queste pagine.

Roberto Mulinacci

LETTERE AL BIRI -1- La persecuzione

lunedì 17 gennaio 2011

 “Pregiatissimo Biri;
cosa ne pensa dell’ennesima puntata della sovrumana lotta tra il Cavaliere e la Procura di Milano (i cui magistrati sono anche conosciuti come: Toghe Rosse)? E’ proprio possibile che il Patriarca d’Arcore sia colpevole di tante e tali nefandezze? E’ proprio possibile che i giudici si siano inventato tutto? Mi aiuti a interpretare questa saga giudiziaria che ricorda tanto quella cinematografica di Highlander, l’Immortale, Colui che nessuno riusciva ad eliminare. Ringraziandola anticipatamente e comunicandole che, per scusarmi del disturbo non mancherò di invitarLa a cena una volta che passerà dalle mie parti, la saluto cordialmente e mi firmo: Artemidoro Cei, Bragate”
Caro Artemidoro,
che dire? Anch’io sono rimasto sconcertato dall’ennesimo colpo di scena di cui mi (ci) ha gratificato il Cavaliere. Ho pensato: ora basta. Stop; facciamola finita; non se ne può più.
Fino a quando i solerti magistrati milanesi dovranno essere oggetto degli attacchi volgari e calunniosi  che il Cav rivolge loro nelle forme più diverse; fino a quando saranno costretti a distogliere le proprie risorse (fatte di professionalità giuridica certo ma anche riservatezza assoluta e rispetto della sfera privata dei cittadini) e dagli alti compiti istituzionali che loro competono per occuparsi invece dei reati che si consumano quotidianamente nella Villa D’Arcore; fino a quando la loro discrezione e oculatezza nell’amministrare la giustizia permetterà loro di continuare a guardare alle faccende private del Berlusca con la stessa imparzialità e onestà, e con lo stesso disdegno di qualunque protagonismo che li ha sempre contraddistinti ogni volta che hanno dovuto, loro malgrado, proprio perché non potevano farne a meno, dedicarsi ai reati che il Premier, forte della sua carica, compiva in continuazione?  
E invece, il Duce d’Arcore non desiste dai suoi comportamenti immorali costringendo i giudici ad occuparsi delle sue faccende private. E poi si lamenta anche, l’impunito! Dice che lui vuole essere padrone in casa sua (bella pretesa!), strilla che da anni i suoi telefoni e quelli dei suoi amici vengano controllati, proclama indignandosi che è stato indagato più volte lui che qualunque altro uomo della storia del genere umano pur non essendo mai stato condannato e denuncia il fatto (come fosse un segreto!) che tutto questo (lui la chiama Persecuzione, la vittima!) avviene perché i magistrati sono di sinistra.
Innanzitutto a casa tua, te, bellino (dico al Cavaliere), il tuo porco comodo non lo fai. Quello che fai te, sia a casa tua che in ogni altra casa, riguarda tutti, non solo i magistrati. Noi (intendo l’uomo qualunque, quello come te e me, l’uomo moderatamente colto e progressista, quello che fa il tifo per Battisti (non il cantante), per il “NO” a Mirafiori (tanto lui un lavoro o una pansione ce l’ha già) e per l’installazione massiccia di minareti e pale fotovoltaiche, quello che non si perde una puntata di Santoro e compra “Repubblica” con il DVD di “Benigni legge Dante” incorporato –operazione altamente culturale-) lo vogliamo sapere quello che fai, anzi; lo vogliamo vedere e lo vogliamo sentire, quello che fai tra le mura domestiche, in cucina, in salotto e specialmente in camera da letto. E se non ce lo riferisci per filo e per segno non venirti a lamentare poi se ce lo immaginiamo. E se viene fuori il solo sospetto di qualche irregolarità, qualche atto che potrebbe anche solo far pensare ad un possibile reato, è giusto, anzi, giustissimo che il fatto venga segnalato subito alla stampa sia italiana che estera (per completezza d’informazione, naturalmente) e subito dopo all’interessato tramite avviso a comparire davanti al giudice senza comunicazioni preventive ed entro un termine perentorio; diciamo una settimana ed è anche troppo.
E quanto al fatto che i giudici e i magistrati siano di sinistra non è certo colpa né dei magistrati né della sinistra; se quelli di destra ne erano capaci, potevano farseli loro i magistrati, se ci riuscivano.
E i reati del Nostro non sono mica di poco conto; a parte il fatto di andar per ragazze (pare), di evadere il fisco (si dice), di essere colluso con la mafia (si sussurra), chi è, tra i sinceramente democratici, che può sopportare ancora di essere governato da un premier che si dichiari esplicitamente “anticomunista”? O che ci sono i comunisti? O che ci sono mai stati, in Italia, i comunisti? O non lo vede, il Berlusca, che ogni volta che (per caso) qualcuno entra nell’argomento, sia Napolitano, sia D’Alema, sia Bertinotti, persino Mario Capanna e Caruso stesso si inalberano: “I comunisti?” dicono “O che sono? Mai conosciuti; mai visti. Nemmeno uno” precisano perentoriamente. Ergo, il Cav ha le visioni. O è in malafede e allora è giusto che debba inchinarsi di fronte alla Sacra Maestà della Legge.   
Permettimi, caro Artemidoro, di concludere dicendo che mi auguro ciò che qualunque cittadino veramente democratico di questo paese dovrebbe augurarsi e cioè che il Cav venga condannato a una pena detentiva abbastanza lunga che gli faccia passare la voglia di occuparsi ancora di politica. Magari grazie ad un reato infamante; più infamante è, meglio è. Sono sicuro che i nostri eroici giudici un’idea in tal senso già ce l’hanno (da anni ce l’hanno); dopotutto se sono lì (a fare i giudici intendo) è proprio perché chi ce li ha messi si aspetta che all’occorrenza (questa) ripaghino gli sforzi fatti per dar loro una carica prestigiosa, uno stipendio da nababbo e l’immunità penale perpetua contribuendo, con sprezzo del pericolo e tetragona determinazione, a neutralizzare il più acerrimo nemico delle gloriose fortune di quella che è la minoranza più illuminata del nostro Paese: il Popolo Sinceramente Democratico.
Saluti e, a presto!
Biri

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