Si stava avvicinando il grande giorno e Dario, anche se cercava di
nasconderlo, era eccitatissimo.
Sapevo dove voleva andare a parare così per un pò lo lasciai sulla
graticola portando il discorso su alcuni argomenti veramente
importanti come a dire il campionato di calcio, i concorrenti
dell'Isola dei Famosi e il fatto che, indubitabilmente, non ci fossero
più le mezze stagioni.
Alla fine lui non ce la fece più:
- Allora, senza svicolare come fai sempre: tra Franceschini e Bersani
chi preferisci e perché. Risposta concisa e dettagliata, prego – mi
fece pensando di cogliermi alla sprovvista ma senza immaginare che
l'aspettavo al varco dal primo momento che l'avevo visto.
-Fammi pensare… Franceschini o Bersani.. - l'indice sotto il mento,
gli occhi volti in alto, facevo finta di pensare.
-Bisogna che ci pensi bene – dissi poi – dunque vediamo. Dato che, a
mio avviso, ognuno dei due sembra avere la stoffa per essere eletto
Segretario del PD, ecco che per valutare il candidato migliore occorre
scendere in profondità senza fermarsi alle solite referenze. Vediamo
un po'. Rinunciando ad inserire nella loro valutazione certi meriti
speciali che potrebbero ritrovarsi nella storia personale dei
candidati ad una importante carica; meriti quali potrebbero essere
quelli di un capitano d'industria che ha dato prova di grande capacità
manageriale, o quelli di un filosofo che abbia scritto pagine
illuminanti su certi aspetti dell'umana esperienza, o quelli di un
sociologo che abbia pubblicato studi acclamati su metodologie sociali;
o anche meriti normali, quali potrebbero essere quelli di un
bravissimo avvocato, di un celebre economo o di un passabile
odontoiatra, e poiché non mi risulta che i nostri due contendenti
possano vantare benemerenze pregresse similari (nemmeno una, a dire il
vero) mi limiterò nella mia valutazione (che determinerà la mia
preferenza tra i due) ad aspetti più.. diciamo… terra terra,
epidermici, fisici, telegenici e anche dialettici.
Dunque; dico subito che a me piacciono tutti e due. Bersani si vede
che è un pacioccone, una persona per bene, uno tranquillo. Quando
parla in TV mi ricorda un po' la Signora Coriandoli, il personaggio
creato da Ferrini, anche se il tono della voce è più quello di Andrea
(sai, Andrea Roncato, quello del duo comico Gigi e Andrea) e in
generale evoca il gusto della piadina fresca di forno, della Grande
Orchestra Casadei e le prime pomiciate sulla spiaggia quando fa notte.
E' decisamente simpatico e lo vedrei bene in ogni occasione in cui
regna l'amicizia, l'allegria e la spensieratezza anche se non so come
se la caverebbe come Segretario.
Franceschini, (detto anche "l'Uomo Che Non C'Era" perché un anno fa
non lo conosceva nessuno, nemmeno quelli della sua famiglia, suppongo)
è ormai diventato una star televisiva ed è il vero favorito della
consultazione di domenica. Ha al suo passivo, però, due grossi
handicap: è antipatico (dicono) ed è un perdente nato (dico). Voglio
subito smontare il primo giudizio affermando a chiare lettere:
Franceschini non è assolutamente antipatico come sembra. Sì, è vero,
molti, anche i suoi compagni di partito, bisbigliano sottovoce, quando
lui tutto preso dai suoi terribili monologhi non può sentirli, che la
sua è una antipatia genetica, una antipatia dura e pura, che più
antipatico di lui non si può, che è talmente antipatico che anche lo
specchio che ha in casa, quando non può esimersi dal riflettere la sua
immagine, lo "migliora" (un po' come fa Photoshop con le foto
sovraesposte) facendolo meno rigido, più disteso, con le pieghe delle
labbra volte un po' all'insù, a parvenza dell'ombra di un sorriso.
Tutto falso. Posso affermare (lo sento) che in realtà Franceschini è
quello che si dice una pasta d'uomo, tutto casa e famiglia; un
ragazzone sempre pronto a ridere alle barzellette di Bersani e a fare
scherzi dove dimostra sempre classe e buon gusto (come quando è andato
alle sorgenti del Po, avvolto nel Tricolore: che colpo di genio!).
Smontato quindi il primo difetto (è antipatico: falso) passo ad
esaminare il secondo che vuole Franceschini un perdente, uno sfigato,
un menagramo all'ottava potenza. Le cose non stanno così. Anche quando
sembra aver perso, in effetti Franceschini riesce a volgere la
disfatta in vittoria; e questo è un grande merito. Vi ricordate le
ultime elezioni regionali? Bene: 9 regioni su 16 passarono dalla
sinistra al centro-destra e nessuna (nessuna) dal centro destra al
centro sinistra. Ebbene, che fece Franceschini? Dove altri, affranti,
distrutti, si sarebbero nascosti nell'angolo più buio del fabbricato
e, piangendo, avrebbero chiesto di essere lasciati un poco in pace,
per pietà; ebbene, cosa fece il Nostro? Con un coup de theatre degno
di Feuillade cambiò la disfatta in vittoria dichiarando imperterrito
alle TV: "Abbiamo vinto su tutta la linea". Il tutto con un'aria seria
e severa che nemmeno Buster Keaton nelle sue famose comiche. Alla
timida richiesta di precisazioni (i telecronisti hanno timore a
chiedergli le cose troppo bruscamente perché non sanno come possa
reagire) spiegò le arcane parole così: "Abbiamo perso 9 Regioni ma, se
ci pensate, potevamo perderne molte di più". Bastò questa semplice
dichiarazione per gettare nella disperazione il Cavaliere che già si
apprestava a cantar vittoria, a rincuorare i fedelissimi e ad ispirare
a Repubblica il titolo e l'editoriale del giorno dopo. Ecco perché
tifo per Bersani: perché a detta di tutti Franceschini ha già vinto ed
io sono portato a fare sempre per il più debole, per quello che è
sfavorito nella lotta.
Però, resta un dubbio. Posto che Franceschini sia un perdente, posto
che sia il più perdente tra tutti i politici del nostro Paese; uno che
spesso perde anche il cellulare; uno che, in casa sua, perdono tutti i
rubinetti del bagno… ebbene, in questo caso come potrebbe vincere le
primarie? Si creerebbe un paradosso: il perdente per antonomasia che
vince… sarebbe possibile? -
Dario non aveva perso una parola di quanto avevo detto. Dopo qualche
secondo riprese come niente fosse:
-Insomma, te chi vorresti che vincesse?-
Birituìt
L'ironia
La felicità
Le buone intenzioni
Consultazione
La verità.
Ma come si può definire la verità? Perché alcuni reputano vero un fatto (una dichiarazione, una confessione, una spiegazione, una ideologia, una ricostruzione storica, una teoria, una utopia) e altri no?
Perché si afferma che una cosa è vera? Se quello che ci dicono, o che scrivono, o che ci rappresentano, è conforme alla realtà dei fatti?
Bene; premesso che la Verità (quella assoluta, quella con la V maiuscola) non è di questo mondo, possiamo cercar di dare una definizione della verità (con la v minuscola) terrena.
Per me “Il tasso di verità che accordiamo ad un fatto che non sperimentiamo direttamente risulta dall’aderenza alle nostre aspettative culturali (apprese o sperimentate) dell’evidenza del fatto così come ci viene rappresentato”.
Parlando di tasso di verità (dato che la verità al 100 per 100 non esiste) ecco che siamo disposti a prendere una cosa per vera se la sua descrizione è più o meno conforme a ciò che, per la nostra formazione culturale, siamo disposti ad accettare.
Ma ecco che nascono subito i problemi; la descrizione del fatto ci è esposta da altri ed il nostro giudizio su quel fatto dipende dalla nostra cultura. Poiché un fatto può essere descritto in una miriade di modi (con omissioni, enfasi, punti di vista ideologici, alterazioni varie, mancanza di dati essenziali, ecc. ecc.) e da fonti interessate a provocare un certo tipo di reazione nel destinatario della descrizione del fatto stesso; poiché le formazioni culturali e le esperienze sono tante per ogni essere umano; e poiché possono esserci interessi nella rappresentazione di un fatto ecco che in pratica si può dire che:
a- la verità di ognuno non è che un atteggiamento personale indotto dall’esterno e che
b- la Verità accettata da tutti non può esistere.
A queste condizioni le basi su cui ci regoliamo per destinare ad altri la nostra fiducia, la nostra gratitudine, la nostra stima (e analogamente il nostro odio, il nostro disprezzo, la nostra sfiducia) dipendono quasi sempre non dai fatti (veri o non veri) in sé, ma da noi (come li giudichiamo) e da altri (come ce li propongono).
E allora perché ci danniamo l’anima a perorare certe posizioni, a professare certe ideologìe, a propagandare certezze, a fomentare odii, a concedere simpatie e a sposare tesi che domani, al cambiare di uno dei due termini in gioco (primo: fatti che modificano la nostra esperienza o le nostre conoscenze; secondo: nuovi o diversi mezzi per la presentazione del fatto in questione) possono rivelarsi come mal riposte?
Se il bene e il male, la giustizia e l’ingiustizia, la verità e la menzogna poggiano su basi così fragili come possiamo permetterci “responsabilmente” di giudicare un fatto, un avvenimento, una persona, e a volte un intero popolo, senza rischiare di prendere la posizione sbagliata?
Ecco che la mia posizione può essere, se non condivisa, almeno compresa:
Confessione (1)
I CLASSICI DEL CINEMA IN 3 BATTUTE
THE END
Il Difetto
I FALSI MAESTRI
La saggezza del Biri (3)
"Tutte le cose piacevoli della vita o sono illegali, o sono immorali, o fanno ingrassare"
Woodehouse
l'AFORISMA del mese
"Anche quando le leggi sono scritte, non dovrebbero mai rimanere immutate"
Quanti leggono il taccuino?
Cerca nel blog
Missione del blog
Ora, avuto il permesso di visionarlo, l'ho trovato per certi versi interessante (come tutto quello che concerne il Biri) e gli ho chiesto perché non lo pubblicasse in un blog. Impresa disperata: il Biri non sa usare nemmeno il telecomando del televisore, figuriamoci il computer! Impietosito ho deciso di aiutarlo e pertanto ecco qui il blog con le pagine del taccuino del Biri che potrete leggere e commentare ricordando sempre che il sottoscritto non si prende alcuna responsabilità del contenuto essendo il suo contributo solamente quello di una collaborazione tecnica e poco più.
Per saperne di più, leggere il post dal titolo: Ouverture.
R.M.
(*) L'Agenzia di Ascolto e Collaborazione Morale della quale parlerò appronditamente in un prossimo futuro su queste pagine.
Roberto Mulinacci
Primarie 2
venerdì 23 ottobre 2009Pubblicato da Roberto Mulinacci alle 16:31
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