Si è detto alcune settimane fa che "alcuni neutrini, lanciati dal Laboratorio di Fisica Nucleare del Gran Sasso, sono giunti a Ginevra (dove evidentemente alcuni scienziati li stavano aspettando), in un tempo incredibilmente basso, inferiore addirittura di ben 60 nanosecondi alla velocità della luce!!".
La notizia ha fatto il giro del mondo facendo risplendere di inaspettata gloria il team di scienziati che, coordinati da alcuni prestigiosi ricercatori (tra i quali giova ricordare il Prof. Zichichi, titolare del Progetto) hanno creduto, organizzato, realizzato e controllato il Progetto stesso (denominato: "Più veloce della luce!").
Per alcuni giorni, TV e giornali non hanno parlato d'altro; l'esperimento è stato raccontato (piuttosto confusamente, in verità) con inusitata enfasi e qualcuno è arrivato a dichiarare, davanti alle telecamere della RAI che: "La nostra vita non sarà più quella di prima" (dichiarazione ripresa e sparata in prima pagina anche da "La Repubblica" sempre pronta a diffondere una notizia che abbia impatto, a prescindere dalla sua attendibilità).
Poi, passati alcuni giorni, della gloriosa performance dei neutrini molisani nessuno ne ha parlato più. Spariti, ignorati, cancellati dalle notizie. Anche le nostre vite se ne sono fatte una ragione; a scorno delle prime roboanti dichiarazioni, continuano a fluire come se niente fosse. Insomma, della corsa record dei neutrini nostrani, alla gente non può fregar di meno e la luce continua a mantenere tutta la sua autorità sia che si tratti di vederci quando è buio, sia che si tratti di andar veloce.
Alcune indiscrezioni, sussurrate a mezza voce, possono comunque contribuire a spiegare l'estremo riserbo degli scienziati anche se qualche cosa è riuscita a trapelare dalla cortina di silenzio che pare sia scesa sul CNEN del Gran Sasso. Insomma, a dirla tutta, questi famosi neutrini sembra che non siano così veloci come si è voluto far credere. Si dice che siano dotati di un notevole sprint tanto che nei primi metri di corsa potrebbero battersela alla pari anche con Brufolo, la mascotte del laboratorio, un volpino nero che quando sente odor di femmina (sotto il Gran Sasso i cani, specie di genere femminile, sono più rari delle foche monache nel Lago di Garda) parte via come uno schioppo, ma il fatto è che non hanno fondo. Che è, che non è, dopo i primi metri il neutrino perde il suo slancio, rallenta, barcolla, sbanda e anche se prova a stringere i denti: chiò! dopo venti metri è fermo, piantato in terra come un paracarro (molto piccolo). O allora com'è che è venuta fuori la notizia della sua "enorme", "incredibile", "eccezionale" velocità? Beh, il problema è sorto con la misurazione. Sapete, misurare certe velocità non è semplice; nemmeno con il fotofinish. Uno scienziato svizzero telefona al Gran Sasso: "Noi siamo pronti. Quando volete...." e guarda il grosso cronometro che tiene in mano. "OK" risponde Zichichi dal Gran Sasso "Ora ve lo mando. Pronti? Via!" e lancia il neutrino. Quello di Ginevra ci resta male: non fa a tempo a premere stop sul suo cronometro per misurare il tempo che il neutrino è già lì, davanti a lui, sul tavolo. "Cavolo!" (pensa) "questo va più forte della luce" e telefona a Zichichi raccontandogli per filo e per segno l'esperimento e la grande scoperta che (i due ne sono certi), cambierà l'intera la vita dell'intera Umanità.
Il fatto è che i neutrini si assomigliano tutti. Uguali spiccicati. Tutti dello stesso peso (0 grammi), tutti della stessa massa, tutti lenti uguali (a parte lo spunto iniziale). Ma sono tanti. Ci sono un sacco di neutrini a giro. A guardar bene in questo momento sul tavolo accanto a me ci saranno qualche miliardo di neutrini (non so se mi spiego) e sono tutti della stessa indole: simpatici ma un pò casinari e tutti con la fissazione per gli scherzi. Basta abbassare la guardia e ti fregano. E così il neutrino in partenza dal Gran Sasso (chiamiamolo Pippo per comodità) si mette d'accordo con il suo amico neutrino di Ginevra (che chiameremo Pierre) per una burla epocale. Al momento dello storico "via!" ecco che Pippo schizza via alla grande ma, dopo esser uscito dalla stanza, subito si ferma (è già stanco, poverino) e si nasconde sotto un tavolo; e nello stesso momento Pierre, a Ginevra, esce da dietro la porta dove si era nascosto e arriva trafelato davanti agli scienziati svizzeri: "Eccomi!".
Gli scienziati non credono ai loro occhi; guardano e riguardan o i loro cronometri: incredibile, l'esperimento è riuscito! Dopo un attimo di sbigottimento, scatta l'apoteosi: grida di "Urrà!", caschi gialli che volano in segno di giubilo, scambi di congratulazioni, pacche sulle spalle, si stappano bottiglie di prosecco (che, pare sia assai meglio dello sciampagne); e poi telefonate frenetiche ai giornali con l'annuncio della scoperta, foto di gruppo, canti di gioia fino a che, sotto il Gran Sasso, gli scienziati danno vita ad un corteo per portare in trionfo Zichichi, il quale, gli occhi sfavillanti d'orgoglio, spiega davanti al petto un cartello dove si legge: "Neutrino batte Luce: io l'avevo detto".
In tutto questo trambusto Pippo e Pierre, zitti per non dare nell'occhio, uno in Molise, l'altro in Svizzera, se la ridono sotto i baffi: lo scherzo è riuscito.
Dopo una settimana dell'esperimento e del neutrino non si parla più e quanto alla vita dell'Umanità, va avanti come prima.
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