Chiama e rispondi: "A chi lo dici" fa la Gelmini imburrandosi un toast; "Ma non lo vedi a noi cosa ci ha fatto? Senza nemmeno scomodarsi a chiederci che ne pensavamo, tié! Ripristino dell'ICI sulla prima casa, aumento delle tasse sugli immobili, sui bolli bancari, blocco delle pensioni medio-alte... e dulcis in fundo, raccatta questo: aumento della benzina! E noi che volevamo diminuire le tasse! Che avevamo tolto l'ICI sulla prima casa! Che siamo votati dal ceto medio! E' proprio la fine del mondo" concorda abbacchiata la fu-ministra di una scuola mai riformata.
"E pensa che comunque voi siete messi meglio di noi" (la Gelmini ormai continua, scatenata); "Voi, si sa, avete sempre avuto una base che è di bocca buona. Voglio dire che se le cose gliele presentate in un certo modo, digerisce tutto, come ha sempre fatto. Ha digerito il Comitato Centrale del PCUS quando vennero fuori tutti i crimini di Stalin, ha digerito il revisionismo sulla Resistenza, ha digerito la caduta del Muro e ora sta digerendo gli scandali di Penati e compagnia. Vi basta dire ai lavoratori e ai pensionati che, male come vada, è sempre meglio di quando c'era il Cavaliere e che se non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese possono consolarsi sapendo che ora al Governo c'è uno che il bunga bunga non lo fa nemmeno con la propria moglie, e se lo fa, lo fa senza nemmeno togliersi non dico i calzini, ma nemmeno il loden. Potete sempre ai vostri elettori che votate a favore dell'Austero perché ha messo le tasse sull'ormeggio degli yacht e delle macchine superveloci ma noi che gli diciamo ai nostri? Quelli non si accontentano degli slogan; quelli la prossima volta votano per la Lega e ci vanno nel..." Mariastella si arresta di colpo, si tura la bocca con una mano, poi riprende: "e ci abbandonano per sempre" conclude poi, quasi in lagrime.
Gli altri, cercano di non dare nell'occhio per non farsi notare e, se qualcuno li interpella, parlano del tempo e delle stagioni che non ci sono più. La Bindi, dov'è? Ah, eccola laggiù che fa finta di parlare al cellulare per non essere avvicinata da nessuno mentre si avvia verso gli scranni dell'Aula come se andasse al patibolo. Alfano poi, dopo aver pensato seriamente di darsi malato, ora si affanna a dire a destra e a manca, suscitando sorrisini di compatimento, che la manovra fa schifo ma la voterà per senso di responsabilità. Manca poco all'ora fatidica, quella che consegnerà alla storia la cronaca di un voto di fiducia quasi unanime dato ad un Governo che tutti, fuori dai denti, considerano incapace, velleitario e pericoloso.
Suona la campanella. Una, due, tre volte. Nessuno nella sala della buvette ha voglia di essere il primo ad alzarsi per andare a votare. Ma ecco un rumore improvviso, alto, intermittente, forte come una sirena di una ambulanza aliena, risuona nella sala catturando l'attenzione preoccupata di tutti i deputati. E' la suoneria di un cellulare che emette un suono straziante, grottesco, lugubre: "Gruuuuùk! Gruuuùk!". Casini (è lui il destinatario di quella chiamata) si alza si soprassalto, legge il messaggio che gli è arrivato. Poi rivolge lo sguardo sulla piccola folla di deputati di ogni parte politica che, richiamati da quel suono, lo circondano silenziosi, in attesa di notizie.
La Bindi, Alfano, Buttiglione, D'Alema, Capezzone, Bersani.. sono tutti lì, intorno a lui, e lo guardano muti come a chiedere: "Allora? Chi era? Che voleva?". Il leader dell'UDC alza gli occhi al soffitto, poi muove appena il dito pollice della mano destra, due o tre volte, indicando verso l'alto. Tutti ora hanno capito di cosa si tratta: è un Alto Mònito, un Perentorio Invìto a por fine alle ciance ed a far presto e, a capo basso, e si avviano come andassero al macello verso l'Aula dove si dovrà dare la fiducia al governo del Superprof e alla sua manovra che qualcuno ha già ribattezzato il "decreto Affossa-Italia". Ma c'è uno che non ha capito: è Fassino, in preda alla sua solita crisi glicemica dovuta a ipotensione estesa ed invasiva di origine anoressica. Guarda ancora Casini e, sempre senza parlare unisce le punte delle dita della mano destra che poi agita due o tre volte sotto il proprio mento a chiedere: "Embè? Chi era? Chi è che ci chiede di andare a votare?". L'altro, anche lui senza proferir parola (ci fossero in giro microfoni nascosti!) gli risponde con due gesti eloquenti. Prima dispone la palma della mano destra sul petto e dà due o tre colpetti con il dorso della mano verso l'esterno come a dire: "A Fassì, nun te sta a preoccupà. Vai, vai e fai presto.." poi alza le due mani verso l'alto e, giunto all'altezza delle spalle con le dita aperte fa il gesto di uno che avviti contemporaneamente due lampadine, una con una mano, e una con l'altra, mentre piega il ginocchio della gamba destra che alza a metà ad imitare (ma tristemente, senza allegria), la maschera di Pulcinella (come almeno lo si raffigura nell'iconografia partenopea).
"Ho capito, ho capito..." dice annuendo con la testa il sindaco di Torino che, sarà sì duro, ma fin qui ci arriva anche lui, e affrettandosi sulle magre gambe segaligne, si avvia anch'egli a capo chino, dietro tutti gli altri, a votare la fiducia a uno che considera, come tutti gli altri, un incapace, uno di cui non ci si può (ma ci si deve) fidare.
0 commenti:
Posta un commento