Missione del blog

Il Biri, il socio più anziano titolare della celebre Agenzia (*), ha l'abitudine, da anni, di annotare i suoi pensieri, le sue osservazioni e gli avvenimenti che gli accadono (anche i meno memorabili) in un taccuino che non mostra a nessuno e del quale è gelosissimo.
Ora, avuto il permesso di visionarlo, l'ho trovato per certi versi interessante (come tutto quello che concerne il Biri) e gli ho chiesto perché non lo pubblicasse in un blog. Impresa disperata: il Biri non sa usare nemmeno il telecomando del televisore, figuriamoci il computer! Impietosito ho deciso di aiutarlo e pertanto ecco qui il blog con le pagine del taccuino del Biri che potrete leggere e commentare ricordando sempre che il sottoscritto non si prende alcuna responsabilità del contenuto essendo il suo contributo solamente quello di una collaborazione tecnica e poco più.


Per saperne di più, leggere il post dal titolo: Ouverture.
R.M.

(*) L'Agenzia di Ascolto e Collaborazione Morale della quale parlerò appronditamente in un prossimo futuro su queste pagine.

Roberto Mulinacci

UN TIFOSO

martedì 4 gennaio 2011

“Sai, Biri” esordì ad un certo punto Dario mentre stavo pensando a com’è strano il mondo; “proprio non ti capisco. Non capisco come tu possa essere dalla parte di Berlusconi, che, vorrai convenirne con me, è culturalmente, moralmente e persino esteticamente indifendibile. Cosa ci trovi in un ultrasettantenne che se la fa con le mignotte, che si tinge i capelli, porta i tacchi per sembrare più alto e ha nominato Bondi come Ministro della Cultura! Lo vedi anche te che vuol fare il piacione, tocca il culo alle ragazze che gli capitano a tiro, è sempre a raccontare barzellette che non fanno ridere nessuno e si è messo persino in testa di cantare! Ho letto che starebbe pensando di  fare un CD con le sue interpretazioni e, non ci crederesti, ma la cosa conoscendo il tipo, mi sembra persino plausibile. Ma come puoi sentirti vicino te che sei una persona intelligente, ad un pesce come quello?”
“Cavolo!” ho pensato: “Oggi Dario sta dando il meglio di sé. Senti un po’ che sparata! Ed anche divertente oltre che, verosimilmente, vera”.
Mi sono preso un po’ di tempo (due secondi) per riorganizzarmi mentalmente: urgeva una risposta pronta, esauriente e deterrente quanto bastasse perché l’amico non ci riprovasse in futuro.
“Lo sai Dario che mi hai stupito? Bravo! Devo farti i miei complimenti meritati e sinceri. In effetti tutto quello che hai detto sulle magagne del Cav è vero. Tristemente, squallidamente ma assolutamente vero. Il Tizio non vuole invecchiare, questo è certo. Deve avere una paura matta della vecchiaia e, non riuscendo a stipulare un patto col diavolo (anche se molti dei tuoi amici ne dubitano) deve arrangiarsi come può con i palliativi che un benestante come lui, può permettersi. E quindi gli piace circondarsi di belle ragazze, meglio se giovani e disinibite in modo che all’occasione giusta possano farlo sentire il gallo del pollaio, e gli piace che la gente rida alle sue barzellette che, a dire il vero, non sono nemmeno troppo divertenti ma comunque in grado di far fare grasse risate ai suoi devoti e a suscitare qualche sorrisetto imprevisto anche ai grandi della Terra con i quali il nostro ama incontrarsi. Per far vedere quanto è bravo si picca di saper cantare e alla prima occasione salta su, chiede silenzio, fa apparire dal nulla una chitarra ed obbliga (si fa per dire…) gli esterefatti presenti a sorbirsi le sue canzoni; canzoni napoletane! Cantate in napoletano! Roba de matt…”
Dario sorrideva; lo vedi? pensava, anche te mi dai ragione.. il Cav è indifendibile.
Alt! L’ho subito bloccato e ho ripreso:
“Ma allora, mi chiedi, ma allora perché sei uno di loro? Perché te (cioè io) che sei così intelligente (non è vero: nella media) sei uno di quelli affascinati dal Berlusca e te la prendi in ogni occasione con noi dell’opposizione che, poveracci, dopotutto facciamo il nostro dovere a combattere uno grezzo come quello che sta al Governo. Vedi Dario, la questione non è semplice; per spiegartela devo partire da lontano. Da quando ero un ragazzo.
Quand’ero ragazzo l’unico divertimento era quello di andare al cinema. Bastava avere il tempo (e io ce n’avevo: eccome!) e i soldi (quelli meno, ma a volte in qualche modo riuscivo a raccattare le poche lire che ci volevano per entrare in una delle sale cinematografiche della città) e il pomeriggio era salvo: fatti in un battibaleno i còmpiti, eccomi al cinema. Noi ragazzi sapevamo scegliere i film giusti; avevamo un debole per quelli che potessero farci sentire protagonisti della storia, eroi partecipi dell’avventura e non semplici spettatori. Dai sei ai dodici anni vidi decine di film d’avventura; avventure di ogni genere, ambientate in epoche diverse ed in paesi diversi: potevo essere il mitico Ringo, o Tarzan, o D’Artagnan, oppure Lagardère, il Corsaro Nero o il caporale della Legione Straniera o il detective privato sulle orme del gangster di turno…
Cos’era che ci affascinava in quei film, in quei personaggi, in quegli eroi?
Erano le situazioni di pericolo che affrontavano e superavano; era il coraggio che dimostravano di fronte ad ogni minaccia, era la spavalderia con la quale confondevano e sconfiggevano i loro nemici anche se questi erano armati delle armi più micidiali, anche se questi tessevano inganni e tradimenti, anche se questi erano disposti alle più inaudite vigliaccherie, alle più turpi menzogne, ai più biechi ricatti per sconfiggere l’eroe di turno.”
Feci una pausa: Dario non era certo uno stupido e indovinava dove mi apprestavo a colpire. Ripresi:
“Vedi Dario, noi amavamo quei personaggi perché noi tifavamo per Ringo quando balzava sul primo cavallo dei quattro che portavano la diligenza verso la salvezza mentre era inseguita da centinaia di indiani urlanti; e tifavamo per D’Artagnan quando con due piroette metteva alla berlina un drappello intero di Guardie del Cardinale, e tifavamo per Tarzan quando i cattivi bianchi civilizzati lo rinchiudevano in una gabbia per portarselo in America come trofeo; e similmente tifavamo per il Corsaro Nero quando, con pochi compagni assaltava la galea del Governatore di Spagna… Dario, in quei momenti io ero Ringo, Tarzan, D’Artagnan e il Corsaro Nero: per un miracolo prodigioso il cinema non mi raccontava più una storia fantastica di personaggi lontani e sconosciuti ma metteva in scena la mia stessa vita! (o almeno quella che avrei voluto fosse la mia vita).
Torniamo al Cav. Ha mille difetti, diecimila pècche, un carattere impossibile ma.. ma scusami se faccio il tifo per lui. Ormai non è più questione di chi ha torto e chi ha ragione: la contesa si è spostata su un altro piano: un piano sentimentale ed anche etico. Si tratta di fare il tifo per una di queste due parti: per chi da 16 anni è inseguito, braccato, minacciato, tradito, ingiuriato, ribaltatato, preso in giro, diffamato da un universo-mondo fatto di giornalisti, redattori, politici, politicanti, sindacati, comici, registi, produttori, satiri, presentatori televisivi, sindacalisti, politici, magistrati, masse d’urto di facinorosi di ogni grado ed estrazione o per colui che (a prescindere dai suoi difetti e dalle sue qualità) da16 anni manda regolarmente al tappeto tutti i suoi avversari, qualunque inganno gli tendano, qualunque violenza gli facciano, in qualunque campo “del fare” lo affrontino, e con qualunque arma, anche la più micidiale, anche la più scorretta.
Quindi vedi Dario di cosa si tratta e del perché se ne tratta, nel mio caso: faccio il tifo per il Cavaliere senza assolverlo dai tanti suoi peccati, senza dire o affermare o pensare che sia un Santo o un uomo senza difetti.. solo, forse mi potrai capire, ma tra Tarzan e i cacciatori bianchi io faccio “sempre” per Tarzan, e fra Ringo e i pellerossa che lo vogliono scotennare tengo “sempre” per il cowboy, e fra D’Artagnan e le Guardie di Richelieu, scusami sai, ma faccio un tifo sfegatato per il cadetto di Guascogna e godo un sacco quando tutte quelle guardie che avevano pensato di infilzarlo come un pollo, alla fine se lo prendono nel..”
“Ho capito, ho capito” s’è affrettato a interrompermi Dario e in effetti mai interruzione è risultata più opportuna.

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