Sentite cosa mi ha detto di Monti (come Monti chi? Ma il Professore, diamine!) il mio amico Artimino che abita a Roma e lavora come cameriere nella trattoria tipica "Da Giggetto er ciociaro", il locale preferito dal nostro premier e dalla sua equipe per la pausa pranzo durante le cruciali sedute innalza-tasse:
"Non devi credere alle apparenze, Biri; nella vita privata il Presidente del Consiglio è un tipo tutto diverso da quel che appare. E' un uomo simpatico, brillante, estroverso; quello che si dice un compagnone. Niente a che vedere con il personaggio pubblico che, sarà perché non ho studiato, ma non capisco mai bene ciò che dice. Ma dimmi, non sei d'accordo che ad ascoltarlo e vederlo in TV il Mario può sembrare monotono, severo, grigio, pedante, noioso e riservato al limite della scontrosità?" Senza nemmeno aspettare la mia risposta (affermativa, ovviamente) Artimino continuò: "Ebbene Biri, ti giuro che il nostro premier a tavola è davvero una di quelle persone speciali che tutti vorrebbero avere come compagno di merende. Innanzitutto non si tira mai indietro di fronte a nessun piatto, nemmeno il più estroso. Niente a che vedere con il professore serio serio che appare ogni tanto in TV e che fa così paura ai giornalisti che non si azzardano nemmeno a intervistarlo. Il Monti a tavola è un altro uomo. Innanzitutto è d'un appetito che fa meraviglia. Biri, dì la verità, tu te lo immagini come uno che mangia poco, e magari solo piatti leggeri e poco saporiti.. Errore! Che forchetta! Per principiare parte sempre dagli antipasti, e non c'è una volta che se li dimentichi; due o tre crostini di beccaccia, qualche fetta di culatello, arselle all'agro e tre o quattro olive all'ascolana. Per primo, poi, la prima cosa che chiede è se c'è la zuppa di fagioli con le cotiche, la sua preferita, ma non c'è da preoccuparsi: Giggetto lo sa che ne è ghiotto e non gliela fa mai mancare. Il Professor Mario allora, contento come una pasqua, mi guarda di sottecchi con uno sguardo come a dirmi: "Artimino, lo sai no che ci vorrebbe?" ed io, se è la stagione giusta, gli porto subito due o tre cipollotti che ho presi freschi freschi dal mio orticello perché possa sgranocchiarseli con la zuppa, che sono la morte sua! In queste occasioni Monti è proprio al settimo cielo; dovresti vedere come s'ingozza di quella zuppa con il cucchiaione nella mano destra e il cipollotto nella sinistra che è un piacere starlo a guardare. Per i secondi non c'è che l'imbarazzo della scelta; quello che si porta in tavola lui lo spolvera! Ah, non c'è da preoccuparsi, il professore è proprio uno di quei clienti che ogni trattore vorrebbe avere. E poi, non è per niente esigente, non fa lo schizzinoso e non vuole ordinare in prima persona perché preferisce godere la sorpresa che gli fa Giggetto quando gli presenta una pietanza che lui non s'aspetta. Ogni cosa viene accolta con entusiasmo e meraviglia; si tratti di maiale arrosto con le patate al forno o in umido con le olive, o di lombatine di vitello tartufate, o scaloppine al madera, o carciofi alla giudìa alla moda antica, o una tegamata di vongole veraci con scampi grigliati, fagioli cannellini all'uccelletto, gobbi rifatti con il sugo di carne, polenta di grano saraceno con tordelli, lepre in agrodolce con olive...insomma, credi a me, quel che c'è c'è, basta portarglielo e lui s'ingegna a pulire in piatto in quattro e quattr'otto. Pensa che specialmente nei giorni in cui doveva tornare presto in ufficio per discutere della manovra economica salva-Italia, gli bastavano dieci minuti per spolverare tutto quel che gli si portava in tavola così prima di uscire gli restava sempre un pò di tempo per chiudere con il vinsanto e i cantuccini di Prato. Negli altri giorni, invece, quando non c'è lo spread da far calare o urgenze troppo gravi da dover risolvere per salvare l'Italia, si trattiene in trattoria qualche minuto di più di modo che, se vede qualche posteggiatore che gira tra i tavoli con la chitarra o l'organino non manca mai di chiedergli di accompagnarlo mentre intona a voce spiegata: "La compagnia dei magnaccioni", la sua canzone preferita. E anche dopo, prima di mettersi il loden ed uscire tutto corrucciato, severo e intirizzìto come il suo solito passa ancora qualche minuto in allegrìa a scherzare con i suoi ministri e noi camerieri. Credimi, Biri, è come un fiume in piena! Ti assicuro che non fa rimpiangere il Berlusca! Sempre trovate spiritose, battute che non si sa da dove le tira fuori! E poi, sai, barzellette a ritrécine! Dopo due o tre gòttini di vinsanto, alé!, si scatena! E giù con quelle sui carabinieri, e poi quelle sui matti, e tutte quelle sui cacciatori, e quelle su Berlusconi (che sono le sue preferite), e quelle sui preti come ad esempio quella della novizia muta e del sacrestano nano che ieri ha fatto sbellicar dalle risate tutti quelli che si trovavano nella trattoria! Che lènza! Lo sai come lo chiamano in privato i suoi ministri? Lo chiamano "Marione la sàgoma": è tutto dire. E se c'è da allungar le mani... beh, .. insomma... non c'è ragazza che si trovi a passare accanto alla sua sedia che non salti su come un grillo. Un demonietto, credete a me! Ma pur sempre un signore."
Sono tornato a casa che ancora pensavo a quello che mi aveva raccontato il mio amico. Sarà stato vero o no? Non potevo saperlo ma di una cosa ero certo: la gente non si finisce mai di conoscerla.