Del resto se persino il Cavaliere (anche se disarcionato) e Gargamella (anche se contestato) dicono che non si può fare a meno di questi sacrifici, non vedo chi può permettersi di non essere d'accordo con questi esimi luminari della politica. Anzi, devo dire che la parola "sacrifici", è abbastanza fuorviante per definire queste misure così indipensabili e sacrosante: non sacrifici ma "benedizioni" sono e devono essere considerate! Quale sacrificio potrà mai essere per un vero patriota quello di essere chiamato a salvare la sua Patria! (e, come auspica Napolitano, oggi dobbiamo essere tutti piccoli fratelli Bandiera, tutti stretti intorno alla nostra grande Nazione in quest'anno in cui si celebra il Centocinquantesimo Anniversario dell'Unità d'Italia (che Dio ce la conservi!).
Semmai, c'è una piccola cosa (ma piccola piccola, insignificante, una quisquilia..) che gradirei sapere.
Vorrei sapere com'è che ci si sta per aprire questo abisso sotto i piedi proprio adesso, dopo che tre o quattro mesi fa tutti dicevano che le cose andavano a gonfie vele. Qualcuno ha sbagliato i calcoli? Qualcuno ha sottovalutato qualche segnale? E poi, sempre umilmente, sempre con la massima deferenza, vorrei sapere com'è che una decina di anni fa si fecero carte false (letteralmente) per entrare in Europa, si misero tasse, si consumarono espropri notturni ai danni dei cittadini (che comunque non furono mai interpellati per sapere cosa ne pensassero) per far parte della Grande Comunità dicendo che solo in questo modo il futuro sarebbe stato un futuro di sviluppo e di benessere e poi (ora) si dà la colpa di tutto quello che accade a quella stessa Europa per entrare a far parte della quale ci siamo impoveriti drammaticamente (per dire: tutti i redditi, le pensioni e i patrimoni in lire svalutati del 50 per cento).
Ora qualcuno si accorge che in nessuno degli ultimi 11 anni (dal Duemila, anno dell'ingresso nell'area euro) c'è stata crescita, che la Banca Europea non garantisce il debito pubblico italiano e che i due capataz dell'Unione cercano in tutti i modi di accollare a noi i loro problemi.
Ora, sia chiaro; lo so bene che indietro non si torna. Ma qualcuno che viene in televisione a chiedermi scusa per aver sbagliato così tanto le sue previsioni, lo vorrei vedere.
Li vorrei vedere Prodi, Amato e i loro consulenti economici venire a dirci, il cappello in mano (se non portano il cappello glielo presterei io): "Siamo dei fessi, scusateci. Non ci abbiamo capito niente, siamo stati consigliati male, abbiamo preso un abbaglio. Vi abbiamo stangato per poter entrare in Europa e, ora che ci accorgiamo che l'Europa fa schifo e l'euro è una fetecchia, altri vi stangano ancora di più pur di restarci!".
Se questo avvenisse giuro che resisterei alla tentazione di scaraventare uno scràcchio(1) grosso, grasso, denso e cremoso nell'occhio destro del Mortadella. Mi conosco: cercherei di resistere e ci riuscirei. E poi come si fa a non cercar di salvare il culo alla Merkel, poveretta, che rischia, cadendo l'euro, di dover rinunciare ai dodici wurstel dodici che ogni mattino ingurgita nel suo capacissimo ventre germanico.
Noi italiani siamo buoni: ci commuoviamo per i cani abbandonati, accogliamo i profughi di mezzo (terzo) mondo, mandiamo i nostri soldati in terre lontane pronti a farsi saltare in aria pur di salvare qualche indigeno sconosciuto... come potremmo non rispondere al grido di dolore dell'Europa? Della nostra cara, amata, vecchia, stronza Europa" conclusi melodrammaticamente.
Dario era giunto alla fine del mio sproloquio affranto nel fisico e nel morale. Il mio vecchio amico non aveva capito dove diavolo fossi andato a parare (e sì che mi conosce) e come se non avesse udito la mia accorata entusiastica professione di solidarietà alla manovra montiana, dopo un minuto buono di silenzio, commentò (è un pensionato anche lui):
"Sì, sì, va bene. Ma a questo Monti lo so io che manovra gli farei" e, uniti i pugni davanti a sé fece il gesto di strizzare un asciugamano bagnato...
Caro, vecchio Dario, amico mio. Come avevo potuto pensare che non mi avesse capito.
(1) Scràcchio: grosso sputo che si ottiene raschiando più e più volte la gola a ricavarne un bòlo nauseabondo, untuoso, grasso e pieno di effluvi endocatarrali.
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