Ho incontrato Dario in su per il Corso. Era solo, come me, e ne ho approfittato per accompagnarmi un po' con lui. Abbiamo camminato avanti e indietro, su e giù per la larga strada, a tirar mezzogiorno fermandoci ogni poco davanti alle vetrine delle librerie, salutando gli amici e parlando del più e del meno.
Questa volta, in politica, c'è entrato lui. Lo spunto? La locandina di un giornale che strillava: "Respinto il Lodo Alfano" e sotto: "Possono ripartire i processi al premier".
- I nodi vengono al pettine – ha fatto Dario tutto allegro – Voglio proprio vedere se il Cavaliere riesce a cavarsela anche questa volta –
Non ho aperto bocca. Ad essere sinceri stavo pensando che se fosse piovuto (il cielo stava oscurandosi rapidamente) sarei stato in difficoltà a tornare a casa dato che, prevedendo al contrario come spesso mi succede per le faccende meteorologiche, non avevo preso l'ombrello.
- Stavolta deve andarsene. Non lo salva nessuno. E' finito – ha proseguito Dario.
- E questa volta al governo ci andiamo noi. E le cose cambieranno – ha insistito per vedere come reagivo.
Forse non sarebbe piovuto; il cielo si stava rischiarando. Ho voluto approfondire: - Pensi che alle prossime elezioni vincano le sinistre? – ho chiesto.
- E' sicuro! Chi pensi che voterà per uno che è indagato per corruzione, uno che se la fa con le prostitute, uno che è stato condannato a risarcire il suo avversario con una cifra enorme, uno che è colluso con la mafia? Lui e il suo partito sono finiti; e per sempre'.
Titubavo.
- E allora chi pensi che andrà al governo? – ho chiesto retoricamente.
- Le sinistre! Il popolo! I lavoratori! E questa volta nessuno potrà mettersi di traverso. Anche tu dovresti essere contento - ha concluso amichevolmente.
Non sarebbe piovuto più, almeno per quel giorno. Stava addirittura uscendo un pallido sole e io potevo finalmente dedicarmi al mio amico.
- E tu, posto che tu abbia ragione, anche se ne dubito profondamente, saresti disposto ad accettare quello che sarebbe, a quanto dicono, il programma di governo dei tuoi amici? – gli ho fatto.
Certo che sarebbe stato disposto, lo vedevo dal suo atteggiamento. Ho voluto ricordarglielo velocemente, prima ancora che rispondesse alla mia domanda, con un piccolo elenco di intenzioni:
- Sai a cosa mi riferisco: ripristino della tassa dell'ICI sulla prima casa; tassazione dei BOT e dei titoli pubblici; fine dei rimpatri per i clandestini; cittadinanza agli extracomunitari dopo 5 anni; abolizione delle norme anti-fannulloni; cancellazione della meritocrazia a scuola e nei servizi pubblici e via cantando. Saresti d'accordo? – gli ho domandato guardandolo negli occhi.
Ho proseguito senza aspettare la sua risposta:
- E mettici anche la fine della satira anti-Cav con tutti quei comici, intrattenitori, disegnatori, imitatori e giornalisti che si ritroverebbero disoccupati dall'oggi al domani. – ho fatto una pausa - Non ci pensi a Santoro? Non ci pensi a Travaglio? E a Fazio? Alla Dandini, non ci pensi? –
- Accetto tutto e tu lo sai. Tutto pur di non essere più governato da quel fascista. Io sono per l'uguaglianza tra tutte le persone, per la non violenza fisica e morale, per l'abolizione di ogni discriminazione religiosa, politica, razziale o sessuale, per la tolleranza delle idee altrui, per il dibattito e la democrazia. Io quello là non lo posso vedere. Pensa di essere simpatico ma non è che un ometto basso; un nano puttaniere e pedofilo, che va in giro col parrucchino e coi tacchi rialzati. Malato, per giunta. E grave. – ha concluso trionfalmente.
Finalmente avevo avvertito nelle sue parole il fremito orgoglioso della vera Tolleranza di sinistra, l'alito della Democrazia che nasce dalla Resistenza e contro la quale è da folli volersi opporre.
La nostra conversazione è finita lì, ma prima di salutarlo gli ho chiesto notizie di sua figlia. Sapevo che stava per sposarsi e volevo sapere chi fosse il suo futuro sposo per congratularmi con lui, fosse stato uno che magari conoscevo.
- E' un suo ex compagno di studi alla Università. E' straniero, forse lo conosci; si chiama Pierre-André – m'è parso avesse risposto.
Mi sembrava di conoscere quella persona. Era uno studente gentile e affabile, laureatosi da poco a pieni voti.
- Ho capito! – ho esclamato; – Pierre-André; certo che lo conosco. E' del Gabon, non è vero? – gli ho chiesto.
Il suo umore è cambiato improvvisamente. Si è voltato per guardarmi bene in faccia poi mi ha quasi gridato:
- Ma cosa conosci, ma cosa conosci! Quel Pierre-André che dici te è un negro. Il fidanzato di mia figlia è francese di Parigi e si chiama Perendé, ma di cognome; il suo nome è Ambroise. –
Mi sono scusato per la gaffe e l'ho salutato allontanandomi velocemente mentre quello continuava a dire:
- Ma guarda un po': Pierre-André e mia figlia. Pierre-André è un negro! Roba da matti! -
1 commenti:
Ciao Biri, a me non la fai!. Ti conosco da quando cavalcavi "Lola" su per le "vie cave" per andare a "vallelunga" in quelle terre del tufo e alla sera per rinfrescarsi si andava al "finestrone", illuminato da una miriade di lucciole (sono sparite da circa 40 anni). Già da allora apprezzavo la tua intelligenza e sagacia; ma oggi ancor di più !!! Dal momento che hai aperto quel tuo taccuino dalle pagine candide e dalla copertina nera che, per non sciuparla, ogni anno la foderi con carta cerata colorata e lo chiudi con due elastici incrociati. Finalmente le note, le curiosità, i pensieri, i fatti quotidiani che custodivi gelosamente vengono alla luce.
E .... per dar ragione a Oscar Wilde, una critica della devo proprio fare: quel Dario lo tratti troppo bene, con i guanti di velluto. Forse sarà perché quelli come Dario in quel per il Corso ci sono ancora troppi e con qualcuno bisogna pur parlate per arrivare all'ora di pranzo?
Un grande ringraziamento a Roberto perché ha permesso con la sua perizia di condividere le tue idee, pensieri ed esperienze.
Un abbraccio, Daniele
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